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La riflessione sulla guerra rivoluzionaria del Colonello Charles Larechoy

Da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

L’esperienza indocinese cambiò profondamente le scelte strategiche e tattiche delle forze armate francesi. Fra coloro che per primi colsero la necessità di un cambiamento di paradigma polemologico ci fu il Colonello Larechoy che, tra il 1952 e 1957, formulò alla luce della sua esperienza militare e alla luce dei contributi in ambito militare di Mao la dottrina della guerra rivoluzionaria che inciderà profondamente sulla strategia francese in Algeria. Ebbene,lo scopo di questa nostra breve relazione consiste da un lato nell’illustrare il percorso che condusse Larechoy alla formulazione della guerra rivoluzionaria e dall’altro lato a individuarne le principali caratteristiche.

I presupposti che indurranno Larechoy a modificare profondamente le sue convinzioni strategiche non possono che collocarsi temporalmente nel 1946 quando, dopo aver ripreso la sua carriera di ufficiale coloniale, ebbe modo di seguire i corsi del Centro alti studi amministrativi della amministrazione musulmana (CHEAM) creato nel 1937 su iniziativa del professore Robert Montagne con il quale Lacheroy si era legato a livello amicale all’inizio degli anni trenta. Nominato in seguito comandante del primo battaglione autonomo in Costa d’Avorio ebbe modo, suo malgrado, di prendere parte alla sanguinosa repressione dell’insurrezione scatenata dall’Unione democratica africana (RDT). Questo primo incontro con la “propaganda sovversiva” e con i tentativi di “infiltrazione comunista” nella colonia africana determinerà un cambiamento profondo sia sul piano emotivo che strategico.

Quando nel febbraio 1951, Lacheroy sbarca a Saigon, chiamato dal Generale Lattre,l’Estremo Oriente è per lui una incognita rispetto allo scenario dell’Africa occidentale. Nominato comandante della prima armata nel settore di Bien-Hoa in Indocina, avrà modo di conoscere i Viét-minh la cui modalità operativa verrà connotata come sconcertante, inafferrabile modus operandi che si basava sul sostegno nella popolazione grazie al quale il Viét-minh era dovunque e da nessuna parte al tempo stesso. Fortemente scosso nelle sue certezze, Lacheroy si domandò come, a dispetto di un armamento largamente superiore a quello di cui disponeva il nemico, il corpo di spedizione francese non fosse in grado di conseguire la vittoria. L’anno successivo – e più esattamente nel novembre del 1952 – in una conferenza svolta a Bien-Hoa individuerà la causa di questo iato (individuazione che sarà possibile anche grazie alla lettura degli scritti militari di Mao) nelle realizzazione – da parte dei Viét-minh – delle gerarchie parallele grazie alle quali gli abitanti del Vietnam del sud erano imprigionati in un sistema di coercizione dalla perfezione machiavellica, in un sistema politicamente connotabile come dittatura populista coordinata dal potere militare.

Il successo conseguito dalla relazione presso gli alti comandi militari, gli consentiranno nel 1953 di dirigere il Centro studi asiatici e africani(CEAA) presso la caserma di Lourcine e di formulare in modo più articolato il 25 aprile del 1955 presso l’Istituto di alti studi della difesa nazionale (IHEDN) una nuova dottrina che Larechoy denominerà guerra rivoluzionaria caratterizzata dal controllo totale della popolazione che imbriglia l’individuo fin da giovane in una triplice struttura: professionale, territoriale e ideologica condizionandolo costantemente attraverso l’indottrinamento conseguito attraverso slogan semplici e incisivi e attraverso letture orientate. Ebbene di fronte a questa arma nuova – che pone l’enfasi sulla dimensione psicologica come sottolinea Larechoy – diventa imperativo adattare il modus operandi alla nuova realtà strategica senza indugio alcuno.

Allo scopo di amplificare la portata della sua riflessione, accelerando in questo modo le necessarie e urgenti modifiche a livello di strategia presso lo Stato maggiore e il Ministero della difesa, in accordo con il giornalista Blanchet del prestigioso quotidiano Le Monde – che aveva conosciuto al Ceaa – pubblica il 3 e il 4 agosto in forma anonima sul quotidiano francese tre estratti tratti da un testo dattiloscritto intitolato La campagna d’Indochine ou une lecon de guerre révolutionairre. Il successo conseguito presso la società civile e le istituzioni militari gli consentiranno di illustrare la dottrina della guerra rivoluzionaria al Generale Guillaume nel maggio del 1955 e nel giugno del 1957 alla Sorbona alla presenza del Generale Challe – Maggiore Generale delle forze armate – e di duemila ufficiali della riserva in una prolusione di un’ora e mezza intitolata La guerra rivoluzionaria e l’arma psicologica. Secondo Larechoy la guerra rivoluzionaria si articola in cinque fasi:

la prima fase: “Dans une période calme, seuls les services spécialisés décèlent les signes précurseurs d’un orage, et en général, les signalent aux autorités responsables. Mais l’expérience prouve qu’ils sont rarement écoutés. Et brusquement des bombes éclatent, des attentats sont commis, des mots d’ordre se mettent à circuler et tout cela de facon spectaculaire. Dans le méme temps, les “incidents” sont montés en épingle par certaines puissances étrangères qui commencent à alerter l’opinion et les grands organismes internationaux… Nous sommes en présence de la Phase Publicité et ce n’est que lorsqu’elle aura joué son róle que sera abordée la suivante”;

la seconda fase: “Face à cette situation et au climat de nervosité – entretenu par les médias – qui l’accompagne, les autorités sont amenées à prendre des mesures é caractère policier. Le mouvement révolutionnaire va alors axer son action sur la prisé en main des populations de plus en plus terrorisées. La deuxième phase s’achève. L’àdversaire a gagné la bataille pour la complicité du silence. Il suffira par la suite d’entretenir cette complicité du silence par quelques attentats beaucoup moins nombreux mais bien choisis et bien exploités”;

la terza fase: “Une distinction s’opère enfin entre les actions de caractère militaire et celles essentiellement politiques. Les premières sont le fait d’ éléments rebelles àrmés mis sur pied gràce à la complicité de la population, insaisissables (il leur suffit pour cela de revétir le costume locai ou de circuler la nuit) et commencant à pratiquer la guérilla; les secondes s’appuient sur des noyaux actifs chargés de transformer peu à peu la cómplicité passive du silence en une “complicité attive”, les spectateurs en acteurs, les neutres en sympathisants puis en fanatiques”;

la quarta fase: “est essentiellement une phase de transitions au cours de laquelle les actions de guérilla et de prise en main des populations s’intensifient”;

la quinta fase: “De véritables troupes régulzères font entro leur apparition lorsqui sont réunies différentes conditions: un commandement rebelle indiscuté…; un territoire assez vaste… ; des hiérarchies parallèles. Dès lors, les autorité rebelles, s’appuyant sur l’organisation populo-politico-militaire ainsi constituée, se substituent progressivement aux autorités légales; pratiquement la légalité et la force ont changé de camp”.

Ebbene queste cinque fasi-sottolinea Larechoy – vengono pianificate a livello centrale dall’Urss: “après
avoir pris pied sur le continent asiatique, use de techniques psycho-politiques pour encercler le continent européen en contournant ses défenses par le Moyen-Orient et l’Afrique”
. A partire da queste tesi-profondamente innovative nel contesto della strategia francese-prenderà avvio in Francia una riflessione ampia e approfondita sulla guerra rivoluzionaria che troverà nel Generale Beaufre e nel Colonello Trinquier alcuni fra i più validi teorici.


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