La riforma dei musei del ministro Franceschini

Creato il 24 dicembre 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Oggi, 24 dicembre, è ufficialmente entrata in vigore la riforma dei musei, fortemente voluta e ieri firmata dal ministro – ed ex segretario del Partito DemocraticoDario Franceschini.
Il decreto ha l’obiettivo di rivoluzionare l’organizzazione e il funzionamento dei musei statali. Se n’è parlato soprattutto quest’estate, in occasione delle forti polemiche al momento dell’annuncio.

Sul sito internet del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, grande enfasi è stata data alla riforma dei musei:  “L’Italia volta pagina. Grazie a questo significativo cambiamento dell’organizzazione del sistema museale e al forte investimento sulla valorizzazione che ne consegue, il patrimonio culturale torna ad essere al centro delle scelte di governo”. Così si è espresso il mentore della riforma Franceschini.
Verrà attuato un sistema museale nazionale composto da 20 musei autonomi – che si aggiungono alle soprintendenze già autonome di Roma e Pompei – e una rete di 17 Poli regionali, che favoriranno la comunicazione e il dialogo fra le diverse realtà museali locali, pubbliche e private, per integrare al meglio l’offerta al pubblico.
I direttori dei Poli museali regionali saranno tenuti a elaborare e approvare, entro 90 giorni dalla nomina, i progetti relativi alle attività e ai servizi di valorizzazione, compresi i servizi da affidare in concessione.

Nei primi mesi del 2015, lo step successivo nel progetto di riforma dei musei sarà quello dell’affido della direzione dei suddetti musei dotati di autonomia, immediatamente dopo le nomine dei dirigenti del Ministero dei beni culturali, ossia nella seconda settimana di gennaio.
I Direttori dei musei autonomi saranno scelti tramite bando internazionale e ricercati tra i migliori esperti in materia. Inoltre, i candidati verranno sottoposti al giudizio di una commissione composta da esperti di “chiara fama ed elevato livello scientifico” . Così si legge sul comunicato del Ministero.
Dunque, l’entità museale, da mero ufficio della Soprintendenza, diverrà un elemento con proprio statuto, un bilancio e chiare forme di gestione, con organizzazioni interne distinte in 5 aree funzionali, ognuna assegnata a una o più unità di personale responsabile. Il tutto con un’attenzione particolare al fundraising, al marketing e alle relazioni col pubblico, per migliorare – si spera il più possibile – l’enorme patrimonio artistico del Bel Paese.
I musei dotati di autonomia speciale saranno sottoposti alla vigilanza del Ministero tramite la direzione generale musei d’intesa con la direzione generale bilancio.
Le polemiche dell’estate scorsa, momento in cui è stata annunciata la riforma dei musei dal ministro Franceschini, hanno avuto il loro apice sulla puntualizzazione dello stesso ministro nel non accettare finanziatori privati nei grandi musei italiani. Decisione che, secondo alcuni, avrebbe penalizzato un sistema museale e di offerta al pubblico non all’altezza, e inversamente proporzionale, al patrimonio in possesso.
Adesso sono ufficialmente escluse dai privati quelle venti entità museali autonome, come ad esempio  gli Uffizi di Firenze, la Pinacoteca di Brera a Milano, il Museo egizio di Torino e quello di Capodimonte a Napoli.
E’ stata curiosa la sollecitazione, e la piccola diatriba, tra Franceschini e Palazzo Chigi, quest’ultimo più che favorevole a interventi privati (e stranieri) in piena cultura renziana 2.0. Sembra che sulla riforma dei musei Franceschini abbia avuto la meglio. Per ora.

Tags:franceschini,Ministero dei Beni Culturali,riforma dei musei

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