Magazine Politica
11 giugno 2013, 04:57
L'operazione condotta per l'arresto nella casa di preghiera a Mosca di persone provenienti dal Caucaso del Nord e dall'Azerbaigian si è svolta con evidenti violazioni e una simile manifestazione di attività poliziesca può portare alla radicalizzazione dei musulmani, ritengono gli esperti.
Ricordiamo che il 7 giugno nella casa di preghiera sita nel quartiere Pečatniki [1] della città di Mosca si sono avuti arresti in massa di credenti. L'operazione è stata condotta dalle forze dello FSB [2] russo, della polizia e del Servizio Federale per l'Immigrazione. Sono state arrestate circa trecento persone, più della metà delle quali, secondo le notizie dell'ufficio stampa del GUVD [3], sono cittadini stranieri, prevalentemente dell'Azerbiagian. Tra gli arrestati c'era un buon numero di persone provenienti dalle repubbliche del Caucaso del Nord, in particolare da Daghestan, Cecenia e Inguscezia.
"Quando mi sono avvicinato alla moschea, ho visto un gran numero di persone in uniformi speciali e mascherate. Stavano su tutto il perimetro della casa di preghiera. Uno degli agenti presso l'ingresso mi ha chiesto: "Dove vai?". Alla mia risposta: "Alle jumu'ah (preghiere del venerdì – nota di "Kavkazskij uzel")", ha sorriso e ha risposto: "Beh, passa", – ha raccontato al corrispondente di "Kavkazskij uzel" il nativo dell'Inguscezia Adam, uno degli arrestati, che ha chiesto di non fare il suo cognome.
A suo dire, gli uomini delle strutture armate non hanno permesso ai fedeli di compiere la preghiera, nel cortile e nella stessa sala di preghiera c'erano agenti con i cani.
"Hanno anche portato con loro l'armamentario speciale, le "smerigliatrici", nel caso che toccasse prendere la moschea con un blitz. In tutto il quartiere sono state bloccate le comunicazioni, non era possibile riuscire telefonare da nessuna parte. Mi hanno subito preso il passaporto [4], senza neanche guardare che sono cittadino russo, registrato a Mosca e mi hanno portato in un autobus, in cui in quel momento si trovavano circa quaranta stranieri, fedeli di quella moschea", – ha raccontato Adam.
"Ho cominciato a indignarmi, nessuno mi ascoltava, ma mi rispondevano con un lessico volgare, si comportavano in modo molto sfacciato. Quando ho chiesto a un agente del Servizio Federale per l'Immigrazione: "Perché mi avete fatto sedere in autobus con gli stranieri, io che sono cittadino russo?", mi ha risposto con parole oscene. In seguito hanno trovato il mio passaporto, mi hanno permesso di uscire dall'autobus, ma nel frattempo un agente del Servizio Federale per l'Immigrazione mi ha spinto fuori dall'autobus a gomitate. Mi sono indignato perché sono stati chiamati gli agenti dell'OMON [5], che mi hanno portato alla sezione di polizia del quartiere Mar'ino [6]", – ha continuato Adam.
"Ci hanno portati tutti in sezioni diverse, ci hanno divisi in varie stanze. Io ero in una stanza dove c'erano solo caucasici, eravamo circa quaranta persone. Non ci hanno dato acqua, né cibo, mi hanno trattenuto fino alle 23. Solo dopo che sono riuscito a telefonare a dei familiari che lavorano nelle strutture armate mi hanno rilasciato", – ha raccontato Adam.
"Questo porta all'estraniazione della gioventù musulmana da tutto il resto del paese"
Il direttore della fondazione di sostegno a iniziative umanitarie "Altair" e primo collaboratore scientifico dell'Istituto di Orientalistica dell'Accademia Russa delle Scienze Ruslan Kurbanov lega l'accresciuto interesse delle forze dell'ordine per le comunità musulmane nella capitale ai tentativi delle autorità di portare l'ordine in tempi brevi nelle sfere che per decenni sono state trascurate.
"In questo caso è la sfera della regolazione statale dei processi di registrazione delle nuove comunità musulmane e della costruzione di nuove moschee. Di conseguenza in tutta la Russia le crescenti comunità musulmane sono finite in una qualche zona grigia – non regolata fino in fondo da leggi, con uno status indeterminato, non compreso fino in fondo tanto dagli stessi fedeli, quanto pure dalle autorità e dagli abitanti locali. E ora i funzionari si sono come riavuti e hanno deciso d'un tratto di "portare l'ordine" in tutto il paese. Ma lo si fa con metodi non ponderati, impulsivi, duri e di forza", – ha detto a "Kavkazskij uzel" Ruslan Kurbanov.
