Ti ritrovi in uno dei 19 comuni brussellesi venendo da uno dei restanti 18, per il cambio di indirizzo dopo un trasloco interminabile, che dopo due anni fa bene cambiar zona, anzi rivoluzionarla dalla vicinanza degli uffici delle istituzioni europee all'abbondanza di vita per strada, forse più autentica, fa anche meglio. Ti dicono di andar all'ufficio 12 e non c'è fila per fortuna, solo un uomo in attesa, dall'aria rassegnata, di fronte alla porte, chiusa. Non c'è nessun numero da staccare né qualcuno allo sportello, allora guardi l'uomo che ti indica la porta e bussi, per entrare, per capire. Dentro cinque persone, chi mangia uno yogurt, chi parla al cellulare, chi alla macchina del caffè, chi parla col collega e nessuno che ti rivolge l'attenzione, come se per qualche secondo fossi stato un fantasma, lì al centro della stanza, circondato da scrivanie e scartoffie. Allora tossisci, che tossire funziona sempre, te lo insegnano nei film, e anche un fantasma può tossire, forse, ed ecco che uno di loro ti domanda la ragione della visita e ti invita ad aspettare fuori, dopo il signore, quello in attesa della porta chiusa, anche tu ad indossare la macchina del rassegnato, al tempo, alla fila, allo stimolo lavorativo degli impiegati pubblici. Ma se nessuno era occupato, o meglio, se nessuno era occupato in faccende di lavoro, perché quel signore era ancora in attesa fuori?
Esci ed aspetti un po'. La porta chiusa si apre ed inghiottisce il signore, ma con calma. Eppoi il tuo turno, prima o poi.
Gli indignados spagnoli, così come tanti noi altri spesso al facile lamento verso la classe politica, dovrebbero indignarsi per quello che c'è intorno, prima ancora (o al contempo) dei vertici che in fondo vengono dai cittadini, sono sfornati da una certa cultura e non c'è nessuna trasformazione, solo probabilmente un peggioramento quando spostati da un micro-mondo ad uno più amplio, con più poteri e margini di guadagno, con meno controlli e più garanzie per il proprio futuro. I politici siamo noi, con una poltrona migliore a coccolarci ed una cravatta ad abbellire le parole. I politici sono intorno a noi, quotidianamente, ma senza far comizi o promesse elettorali, sono lì, in embrione o forse sbocciati male, in mezzo alla cultura che poi li rinnega per un'irraggiungibile soddisfazione. La rivoluzione andrebbe fatta intorno, allora, o dentro, nella natura umana, ma senza fretta, che ognuno ha la propria vita da rincorrere e risolvere.