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La riscoperta dei Trentin

Da Brunougolini
La riscoperta dei Trentin
E' un'iniziativa che può essere utile non solo per studiosi appassionati, o per anziani in cerca di sollievo nelle memorie del passato, ma soprattutto per tanti giovani, precari o no, desiderosi di scoprire negli esempi del passato incoraggiamenti ad affrontare futuri incerti e anche elaborazioni che non si sono rinsecchite e possono ritornare d'attualità. Sto parlando di un'iniziativa nata a Venezia e che si chiama Centro Documentazione e Ricerca. Avrà lo scopo di raccogliere e mettere in rete documenti, archivi, studi, progetti riferiti a quello che è stato definito “il clan dei Trentin”. Donne e uomini che hanno contribuito alla resistenza antifascista ma anche alla rinascita democratica.
C'è Silvio, il capostitipe, il professore che, ricorda Mario Isnenghi, “il 24 dicembre 1925 soltanto assieme ad altri due docenti universitari in Italia, Gaetano Salvemini e Fancesco Saverio Nitti, lascia l’università (insegnava diritto pubblico a Ca’Foscari), e se ne va in Francia per non mettersi la livrea”. Uno studioso e uomo d'azione che sempre Ismenghi definisce “federalista anticipato”, con proposte che costituiscono la miglior possibile alternativa al codice di Alfredo Rocco e che ipotizza una struttura di stato antiautoritaria”. Avrebbe potuto essere uno dei padri costituente se la morte non lo avesse colto proprio alla vigilia della liberazione.
E c'è Franca, la raffinata docente, già staffetta partigiana, instancabile organizzatrice politico-culturale. E poi la madre Beppa, i figli Giorgio e Bruno. Questo ultimo ha lasciato, certo, oltre l'esempio di una vita integerrima fatta di esperienze concrete per difendere e rinnovare il mondo del lavoro, una quantità di scritti preziosi. Siamo di fronte, in definitiva, a un patrimonio plurale lasciato dai tanti protagonisti che non merita di cadere nell'oblio.
L'iniziativa è promossa dallo Iveser (Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea) in collaborazione con l'Associazione per la storia e la memoria delle donne in Veneto “rEsistenze”, il Centro Studi Gobetti di Torino, il Centro Studi Silvio Trentin di Jesolo, la Fondazione Giuseppe Di Vittorio, l'Istituto storico della Resistenza in Toscana. E la gestione si avvalerá di un comitato scientifico composto da emeriti studiosi, precisa Luisa Bellini aprendo a Venezia, l'incontro che illustra questa singolare messa in campo.
L'intenzione non è solo quella di operare, sottolinea il presidente dell'Isever Mario Isnenghi, una specie di giusto risarcimento e neanche solo per il gusto di “curvare all'indietro”. Certe esperienze, sul federalismo appunto e sull'innovazione sindacale, possono servire d'antidoto a molte tristi esperienze contemporanee. E' un tuffo nella storia d'Italia, attraverso le vicende, ricorda ancora Isnenghi, di una delle grandi famiglie borghesi del 900. Come gli Amendola, i Lombardo Radice, i Ferrara.
Ed è Guglielmo Epifani a sottolineare come in quei diversi Trentin c'é una comunanza di valori. Un'idea forte di libertà, il valore dato a ricerca-formazione-cultura, il considerarsi cittadini di un luogo e, insieme, dell'Europa e del mondo. Ora il prossimo appuntamento è col bel sito www.centrotrentin.it, una vetrina, ma anche una fonte di sapere. Magari cominciando dall'archivio lasciato da Franca, e da quello di Bruno.

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