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La riforma dei requisiti FIGC per le Licenze Nazionali: i possibili impatti sui Club

Creato il 28 marzo 2015 da Tifoso Bilanciato @TifBilanciato

Il Consiglio Federale della FIGC, nella riunione dello scorso 26 marzo, ha preso due importanti decisioni sulla scia del "caso Parma", introducendo importanti novità nei criteri di valutazione economico-finanziaria dei club:

  • nuovi requisiti per il rilascio della Licenza Nazionale, necessaria perché un Club possa iscriversi al campionato professionistico di propria competenza;
  • nuovi criteri per la valutazione preliminare dei soggetti che siano interessati all'acquisto di una quota pari o superiore al 10% di un club di calcio.

Per il momento sono stati identificati i criteri richiesti ai club di Serie A, rimandando ad un secondo momento la definizione numerica degli stessi. In occasione della prossima riunione del Consiglio Federale verranno approvate le Licenze Nazionali per la Serie B e per la Lega Pro (che ha già comunicato la propria contrarietà).

Un piano quadriennale, con obblighi progressivi

Il Consiglio (e questo è obiettivamente un segnale di grande discontinuità con gli approcci del passato) ha deciso di definire un percorso su base quadriennale, con un progressivo innalzamento dei requisiti richiesti ai club.

L'obiettivo finale, che sarà richiesto a partire dalla stagione 2018/19, è ambizioso, perché prevede il raggiungimento del pareggio di bilancio.

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La valutazione complessiva dovrà essere rimandata al momento in cui verranno determinate le percentuali degli indicatori introdotti, però la sensazione è che -avendo fissato un tale obiettivo finale - il percorso identificato possa contribuire a mettere definitivamente sotto controllo il sistema, in maniera strutturale.

I requisiti di tutela

A partire dalla stagione 2015/16 (parliamo delle valutazioni che dovranno essere effettuate dalla CoViSoC entro giugno di quest'anno) vengono estesi gli obblighi di tutela esistenti, allineandoli di fatto a molti di quelli già previsti dalla normativa UEFA sul Fair Play Finanziario.

Le società dovranno infatti dimostrare di non avere debiti scaduti (sono esclusi i contenziosi ufficiali per i quali si attende la decisione dei tribunali sportivi o civili):

  • verso società estere, derivanti dal trasferimento di calciatori;
  • verso il personale dipendente, tesserato e non tesserato (questa è una novità rispetto all'attuale previsione), per gli emolumenti di loro competenza;
  • verso il personale tesserato, per eventuali altri compensi dovuti

A partire dalla stagione 2016/17 si aggiungerà anche l'obbligo di non avere debiti scaduti derivanti da indennità di formazione e contributi di solidarietà FIFA.

Questo primo set di requisti allinea la normativa nazionale a quella UEFA e, anzi, la supera. Con il (doveroso) allargamento del concetto di debiti verso il personale a tutti i dipendenti della società viene infatti sanata una profonda disparità che vedeva la Federazione tutelare il solo personale tesserato senza prevedere alcun tipo di controllo sul resto del personale dipendente.

La ragione per la quale il i debiti derivanti dalle indennità di formazione e dai contributi di solidarietà non entrano immediatamente nel novero di quelli che devono essere rispettati è, riteniamo, dovuta al fatto che si tratta di uno dei contenziosi più frequenti che vedono coinvolte le squadre di calcio (non solo italiane) e quindi il Consiglio Federale ha probabilmente pensato che fosse opportuno lasciare un periodo di tempo addizionale (12 mesi, fino a giugno 2016) ai club per intervenire e sanare eventuali situazioni aperte.

