Più abbiamo la Lega che, rotti gli indugi e libera dai legacci del potere, torna a fare il partito di lotta puro per la gioia della base e di parte della dirigenza. Quello che sta accadendo all’interno del partito neoceltico non è dato sapere, protetti come sono da regole gerarchiche ferree e “cerchi magici” che, evidentemente, hanno metodi coercitivi piuttosto efficaci per evitare che i panni sporchi vadano a lavarsi fuori dalla famiglia. Sembrano perciò rientrati i vari lamenti dei presunti oppositori interni di Bossi e la sua corte di trote e lucci del Po.
La Lega ora si fa interprete fedele del populismo più basso, della chiacchiera da caffè, dello sproloquio politico da cognacchino. Porta la bandiera del “mandiamo a casa i musi neri”, del “l’Euro c’ha rovinati”, dei rivoluzionari del pizzocchero e della polenta taragna. Il qualunquismo che i toni usati dal partito nordista usa tocchi limiti inimmaginabili anche per il più stupido dei qualunquisti. Ma funziona. L’Italiano medio è profondamente qualunquista e sempre disponibile a far ciondolare la testa in approvazione della più idiota delle finte ovvietà.
Solo che se dici al bar che gli immigrati ci fregano il lavoro fai pochi danni ma se lo dici in televisione, su Radio Padania, sui giornali e sui mille canali di comunicazione che un partito strutturato e radicato come la Lega possiede di danni puoi farne molti. Può passare il concetto come mentalità generale. Si può accelerare la spirale dell’odio che, come abbiamo ben visto in questi giorni, già gira bene di suo.
Il qualunquismo violento non ha portato mai bene. Lo sa la Germania, lo sanno molti paesi dell’America Latina, lo sanno bene nell’est Europa e dovremmo saperlo anche noi dopo vent’anni di fascismo e dopo quasi diciottanni di berlusconismo. Ma se è vero che la storia è magistra vitae è altrettanto vero che insegna ad una classe di somari.
Luca Craia