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La riga attì

Da Hombre @LaLineadHombre
La riga attìQuando tornai a casa e sparai che mi serviva una riga a T per applicazioni tecniche gettai i miei nel panico. Intanto non sapevano che cosa fossero le dannate applicazioni tecniche e tantomeno la riga attì, poi mi avevano già comprato i libri e per chiudere quando mai alla mia sorellona era servito un affare simile?
Non che si nuotasse nell'oro, anzi, però la mia testolina di decenne non concepiva come l'acquisto d'un attrezzo simile potesse sprofondare la famiglia al di sotto della soglia di povertà.
Le discussioni animate che seguirono puntarono il dito sulle carenze di quella
scuola dove manco una riga a T ti passavano, e sì che era la scuola, ossia l'istituto
richiamato nella Costituzione per l’obbligatorietà e gratuità dell’istruzione dell’obbligo.
Non si sarebbero mai immaginati i rifornimenti necessari alla scuola del 2000, i miei. Vabbè.
Era pregevole, di un marrone bello, che non è nemmeno facile.
Ma troppo preziosa per me che avevo ricevuto serie minacce di violenze nell'eventualità di una nefasta rottura dell'arnese.
E così il giorno di applicazioni tecniche divenne un incubo persino salire sul bus colla riga a T in mano, un incubo abbandonarla al banco a ricreazione e un incubo riportarla a casa integra.
Troppo bella me l'avevano presa, aveva un marchingegno scorrevole con una sfera che s'incastrava alla perfezione con uno scatto, stretta poi da una chiavetta cromata, per consentire il blocco della riga nell'angolazione voluta.
Mi sarebbe bastata una riga a T di un marrone brutto, magari difettata, per portare a compimento i miei progetti tecnico applicativi.
Mi servì per farci un portagiornalini alla fine, su misura per gli albi Bonelli, due mani di coppale e perfettamente in squadra.
- Bravo, 9 - mi disse il Bruscoli.

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