Il nuovo sistema di indicatori

Oltre ai requisiti già previsti dalle NOIF, per la cui analisi di dettaglio vi rimandiamo al nostro precedente post, il Consiglio Federale ha determinato l'introduzione di un nuovo parametro di controllo, introducendo un indicatore di liquidità, che esprime il rapporto fra le Attività Correnti e le Passività Correnti, che dovrà " misurare il grado di equilibrio finanziario di breve termine, cioè la capacità dei Club di far fronte agli impegni finanziari con scadenza entro 12 mesi ".

Il mancato rispetto della soglia minima che verrà stabilita comporterà l'obbligo a carico del Club di intervenire per riequilibrare la situazione.

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In assenza di una definizione precisa della modalità di costruzione dell'indicatore (e della percentuale da rispettare), risulta difficile provare ad ipotizzarne un impatto effettivo. Verosimilmente - e sarebbe una decisione in linea con l'approccio graduale deciso dal Consiglio Federale - il parametro sarà oggetto di un progressivo irrigidimento, allo scopo di accompagnare i Club verso l'obiettivo finale (il pareggio di bilancio e l'equilibrio finanziario) senza far saltare il banco.

Contemporaneamente sarà interessante capire quali voci del bilancio saranno effettivamente utilizzate per la costruzione di questo indicatore. Se, infatti, dalla definizione sembrerebbe che dovrebbero essere considerati solo crediti e debiti entro i 12 mesi (" a breve ") , d'altro canto l'attuale normativa prevede ad esempio che le partite derivanti dal calciomercato (quindi crediti e debiti per le attività di acquisto e vendita di calciatori) siano sempre incluse nel calcolo, anche se con scadenze superiori ai 12 mesi.

Una volta calcolato l'indicatore, laddove il Club si trovasse in una situazione di violazione dello stesso, dovrà intervenire per " ridurre la carenza finanziaria", ovverosia mediante versamenti di capitale e/o finanziamenti dei soci per riportare la situazione in equilibrio.

Per mitigare questo obbligo (che deve essere ancora precisato), il Consiglio Federale ha però definito altri due indicatori, definiti come "correttivi":

  • il rapporto fra indebitamento finanziario e valore della produzione
  • il rapporto fra costo del personale e ricavi ordinari

Nel caso in cui questi valori siano situati all'interno di quelle che saranno le soglie tollerate, potranno ridurre l'intervento richiesto per sanare l'eventuale violazione dell'indicatore di liquidità. Il comunicato del Consiglio Federale dice infatti testualmente:

In caso di mancato rispetto dell'indicatore di liquidità nella misura minima che verrà stabilita, la carenza finanziaria dovrà essere ripianata. A quello di liquidità si aggiungono anche altri due indicatori, quello di indebitamento e quello del costo del lavoro allargato, che comunque rappresentano dei correttivi in positivo, al fine di ridurre nella misura di 1/3 ciascuno l'importo necessario per ripianare l'eventuale carenza finanziaria determinata dall'indicatore di liquidità

La simulazione sui dati dei Club

Abbiamo provato a simulare i nuovi indicatori sulla base dei dati disponibili. Prima di osservare le tabelle ricordiamo (come già fatto in occasione delle recenti analisi) che ci sono sette squadre di Serie A che chiudono i propri bilanci a dicembre e non a giugno e, quindi, per queste abbiamo dovuto utilizzare i dati al 31 dicembre 2013 (non più attuali). Per tutte le altre, invece, essendo disponibili i bilanci al 30 giugno 2014, l'indicatore è stato calcolato nel modo in cui verosimilmente sarà fatto dalla CoViSoC.

L' indice di indebitamento in realtà esiste già nelle attuali NOIF ed è quello che da luogo al Prospetto VP/DF (Valore della Produzione/Debiti Finanziari): serve a capire se il ricorso al debito verso il sistema bancario è coerente con il giro d'affari complessivo del Club.

