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La ricaduta: Milano, il Parco Sempione e il Centro Sociale Leoncavallo

Creato il 29 dicembre 2012 da Sarettajan @girotrottolando

La ricaduta: Milano, il Parco Sempione e il Centro Sociale Leoncavallo

Nel post Astinenza da viaggio vi ho parlato della mia estenuante malattia, priva purtroppo di alcun rimedio… Niente pillole, incantesimi, omeopatia, talismani, posturale, reiki o meditazione, niente di niente…
Inutile cercare una cura, l’astinenza da viaggio non è come quella da cioccolata. Si può resistere alla tentazione da cioccolata anche in preda alla più acuta delle pene d’amore. Basta essere dotati di una forte determinazione oppure usare dei trucchi come ad esempio mettere la bilancia dentro la credenza o chiuderla a chiave e affidarle al parente più odiato che, pur di non vederlo, staresti a dieta un anno!!

Non è come l’astinenza da nicotina che, con cerotti, caramelle e sigarette elettroniche, ultimamente tanto di moda, puoi riuscire a combatterla. Certo quando smetti di fumare diventa più difficile astenersi dalla cioccolata di prima, ma quella è un’altra storia…

L’astinenza da viaggi non puoi sconfiggerla. Prima o poi devi soccombere. Prima o poi devi viaggiare.

La ricaduta: Milano, il Parco Sempione e il Centro Sociale Leoncavallo

Per me la sofferenza dura poco, io non sono una stoica, appena posso cedo, appena la coccinella di coccio sul comodino si riempie della mance del ristorante e lo stesso ristorante non mi chiama per almeno due giorni di seguito, ecco che scivolo languidamente nella fase della ricaduta, che mi abbandono lussoriosamente ad un nuovo ed esaltante desiderio di viaggiare…

L’occasione perfetta per ricaderci si verificò a Novembre, dopo solo due settimane dall’angustiante ritorno da Madrid. Sul post-it dei “pro” avevo:

  • Il mio 28esimo compleanno (palesemente una scusa)
  • Astinenza da amiche nordiche (non amiche qualsiasi, ma amiche trottole come me quindi una forma più grave!)
  • Le stesse amiche nordiche mi avevano già regalato per il compleanno un biglietto per un concerto nelle loro terre fredde e già innevate (beh, mica si possono rifiutare i regali no?? Non è educato!)
  • Mance scarse, ma sufficienti ad una sopravvivenza essenziale per 4 giorni (specialmente quando le AmiTrottole ti offrono un luogo caldo dove dormire alleggerendo la responsabilità della coccinella sul comodino!)
  • Offerta Ryan Air di € 9.90 (Quando Ryan non aggiunge le tanto temute tasse bisogna approfittare, ignorare quel NO TAX sarebbe un oltraggio al Dio “Viaggio Low Cost”!)

Di cos’altro avevo bisogno???Il post-it dei “contro” lo lasciai direttamente in bianco e progettai in una frazione di secondo un week end lungo tra Milano e Torino che avrebbe placato per un po’ la mia perpetua sete. E’ come quando assapori un buon bicchiere di vino rosso: soddisfatto, sorridente, ti lecchi le labbra compiaciuto, ma sai benissimo che, una volta finito, ne vorrai inevitabilmente un altro. Quel bicchiere è solo un breve gustoso riposo.

Io in quei giorni ho avuto entrambi. Vino rosso e riposo. Un compleanno perfetto. Lo metterei al secondo posto dopo il memorabile compleanno in maschera a Madrid nel 2008… Beh anche quello a Parigi del 2007 però… E quello in Sicilia nel 2005… Lasciamo perdere non sono brava con le classifiche!

Sono partita venerdì mattina. Ho lasciato in fretta e furia l’odioso aeroporto di Bergamo. Da quando mi costrinsero ad indossare 2 cappotti + l’accappatoio per eccesso di peso nel 2008 a quando litigai con i poliziotti perché stavo dormendo sulle sedie (neanche fosse stato per terra!!) nel 2011, si sono succeduti tanti eventi che hanno portato me ad affibbiare ad Orio al Serio l’appellativo di aeroporto più intollerante che abbia visitato e lui a classificarmi nei registri come “utente oltraggiosa ed irrispettosa dell’ambiente aeroportuale”.

Giunta a Milano con il bus, la prima e direi anche unica tappa è stata il Parco Sempione di Milano, dove ho deciso di insediarmi presso una comoda panchina e stabilirmi lì per quasi tutta la giornata.

La ricaduta: Milano, il Parco Sempione e il Centro Sociale Leoncavallo

Il Parco Sempione. Qui vedete in lontananza l'Arco della pace

Dovete sapere infatti che a volte anche le trottole più estremiste dal punto di vista della ideologia trottolante decidono di rallentare il loro movimento e fermarsi un pochino. Non del tutto è, non sia mai!! Almeno muoviamo le dita sulla macchina fotografica, o i piedi al ritmo della musica dell’ mp3 o le mani per scrivere, insomma stare completamente ferme è geneticamente impossibile, però muoversi in slow-motion per un pò è doveroso!

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Vista dalla panchina sulla quale ho pisolato diverse ore, nella mia fase di trottolamento rallenty...

