“Jules Bianchi non ha rallentato abbastanza per evitare di perdere il controllo”.
Circa due mesi dopo il GP del Giappone, questa è la sentenza della relazione dell’ Accident Panel della FIA. Il documento, articolato in 11 punti, inoltre spiega: “L'analisi degli eventi che hanno portato all'incidente di Bianchi, indica che una serie di fattori determinanti possono aver contribuito a provocare lo schianto, anche se nessuno è stato l'unica causa”.
La gru che va in soccorso della monoposto di Sutil
Come, oramai tutti abbiamo appurato, al 42° giro la Sauber di Sutil è uscita di pista all’altezza della settima curva; e si è subito attivato l’intervento della gru per rimuovere la macchina. La tornata successiva, a causa dell’asfalto bagnato nella stesso punto, Jules perde il controllo della sua monoposto e finisce nella via di fuga; dove è ancora presente la gru che viene colpita in pieno dal giovane pilota francese.
La dinamica dei soccorsi è stata al centro delle critiche da subito dopo l’incidente, in particolare sull’azione dei commissari; la domanda che tutti si sono posti è stata se bisognava o no mandare in pista la Safety Car dopo l’uscita di Sutil.
“Le azioni intraprese dopo l'incidente di Sutil, sono state coerenti con le regole e con la loro interpretazione relativa ai 384 incidenti avvenuti nei precedenti 8 anni. Non c'è alcuna ragione per cui la Safety Car dovesse essere mandata in pista prima o dopo l'incidente di Sutil”.
A fine campionato arriva la doccia fredda, non c’è un colpevole, ci sono una serie di dinamiche che si incrociano: tra cui il fatto che il pilota non ha alzato il piede dall’acceleratore in prossimità della curva e del terreno bagnato.
La dichiarazione della FIA è chiara e schietta, eppure, non si riesce ad essere d’accordo, a farsene una ragione: davvero è andata così? Davvero questa tragedia non si poteva evitare?.
Giorni e giorni di attesa per Julie e Philippe, i genitori di Jules, i quali hanno e stanno cercando di dare un senso a tutto questo; ma la risposta non soddisfa.
Quindi si va avanti, si continua a sperare e soprattutto a lottare: quello che Jules, sicuramente, non ha mai smesso di fare.
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