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La media delle squadre partecipanti alla Serie A 2014/15 è di 0,55. Sulla base dei dati disponibili ci sarebbero sette squadre che superano la soglia media (ovviamente non sappiamo quale sarà il valore che verrà deciso dalla FIGC): Juventus, Inter, Milan, Genoa, Parma, Roma e Sampdoria. Ricordiamo che di queste Milan, Genoa e Sampdoria non hanno ancora approvato il bilancio al 31 dicembre 2014 ed è ragionevole attendersi delle variazioni. Con certezza queste ci saranno per la Sampdoria, che appare la società più problematica in questo grafico, in quanto l'operazione di vendita della squadra dai Garrone a Ferrero è avvenuta a seguito di importanti ripianamenti di debiti effettuati da parte del venditor (circa 45 mln di euro di cassa) che dovrebbero quindi aver riportato la società in un ambito di equilibrio finanziario.

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L' indice di liquidità è invece costruito mettendo in relazione le attività correnti (da noi interpretate come attivo circolante entro i 12 mesi) con le passività correnti (debiti scadenti entro i 12 mesi). Anche in questo caso occorrerà attendere le specifiche della FIGC per conoscere la metodologia di costruzione dell'indicatore e la soglia identificata come "virtuosa", soprattutto allo scopo di capire quando potrà scattare il beneficio in vaso di violazione dell'indice di indebitamento.

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Il terzo indicatore introdotto mette in relazione il costo del lavoro (totale, quindi relativo sia al personale tesserato, sia agli altri dipendenti) con i ricavi ordinari. In assenza di una specifica definizione del concetto di "ricavi ordinari" abbiamo interpretato il tutto a similitudine del criterio UEFA, che esclude da questa voce i ricavi derivanti dalla gestione del parco calciatori (prestiti e plusvalenze) nonché eventuali ricavi straordinari non derivanti dall'attività sportiva.

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Le sanzioni in caso di violazione

Anche in questa nuova tornata, il Consiglio Federale non prevede che la violazione dei requisiti comporti l'impossibilità di ottenere la Licenza Nazionale. Tuttavia, rispetto ai criteri in vigore fino alla scorsa stagione, sono stati introdotti due vincoli che possono essere considerati utili a raggiungere l'obiettivo finale, che non è quello di escludere delle squadre, quanto quello di costringere il sistema a raggiungere un equilibrio sostenibile.

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Oltre all'obbligo di intervento finanziario, di cui si è detto prima e che sarà immediatamente efficace già per la valutazione di giugno 2015, a partire dalla prossima stagione le squadre che non rispetteranno i requisiti verranno sanzionate mediante l'obbligo di condurre le campagne trasferimenti portando un saldo attivo sia dal punto di vista economico (cioè con ricavi da vendita dei calciatori che superino i costi per l'acquisizione degli stessi), sia - e qui sta la grossa novità - dal punto di vista finanziario.

Questo secondo limite è forse il più importante, perché in un mercato che oggi si muove con concessione di dilazioni di pagamento fino a cinque anni, comporta un ulteriore e più stringente condizionamento della libertà di movimento dei Club che non dovessero rispettare le norme: non basterà, infatti, vendere uno o due "pezzi pregiati", ma occorrerà farlo anche a soggetti disponibili a pagare in un tempo più ridotto , con un conseguente rischio che il prezzo di vendita scenda (diverso è vendere un calciatore a 20 mln concedendo 5 anni per pagarlo dal chiedere la stessa cifra con pagamento immediato o in 2 anni).

Ragionevolmente, quindi, per evitare di essere costretti ad asservire la propria politica di calciomercato a fattori esterni, diventando così "deboli" in fase di trattativa, i Club avranno tutto l'interesse ad agire in forma preventiva per evitare di trovarsi nei guai in un secondo momento.

E se questo è il risultato delle decisioni del Consiglio Federale, onestamente questa volta - dopo tante critiche - dobbiamo fare i complimenti per avere costruito un meccanismo che costringe a scegliere immediatamente il "male minore" (iniziare a mettere a posto i conti) per evitare di trovarsi in problemi più grandi in futuro.


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