 

Ovviamente l’altra cosa che teniamo sempre in movimento noi del club è la mente… Ed il parco, con i suoi poetici colori autunnali che abbagliavano gli occhi ed i suoi corsi d’acqua  che creavano delle cantilene soporifere, ha trasportato la mia testolina roteante un po’ dappertutto…

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Da bambina credevo che le immagini riflesse nell’acqua costruissero un mondo a parte, uguale ma distinto, vicino ma distante, e che gli esseri che lo abitavano non sapessero di essere solo un riflesso della realtà bensì la realtà stessa…
Così, ogni qualvolta ancora oggi, vedo dei riflessi nell’acqua penso:
E se anche noi non fossimo, senza saperlo, nient’altro che riflessi di qualcos’altro?

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La ricaduta: Milano, il Parco Sempione e il Centro Sociale Leoncavallo

 

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Soprattutto quelle volte in cui sembra impossibile distinguere la realtà dal suo riflesso, la presenza reale delle cose dal concetto che abbiamo di loro, la verità che racchiudono da quella che gli attribuiamo…

Qual’ è il limite tra ciò che vediamo e ciò che crediamo di vedere? Quando oltrepassiamo quel confine in cui quei due mondi, il nostro e quello esteriore, si fondono e ci confondono?

La ricaduta: Milano, il Parco Sempione e il Centro Sociale Leoncavallo

 

La ricaduta: Milano, il Parco Sempione e il Centro Sociale Leoncavallo

Per fermare la mente che già pensava di scrivere una sceneggiatura sul mondo degli “esseri riflessi” ho dovuto avere uno slancio di attività ed, esclusi per un po’ gli umani (quando si viaggia da soli si passa dalla voglia acuta di relazionarsi a momenti di “asocialismo” estremi!)  ho deciso di paparazzare i tranquilli pennuti acquatici con i quali ho un rapporto speciale d’amicizia. (Tra i tanti incontri per esempio, vi ricordate in Scozia? Cliccate qui per il video e qui per il post in cui spiego la mia particolare simpatia)

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Poi d’improvviso una Sirenetta con la coda invasa da lucchetti appesantiti da promesse d’amore eterne, ritrascina via la mia mente…

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Anche questi gesti d’amore apparentemente romantici non sono nient’altro che riflessi…

Riflessi della nostra paura di restare soli che ci spinge a voler legare qualcuno a noi per sempre. Riflessi della nostra insicurezza che ci fa esigere dei simboli materiali del nostro amore, delle dimostrazioni tangibili che c’è, che esiste, che non ce lo stiamo inventando. Riflessi del nostro autodifenderci da una futura ed alquanto probabile sofferenza, con delle schiaccianti prove d’accusa in mano, pronti a rinfacciare “Ma come mi lasci??Abbiamo anche attaccato il lucchetto a quella povera Sirenetta nel Parco del Sempione!! Come puoi mancare così di rispetto a me e alla Sirenetta??“. Riflessi del nostro non sentirci mai tanto all’altezza da saper tenere al nostro fianco qualcuno senza doverlo per forza imprigionare e buttare la chiave.

Forse al posto di chiavi e lucchetti dovremmo riempire i pali e le statue di piccole porte. Si, delle porte, a simboleggiare che per entrarci dentro le persone non debbano usare nessuna chiave segreta, ma solo bussare, attendere il nostro permesso, togliersi le scarpe ed entrare in punta di piedi. E, nel momento in cui vorranno uscire, non dovranno rompere alcun lucchetto ermetico, ma solo salutare, aprire la porta ed andarsene.

Io sono per le porte. Porte senza serrature.

E, mentre dunque aggiungevo alla fantasiosa sceneggiatura degli esseri riflessi l’elemento delle porte, magari per passare dal mondo riflesso a quello vero (sempre che si sappia quale sia la differenza tra i due!) ho visto arrivare quei piedi che stavo aspettando, pronti a riportarmi ancora una volta alla realtà.

I piedi appartengono ad una della AmiTtrottole sopracitate, precisamente quella milanese, Patu, che hanno ispirato il mio articolo sulla diversità, (lo ricordate? Normale VS Anormale), e che continuano tutt’ora ad essere una grande fonte creativa…

La ricaduta: Milano, il Parco Sempione e il Centro Sociale Leoncavallo

Perché i piedi?! Beh, li ammiro. Sono fortunati. Sono i primi ad avere contatto con le superfici sulle quali camminiamo. I primi a sussultare per il brivido di un sentiero inesplorato, i primi a bagnarsi euforici nelle pozzanghere e a scottarsi sulla sabbia, i primi a scaldarsi dal tepore di quando si rientra a casa, i primi a sentire il sale del mare… Stimo i piedi e stimo ogni callo che vi prende dimora. Non li gratto come una forsennata per toglierli, anzi li coccolo e me ne prendo cura perché ognuno di loro rappresenta per me una vittoria, un passo avanti, magari faticoso e dolorante, ma comunque un passo…

I nostri 4 piedi quella sera ci hanno portato al concerto che era il secondo punto a favore della mia gitarella al nord: i Subsonica al Centro Sociale Leoncavallo.

La ricaduta: Milano, il Parco Sempione e il Centro Sociale Leoncavallo

 

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CSOA Leoncavallo

 

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Quel 9 Novembre si concluse con un ritorno a casa di quelli che piacciono a me: a piedi, lunghi, sotto la pioggia e perdendo più volte la strada… Come ha fatto Patu a perdere la strada di casa sua non me lo chiedete, sarà che ci abita da poco o sarà la mia influenza?? In fondo perdere tutto è un altra delle mie malattie…Forse è contagiosa!!



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