A Serrastretta, un paesino calabrese, una rabbina ha aperto una sinagoga. Quando morì la madre di un suo vicino la rabbina andò a trovarla e di stucco rimase quando vide che nella casa erano state tolte le sedie , gli specchi erano coperti con dei panni neri e sul tavolo c’erano delle uova sode. Era una vecchia tradizione del paese , ma con stupore è anche una tradizione ebraica della shivah , la settimana del lutto stretto.
Barbara Aiello, è la rabbina italoamericana del paese, la prima riformata d’Italia. Discende da una famiglia anusim, costretta durante l’Inquisizione a convertirsi al cristianesimo. Da tre anni lavora per portare in vita la comunità ebraica della Calabria . A Serrastretta , la Aiello ha aperto la sinagoga Ner Tamid del Sud ( Luce eterna del Sud) , la prima da cinquecento anni.
“LA Calabria” dice Aiello “è piena di resti archeologici e culturali di antiche comunità ebraiche. Molti ebrei costretti a convertirsi al cristianesimo continuarono per centinaia di anni a coltivare la loro fede in segreto”.
Aiello ricorda le tradizioni ebraiche della famiglia “Nella Calabria degli anni Venti la famiglia di mio padre mantenne in segreto le tradizioni ebraiche. Prima di accendere le candele dello sabba mia nonna chiudeva tutte le imposte per non farsi vedere da nessuno. Quando si trasferirono negli Stati Uniti , mio padre le spiegò che poteva accenderle senza timore , ma lei continuò ad essere diffidente”.
In Calabria ora più di 80 famiglie seguono le attività della rabbina e il loro numero aumenta ogni anno. “Nel sud esistono ancora comunità ebraiche che discendono dagli anusim” racconta un abitante di Serrastretta “Una delle tradizioni più sentire è sposarsi tra di loro per tenere unite le famiglie e preservare i cognomi ebraici. Ora possiamo celebrare insieme il kabbalat sabba, il rito del venerdì sera per salutare l’arrivo del sabato”.
Barbara Aiello nella sua comunità cerca di abbracciare più gente possibile , il suo concetto è far parte di un cerchio in cui si può entrare partendo da qualsiasi punto.
Barbara è convinta “Si dice spesso che gli italiani e gli ebrei si somigliano , perché sono tradizionalisti e danno un grande valore alla famiglia. Ma ho sempre pensato che ci fosse dell’altro. Se è vero che il 40% della popolazione della Calabria è composta da ebrei o ha origini ebraichel’80% dei 26 milioni di italoamericani discenda da famiglie arrivate negli Stati Uniti dalle regioni più povere d’Italia , ogni italo-americano ha ottime probabilità di avere radici ebraiche”.
All’inizio quando Aiello chiedeva ala gente del paese se avesse origini ebraiche , tutti rispondevano no. Poi capì che stava facendo la domanda sbagliata “ Le gente non capiva e diceva di non essere credente. Però quando ho cominciato a fare domande sulle tradizioni familiari e le superstizioni , le porte si sono spalancate. Mi raccontavano che non andavano mai in chiesa o che, in punto di morte, la nonna chiedeva di non chiamare il prete ma di avvolgerla in un lenzuolo e seppellirla prima del tramonto del giorno dopo. Una notte, in una bottega vicino casa, ho visto tanti sgabelli di legno bassi e ho detto all’anziano commesso “Qui probabilmente vive una famiglia piena di bambini”. Ma lui ha risposto sono le sedie per il lutto. Ogni famiglia ha delle sedie così. Quando muore qualcuno , i parenti si siedono su questi sgabelli per una settimana , come prevede la shivah”
La Calabria era una delle zone più vivaci dell’ebraismo, a Bova Marina è stata scoperta una delle sinagoghe più antiche del mondo.
Il centro dell’ebraismo dell’Aiello ha incontrato delle resistenze all’inizio. “Scoprire che potrebbero avere delle origini ebraiche per alcuni è imbarazzante”.A Lamezia Terme non sono riusciti ad avere il permesso di aprire un centro ebraico. In varie parti della città sono stati appesi cartelli per dire che in quei posti lavoravano dei fabbri ebrei, ma sono stati rimossi o bruciati.
Secondo il centro di Aiello il 40% dei calabresi ha radici ebraiche. “I registri delle imposte locali , in particolare quelli su una tassa speciale che dovevano pagare gli ebrei , la mortafa , rivelavano che intorno al 1276 in Calabria vivevano 2500-3000 ebrei . In tutto il sud erano 15 mila. Verso la fine del quattrocento gli ebrei in Calabria erano 12 mila: un calabrese su 10 e su dodici era ebreo. Mancano moltissimi dati , perché alcune comunità non erano registrate. Ma oggi, grazie agli studi genealogici , linguistici ed etimologici , molte famiglie hanno scoperto le loro origini ebraiche e ne sono orgogliose”.
