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La rivoluzione sacconiana

Da Brunougolini
E’ una vera e propria rivoluzione. Come hanno spiegato i quotidiani d’ogni colore inizia un’era nuova nel mondo del lavoro. Non sarà più l’imprenditore duro e puro a licenziare i lavoratori per un qualsiasi motivo. Sarà il sindacato in prima persona a farsi carico di questa penosa necessità. E’ una fantastica novità inserita all’ultimo momento dal centro destra nella manovra anticrisi. E’ la mossa risolutiva per convincere i mercati, impedire la recessione, salvare il Paese. E per convincere gli ultimi indecisi a seguire Susanna Camusso  nell’annunciato sciopero generale.
La scelta comporterà una trasformazione moderna del delegato sindacale. Costui passeggerà nei luoghi di lavoro guardato con rispetto e deferenza dagli umili,  semplici  lavoratori desiderosi di entrare nelle sue simpatie. Per non essere licenziati. Come un vero boss da fronte del porto.
Toccherà ad esempio a lui, il boss sindacale, decidere se i lavoratori potranno essere spiati come impediva, invece, il precedente arcaico Statuto dei lavoratori. Lo spiega su “La Stampa” il professor Maurizio Castro, già capo del personale alla Zanussi. Appositi impianti audiovisivi potranno così misurare la produttività individuale. Tempi modernissimi.
 
 Certo non ci sarà più la giustizia eguale per tutti (del resto già oggi è forse così?). C’è chi sarà spiato e chi no. Ogni azienda, ogni territorio avrà la sua giustizia del lavoro. Dipenderà dai diversi tribunali sindacali. Certo la concorrenza tra aziende sarà spietata e qualche buon padrone ci lascerà le penne.
E’ una specie di federalismo del lavoro. Anzi una specie di atomizzazione, polverizzazione. Questo mentre si celebrano i 150 anni dell’Unità d’Italia.  Temiamo che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano abbia di che impensierirsi.
 

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