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nella mia grande ignoranza, confesso che non conoscevo nemmeno di nome Akutagawa Ryuunosuke, del quale ho acquistato una raccolta di racconti in un mercatino. Akutagawa, allievo e ammiratore di Natsume Souseki, morì suicida a 35 anni nel 1927. parecchi dei racconti di questo libro si riferiscono appunto alle sue riflessioni riguardo al senso della vita e alla morte. ok, suona morboso detto così, ma la verità è che io mi sono riconosciuta nelle sue “paranoie”, il che mi fa concludere che le nostre sensibilità siano simili. leggo nella prefazione che Akutagawa, così come altri della sua generazione (lo stesso Natsume e Tanizaki Jin'ichiro), soffriva per il contrasto fra la modernità portata dagli stranieri e la tradizione degli avi, ma egli stesso confessa di non riuscire a trovare più conforto in quest'ultima. il racconto “Il fazzoletto” è una chiara dimostrazione di questo dualismo; il gesto della donna, che a lui pare così nobile, in realtà potrebbe nascondere soltanto un profondo conformismo. che cosa è meglio allora? lui non fornisce una risposta e a noi resta il dubbio. dubbio e ambiguità sono appunto ciò che trovo affascinante nella sua scrittura. egli dice anche di se stesso che possiede caratteristiche opposte fra loro; probabilmente è proprio questo dualismo del suo stesso carattere che lo fa soffrire. il racconto “La ruota dentata” è la descrizione lucida e quasi asettica di una mente che scivola sempre più nella follia e nel desiderio di autodistruzione; lucidità inquietante che mi porta a domandarmi come mai ci abbia messo ben due anni a decidersi di compiere il gesto estremo. una lettura non facile, certamente, e non affrontabile in determinati momenti; un animo sereno probabilmente non la tollererebbe, sarebbe invaso dalla pietà fino a provare disgusto, ma a me questo libro è piaciuto molto (non preoccupatevi, non ho la minima intenzione di suicidarmi).
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