Oltre ad Aiello nel sud Italia c’è un altro italo americano, Stefano di Mauro, che ha aperto a Siracusa un centro di studi ebraici e di conversione. “Gran parte degli ebrei rimasti in Sicilia si convertirono al Cristianesimo , ma
conservarono in segreto alcune tradizioni ebraiche . Erano cristiani in apparenza. Con il tempo senza studiare e senza la guida di un rabbino , hanno completamente perso le loro tradizioni , ma con l’interesse per la cultura ebraica” dice Di Mauro. IN Sicilia oltre al centro ci sono festival ebraici , mostre e siti archeologici che attirano molti visitatori. Maria Rosa Malesani storica della storia ebraica racconta “Nel quattrocento gli ebrei erano quasi 40 mila, ma poi l’Inquisizione ha prodotto devastazioni tremende. A Siracusa i libri degli ebrei e perfino i rotoli della Torah furono fatti a pezzi dai cristiani e usati per rilegare i volumi di diritto. Ecco perché uno dei modi per raccogliere informazioni è studiare le rilegature dei libri di legge. Questo dimostra quanto fosse forte l’ostilità verso la comunità ebraica”.Nel quartiere ebraico di Siracusa erano presenti molte sinagoghe. Ancora oggi dietro le chiese se ne trovano le tracce. Sono vecchi edifici con simboli ebraici e targhe per contrassegnare i banchi. Ma la maggioranza degli edifici è stata distrutta.
Oltre alla Sicilia e Calabria , anche gli abitanti di Trani vogliono ridare lustro ala loro radice ebraica. A differenza della’Aiello e Di Mauro, a Trani i soldi arrivano dall’Unione delle Comunità ebraiche d’Italia (Ucei). In questa rinomata cittadina ci sono quattro sinagoghe e vissero numerosi saggi ebrei. Il pianista Lotoro , uno del gruppo che organizza le attività dice “I saggi dicono: non siamo diventati ebrei , siete tornati ad esserlo. L’80% degli abitanti era di origini ebraiche”.
La voglia di scoprire le loro radici nel Sud Italia può creare confusione e incoraggiare esagerazioni prive di basi storiche solide “E’ vero che la Calabria e la Puglia furono centri importanti per la cultura ebraica” sostiene il professore Luzzati , del Centro per gli studi ebraici dell’Università di Pisa “si dice che il Talmud , prima di arrivare a Roma e in Germania , sia passato dal meridione , in particolare da Bari. In Sicilia la presenza ebraica era fortissima e , anche dopo l’ondata di conversioni al cristianesimo, la cultura ebraica non è stata completamente spazzata via. I membri della comunità hanno continuato a sposarsi tra di loro conservando la memoria della vita ebraica. Molti ebrei si sono rifugiati in Calabria. Però è impossibile affermare con sicurezza che oggi un’alta percentuale della popolazioni h origini ebraiche”.
In base alla legge italiana , una comunità ebraica per essere riconosciuta deve appartenere all’Ucei. Sia la comunità di Aiello che di Mauro non ne fanno parte.
L’obiettivo dell’Aiello è quello di riscoprire il passato ebraico del sud Italia , ma anche di salvare il popolo ebraico. Aiello non dà peso alla diffidenza con cui la comunità ebraica ortodossa , l’unica riconosciuta dal governo italiano , accoglie le sue iniziative. “Molti “ racconta Aiello “Vengono da noi perché sono rifiutati dalle sinagoghe ufficiali perché non hanno documenti che dimostrino il loro ebraismo. Mio cugino è nato nel 1941. La levatrice, cristiana , convinse mia zia a battezzare i figli e a scrivere cattolico sui loro certificati di nascita , perché erano anni pericolosi. Mio cugino è ebreo , le sue radici risalgono ad alcuni secoli fa, ma il suo certificato di nascita dichiara che è di pura razza ariana. Un giorno è andato alla sinagoga di Roma per parlare con un rabbino. Gli ha detto che voleva partecipare alla vita della comunità , ma il rabbino gli ha riso in faccia. Negli ultimi anni le comunità ebraiche italiane sono diventate più rigide. L’ostilità tra Nord e su è sempre esistita. I miei parenti erano chiamati terroni. Non deve sorprenderci che le comunità ebraiche del nord non vogliano neanche sentir parlare degli scavi archeologici realizzati in Calabria. Qui sono stati riportati alla luce i resti di una sinagoga più antica della loro”.
madyur