"La crisi sociale che stiamo attraversando è fondamentalmente dovuta al fatto che gli uomini siano profondamente incapaci di governare la propria vita. Fondandosi su questa incapacità, [...] sono sorte dittature crudeli, affatto prive di fini sociali razionali.Ovunque vi sono uomini e donne saggi , profondamente consapevoli dei disastri che minacciano di cancellare le nostre esistenze, la nostra felicità e di provocare danni anche per i nostri figli. Questi uomini e queste donne vogliono sentire la schietta verità. Vogliono la verità su come veramente vivono, agiscono, reagiscono emotivamente gli uomini. Dire agli uomini di tutto il mondo tutta la verità sul loro conto significa rispettare la loro responsabilità sociale."
E' così che inizia l'introduzione a L'assassinio di Cristo di W. Reich, dove Cristo, espressione autentica del carattere genitale, viene inteso come metafora e simbolo della Legge Naturale che gli uomini hanno "ucciso", cioè soffocato, rinnegato. "L'uomo nasce in libertà, ma vive in schiavitù", afferma successivamente, cogliendo il nocciolo della questione sociale affrontata da Rousseau, il quale già due secoli prima si chiedeva come ciò sia potuto accadere, ma senza riuscire a trovare la risposta. Reich in proposito ritiene che questo si a spiegabile per mezzo dell'evasività umana nei confronti della Vita vivente: "c'è qualcosa di profondamente e radicalmente errato nei metodi usati dall'uomo per conoscere se stesso." L'uomo perciò rimane in trappola. "L'uscita è chiaramente visibile a tutti quelli che sono imprigionati nella trappola, eppure sembra che nessuno la veda. Tutti sanno dov'è l'uscita e tuttavia nessuno sembra fare un movimento verso di essa. Anzi, chiunque si diriga verso l'uscita è dichiarato pazzo o criminale o peccatore da bruciare nel fuoco dell'inferno. [...] Il guaio sta negli stessi intrappolati. [...] Fuori dalla trappola, vicinissima, c'è tutt'intorno la Vita vivente e l'occhio può vederla in ogni cosa, l'orecchio sentirla, il naso può avvertirne l'odore", ma non la si può raggiungere. Così, gli esseri viventi intrappolati, per adattarsi alla vita nella trappola, sviluppano tecniche elaborate per mantenere attiva la vita ad un livello più basso e stretto, dove non sono concessi grandi spazi di pensiero e di azione; a lungo andare, perciò, il senso della vita piena ha abbandonato le creature nella trappola, lasciando però in lor un profondo desiderio di felicità e il ricordo di una vita anteriore felice, prima della prigionia, determinando in questo modo l'odio per la Vita. Reich scriveva così circa senssant'anni fa, ma le sue considerazioni sono quanto mai attuali; poco o nulla è accaduto che potesse favorire la capacità dell'uomo di aprirsi verso la Vita, l'uomo è ancora in trappola. Pochi sono quelli liberi e in grado di indicare la via d'uscita agli altri: i soli capacidi esprimere il carattere genitale che dà forma alla loro personalità, di cui l'esempio più efficace è Cristo; ovviamente, il Cristo vero, quello le cui azioni - nell'opera di Reich - vengono esposte e analizzate sulla base delle Scritture e dei Vangeli, non quello deformato, mitizzato e divinizzato dalla dottrina religiosa. Di qui si evincono i tratti distintivi del carattere genitale: disponibilità e apertura totali, da cui consegue la massima armonia con il mondo, in tutta la sua interezza, perciò con la natura, con gli altri, con se stessi; sostanzialmente, sconfinata capacità di amare.