photo credit: Martin Krzywinski
Parlo ogni giorno con musicisti emergenti.Alcuni di loro sono davvero eccezionali ed è un vero peccato che le case discografiche non abbiano voglia di ascoltarli.
Non li ascoltano perchè vogliono il ragazzo che ha partecipato al reality e non si sa se ha attirato l'attenzione perchè sa cantare bene oppure per le polemiche o le storielle che ha vissuto in trasmissione. Non li ascoltano perchè non si sono ancora accorte che, puntando sulle mode passeggere, perderanno i loro clienti.
Negli anni, esse ci hanno abituato a puntare alla quantità della distribuzione ( spazio occupato sugli scaffali dei negozi di ogni genere, presenza pressante nelle radio ed in tv ... ) piuttosto che alla sua qualità. Hanno puntato ad un mercato di massa che non ascolta, ma subisce il fascino di mode ( musicali ? ) passeggere.
Fortunatamente, però, grazie alla rivoluzione della tecnologia digitale, moltissima musica è a disposizione delle persone. Chiunque può, sempre di più, decidere che cosa ascoltare.
Se in radio, ad esempio, trovo un cantante che non mi piace, posso immediatamente cambiare stazione. Per me c'è maggior scelta con un piccolo costo di ricerca. Per la casa discografica, invece, è una perdita di migliaia di euro che non può essere compensata dai guadagni delle mode. In una situazione come questa, dunque, agire sulla distribuzione quantitativa della musica è una strategia sbagliata.
Storicamente, gli artisti che hanno ottenuto maggior successo sono quelli che sono riusciti ad aggregare un gruppo di persone intorno ad una cultura comune, ad una missione. Questi artisti hanno creato un nuovo insieme di regole, facendo nascere movimenti di opinione dal basso. Il fenomeno pop degli anni '70 e '80 è solo uno degli esempi di come la musica abbia segnato la cultura occidentale.Gli artisti che hanno fatto la storia non hanno avuto bisogno della televisione o della radio o del negozio di dischi per diffondere il proprio messaggio. Il legame con i seguaci è sempre stato molto forte.
Credo, allora, che siano maturi i tempi per una Rivoluzione: la Musica come Diritto della Persona.
Si tratta, come in ogni Rivoluzione che si rispetti, di stravolgere le regole del gioco seguendo due semplici indicazioni:
- Gli artisti devono innamorarsi dei propri fans, non deludendoli per nessuna ragione.
- Le case discografiche devono reinventarsi. Devono investire in attività di ricerca e connessione di piccoli gruppi disposti ad ascoltare i propri leader e a seguirli nella creazione di una cultura comune.