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La Riforma Costituzionale di carta…

Creato il 12 agosto 2015 da Paologiardina

Allora, parliamo di Costituzione, la quintessenza della Repubblica italiana. Ebbene, la Camera ha esitato il " ddl Boschi ", che adesso ritornerà al Senato, e poi farà la sua strada, che avrà il suo culmine nel referendum popolare.

Ora, a parte le solite " esagerazioni ", di cui l'Italia è maestra planetaria, stupisce il fatto che questa caratteristica è di tutti i provvedimenti del Governo Renzi. Non ne va bene uno. Ciò fa pensare che non sono i provvedimenti il male di questa democrazia, ma proprio Renzi Matteo di Firenze.

La Riforma Costituzionale di carta…

Come quel personaggio manzoniano, il buon Stefano Rodotà, e tutti i partigiani al seguito, da mesi, non fanno altro che sostenere: "Or bene, questa riforma non sa da fare, nè domani, nè mai". Posizione, non solo legittima, ma autorevole.

Però, di riforme e di matrimoni, la storia ne racconta a iosa, e tutte quelle volte in cui il padre della sposa si è opposto, è finita a "fuitina", perchè come dice il Conte Pico, quello della Concordia, le critiche sono "... come il vento, scuotendo la fiamma la alimenta, non la spegne".

Partiamo dalla considerazione, scritta su tutti i libri, che la politica è tutt'altro che teoria, è la scienza del fare, e quando esula dalla sua condizione del fare, diventa teoria, perdendo la sua essenza di essere, per trasformarsi nel nulla della retorica, quindi non-utile allo scopo.

La nostra Costituzione non fu concepita nell'ambito di un monastero francescano,

dove si sa, la scrittura è ispirata dal divino e per sopire i contrasti basta una preghiera. A quel tempo, nel dopoguerra, le diversità ed i contrasti erano sostanziali, quasi invalicabili, altro che anti berlusconismo. Era il " The day After " di una tra le più imponenti tragedie della storia.

Nel frattempo è accaduto che il mondo, negli ultimi 50 anni, si è trasformato più di quanto sia mutato nei secoli dei secoli.

D'altronde, lo "special one" della Scienza della Politica, un altro fiorentino, manco a dirlo, Niccolò Machiavelli, ha scritto, ai suoi tempi, che le costituzioni vanno cambiate, per adeguarsi al mondo che muta.

Come ognuno di noi, ogni essere umano, se non riesce ad adattarsi al contesto, si estingue. Un concetto che qualche secolo dopo, con dovizie di particolari ha espresso quell'evoluzionista di Darwin. Vale anche per la politica, eccome.

Quindi, anzichè porsi di traverso, "i professoroni e i lettori di libri", da un lato. ed i partigiani della Costituzione dall'altra, avrebbero dovuto mettere a disposizione la loro conoscenza e la loro "delicatezza cognitiva", che nessuno può disconoscere, al fine di discutere e migliorare la Costituzione.

Invece, la strada intrapresa, com'era prevedibile, è stata quella dello scontro, da un lato l'ostruzionismo ad oltranza e dall'altro il decisionismo patologico.

Il risultato è una mediocre riforma della Carta Costituzionale.

Possiamo dividere la nostra Carta in due parti, la prima sui principi, la seconda sulle regole. La prima parte è lontana dall'essere attuata, viste le enormi disuguaglianze e le " privazioni di libertà " dell'Italia attuale. La seconda parte è stata quasi del tutto attuata, ma è fallita. Il fallimento della seconda parte è stato determinante nella non attuazione della prima. Insomma, la nostra Costituzione è un mostro, che fa paura, non solo ai bambini.

Vien da dire, è indifendibile.

Da circa trent'anni assistiamo esclusivamente a scontri inutili, patetici, soltanto con obbiettivi elettorali, sulla Costituzione. Anche questa volta andrà a finire a carnevale. Siamo fatti così.

Il punto dovrebbe essere applicare la prima e cambiare la seconda parte.

Che poi la cosa strana, quasi allarmante, è la critica, sacrosanta, per entrare nel tema, che proprio Rodotà e quelli dei libri rivolgono alla Chiesa perchè anacronistica e conservatrice, rispetto ad alcuni temi etici, considerandola, ieri come oggi, un freno all'inevitabile emancipazione umana, ma loro stessi diventano anacronistici rispetto ad un cambiamento non solo necessario, ma che "sa da fare" della Carta Costituzionale.

Ebbene, i professoroni, sono obbligati dalla storia e dai libri a discutere con Renzi, ed anche con Berlusconi, per migliorare l'Italia.

La sensazione era, sin dall'inizio, quella di buttare la cosa in politica, e più passa il tempo, più esistono certezze in questa direzione.

Tutti diventano parte, ognuno portatore di verità assolute, contrapposta a quella degli altri. Per l'ennesima volta quel totale, determinato dalla somma delle unità, concepirà un risultato errato.

Così, come nella storia, spesso la Chiesa non si è comportata in sintonia con i comandamenti di Dio, allo stesso modo una classe intellettuale declamatoria, autoreferenziale, incapace di discutere e di comprendere quello che non è se, esce dal libro per ergersi a protagonista di un romanzo, diventando una parte che si contrappone ad altre parti.

Questo per i professoroni. I partigiani sono di parte, di nome e di fatto, per cui la spinta motivazionale va ricercata anche in una sostituzione del capo gregge.

Ed in ultimo, solo in ordine di apparizione, c'è il popolo, sempre nella spasmodica attesa del suo principe. " Un dito nell'acqua calda " mai.

Nella sostanza la situazione è triste, assai triste, e nulla si intravvede all'orizzonte, ed anche il più inguaribile degli ottimisti è accecato al punto da non vedere neppure il bicchiere.

Ma era solo un frammento.

Originale su Free Journal
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