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La rosa di fuoco, la Barcellona di Picasso e Gaudi’ (Palazzo dei Diamanti, Ferrara 06-06-2015)

Creato il 08 giugno 2015 da Maxscorda @MaxScorda

8 giugno 2015 Lascia un commento

La rosa di fuoco
Lo dico? Picasso mi piace e mi convince il giusto. Lungi da me smentire la rivoluzione e le innovazioni tecniche e stilistiche da lui apportate, cosi’ come non saro’ io a negare la forza dirompente del suo lavoro e quanto la pittura gli debba ma fintantoché l’arte resta nel dominio del soggettivo, posso permettermi di preferirgli molto molto altro. Certo e’ che della sua lunga vita e carriera, il periodo che preferisco arriva sino agli anni ’20, percio’ questa mostra ferrarese risponde ai requisiti minimi e necessari.
Invece non ho bisogno di ragioni particolari per ammirare Gaudi’, il grande architetto modernista spagnolo, colui che anticipo’ gran parte delle avanguardie artistiche e tecniche del ‘900 attraverso la dura materia da costruzione eppure fluida o organica sotto la spinta della fede in Dio e della natura.
In realta’ Picasso e Gaudi’ sono un pretesto, un gran bel pretesto per raccontare la vera protagonista della mostra, la Barcellona del ventennio che inizia col 1888 con l’Esposizione Universale e 1909, anno della "settimana tragica", ha saputo proporsi come gemella di pari forza e grado alla Parigi culla di scrittori, poeti, musicisti e naturalmente pittori. Allora il mondo che contava aveva due fuochi e attraverso questi due fuochi si e’ evoluta la cultura europea e non solo. Naturalmente a quel tempo le distanza tra le due citta’, o meglio le due nazioni, era molto piu’ vicina che oggi, perlomeno in campo artistico, per quanto l’impronta stilistica resti sempre ben riconoscibile e tangibile e se anche la bohème parigina trovava una sponda privilegiata nei caffe’ di Barcellona, e’ impossibile non distinguere i volti e gli interni iberici dai rispettivi francesi.
Ammiriamo percio’ opere straordinarie di Ramon Casas, Isidre Nonell, Joaquim Mir, Hermenegildo Anglada Camarasa e ovviamente del giovane Picasso che stilisticamente non sempre uguagliava i suoi colleghi ma che dal periodo blu un poi ha innestato una marcia in piu’, col senno del dopo anticipava cio’ che avverra’ da li’ a breve.
Scopro quindi un Casas meraviglioso e l’impressionismo etereo di Anglada Camarasa, la conferma della grandezza di Gaudi’ che a vederlo e rivederlo non cessa di stupire e si, "La ragazza in camicia" di Picasso lascia davvero senza fiato, degnamente rappresentate della mostra e fine del periodo storico preso in considerazione, carico del disastro sociale di una nazione che ancora affrontava gli strascichi della guerra ispano-americana.
Grande merito va ai curatori, per l’idea e l’esecuzione, mostra in fondo nemmeno troppo estesa ma raccontata con precisione e ben rappresentata, per quanto un po’ di contesto storico in piu’ non avrebbe guastato.
Ancora una volta le mostre al Palazzo dei Diamanti confermano grande attenzione, cura sempre ottima gestione.
Un piccolo appunto: molto spesso nei grandi musei e nelle grandi esposizioni, le foto sono permesse e talvolta incentivate perche’ si e’ compreso che nell’era dei social network, il passaparola dell’immagine e’ il miglior veicolo pubblicitario.
E’ una riflessione che il Palazzo dei Diamanti dovrebbe fare.

Pagina ufficiale della mostra


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