Sette anni fa coi miei amici avevamo messo su una squadretta di calcetto a 5.
Eravamo 5 sfigati (a parte uno bravino davvero coi piedi) che cercavano di divertirsi fra loro giochicchiando a calcio tipo la partita scapoli - ammogliati di Fantozzi.
Col tempo a tutti venne voglia di migliorarsi e così pensammo di allenarci tutti assieme la domenica mattina, di iscriverci a tornei, di avere le nostre magliette personali con i nomi e di dare un nome alla squadra.
Imparai che alle persone non basta giocare per divertirsi ma devono scommetterci qualcosa o guadagnarci qualcosa o comunque dimostrare agli altri che sanno fare meglio di loro. La competitività.
A un certo punto ci rendemmo conto che avevamo bisogno di qualcuno che organizzasse le partite, che facesse gruppo, che organizzasse gli allenamenti e le tattiche per stare in campo. Così eleggemmo fra noi un Capitano. Il nostro Capitano gestiva il gruppo come meglio credeva e impostava la vita della squadra conseguentemente alle sue convinzioni.
Imparai che abbiamo bisogno di un leader da seguire perchè se no ci sediamo, da incolpare se le cose vanno male, da esaltare se le cose vanno bene.
Dopo diverso tempo e risultati deludenti portati a casa mi resi conto che ero scontento di come veniva gestita la squadra e capii anche che se non mi stavano bene le cose era inutile lamentarmi, dovevo o proporre un modo migliore e più efficace o lasciare la squadra.
Imparai che chi fa da sè fa per tre e imparai anche a proporre qualcosa di costruttivo invece di criticare solo in modo disfattista.
Daccordo con gli altri decidemmo di eleggere democraticamente un nuovo Capitano. Ci candidammo in tre e ognuno di noi spiegò come avrebbe voluto fare le cose per provare a cambiare rotta. Scelsero me ai voti.
Iniziai il mio ruolo di Capitano. Il mio modo di pensare alla squadra era quello di responsabilizzare tutti anzichè accentrare su una sola persona tutta l'organizzazione. Così i miei amici (tutta gente più giovane di me di diversi anni) avrebbero imparato a responsabilizzarsi, se avesse funzionato il mio metodo e ci fossimo tolti qualche soddisfazione sul campo la vittoria sarebbe davvero stata di tutti, cercavo di caricare quando vedevo scoraggiati i miei amici ma cercavo di far capire loro che dovevano trovarle dentro di loro le motivazioni e imparare a caricarsi da soli. Fu un mezzo disastro.
Imparai che le persone non vogliono mettersi in gioco in prima persona ma vogliono avere il parafulmine su cui scaricare le loro frustrazioni, imparai che le persone fraintendono spesso molti discorsi perchè si soffermano a guardare l'aspetto più banale o si impegnano a cercare il pelo nell'uovo invece di pensare al discorso che gli si fa nel suo insieme e non superficialmente, imparai che fare il Capitano è tutt'altro che semplice, imparai a prendermi le mie responsabilità, imparai che quando sei in un ruolo così non hai più amici intorno a te e imparai che le persone sono molto meglio di quello che pensano di essere perchè nonostante i risultati sul campo non migliorarono di molto i miei amici si comportarono in più di un'occasione con molta umanità e sportività ed emotivamente se stimolati erano veramente tosti.
Credo che alla fine io insegnai qualcosa a loro e loro insegnarono qualcosa a me.
Forse ero e sono un pazzo o forse ero troppo in anticipo sui tempi ma ho la convinzione che se la gente non si chiudesse nelle sue gabbie mentali di paure ed egoismi e se riuscisse a capire che non è sola e a capire che vale veramente tanto senza bisogno di un leader da seguire, potrebbe polverizzare il potere che li soggioga domani mattina.
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