"Se si parla della lotta all'immigrazione illegale, è necessario svolgere questo lavoro non nelle moschee moscovite, ma alle frontiere statali, attraverso cui gli immigrati illegali penetrano nel paese. Tra l'altro non solo dalla direzione orientale, ma anche da quella occidentale ucraino-moldava", – ha dichiarato Kurbanov.
Kurbanov vede il motivo dell'accresciuto interesse proprio per le organizzazioni religiose musulmane nella crescita generale dell'islamofobia e di dispiacere per la crescente attività musulmana nel paese.
"I musulmani, sotto la pressione dei mezzi di informazione di massa e di funzionari disonesti cominciano sempre più ad essere recepiti da tutta la società come un elemento estraneo e indesiderato in Russia. In fin dei conti questo genera solo la crescita della sfiducia verso di loro da parte della parte restante della società, come pure la crescita dell'estraniazione della gioventù musulmana da tutto il resto del paese e la perdita da parte loro del senso di una Patria unica e giusta nei confronti dei tutti i cittadini", – pensa lo studioso.
Kurbanov ritiene che la retorica anti-immigrati colpisca i musulmani russi.
"Ritengo che si faccia confusione tra i problemi degli immigrati e i problemi dei musulmani russi per due motivi. Il primo è la palese mancanza di professionalità e la stupidità di molti funzionari che lavorano in questo campo. Il secondo è la politica anti-musulmana mirata dell'intera comunità dei funzionari di alto rango dalle mani sporche, che sono irritati dai musulmani russi e che vorrebbero trasformarli insieme agli immigrati in cittadini di terza categoria e schiacciarli alla periferia della vita sociale del paese", – ha riassunto Ruslan Kurbanov.
Aleksandr Verchovskij: l'eccessiva manifestazione di attività poliziesca porterà alla radicalizzazione dei musulmani
"Non capisco molto perché simili arresti siano diventati più frequenti. Forse la polizia e quelli che conducono queste azioni ritengono efficace il metodo delle retate di massa. Dei costi che queste comportano (questi) non tengono conto", – ha commentato a "Kavkazskij uzel" l'operazione condotta e l'arresto dei credenti il direttore del centro di informazioni e analisi "Sova" [6]Aleksandr Verchovskij.
"E' chiaro perché si conducano azioni comuni da parte di alcune strutture armate. Se lo FSB e la polizia sospettano delle persone di complicità con i gruppi radicali, ma non possono incriminarle, viene in aiuto il Servizio Federale per l'Immigrazione, che può trattenere almeno per mancanza di ordine nei documenti di qualcuno. Dal punto di vista tecnico è comodo, solo non è chiaro: perché bisogna farlo in modo così massiccio?", – pone la domanda l'esperto.
I servizi segreti cercano persone complici di organizzazioni musulmane radicali senza entrare nei dettagli se siano realmente pericolose, ritiene Verchovskij.
"Se si tratta di gruppi che si occupano di estremismo religioso, qui è chiaro perché li cercano nella moschea. Ma se si tratta di un qualche gruppo radicale di persone, i metodi devono essere altri, forse qualche metodo investigativo, l'infiltrazione, per esempio. E' assolutamente incomprensibile perché sia necessario irrompere là e arrestate tutti, uno dopo l'altro. Tanto più che chi prende parte a questo è ben informato che la maggior parte degli arrestati e dei presenti là non ha alcun rapporto con l'estremismo", – ritiene l'esperto.
Verchovskij è certo che simili metodi degli agenti delle strutture armate riduca l'efficacia del lavoro investigativo e la possibilità di comunicazione con l'ambiente.
"Le comunità religiose sono organizzate in modo abbastanza complesso, i diversi gruppi prenderanno più o meno a cuore l'accaduto, ma nel complesso è chiaro che le persone che si sono scontrate alcune volte con tale evidentemente eccessiva attività poliziesca con maggior probabilità finiranno poi per l'appunto in quei gruppi radicali che la polizia cerca e quelli che in forza di varie ragioni non andranno nei gruppi radicali si isoleranno", – è convinto Aleksandr Verchovskij.
"Quando le forze dell'ordine cercano qualche gruppo, per esse è una risorsa importante la possibilità di comunicare con l'ambiente. Ma con simili metodi minano questa possibilità, beh, oltre al fatto che là umiliano invano le persone, ora non ne parleremo, sono cose evidenti", – ritiene l'esperto.
Tra l'altro Verchovskij non lega il rafforzamento dell'attività poliziesca nei confronti dei nuovi venuti all'inizio della campagna elettorale nel comprensorio di Mosca.
"Questo è iniziato prima e la campagna elettorale è appena partita. L'attuale sindaco non si è espresso in modo molto tollerante nei confronti degli immigrati, ma non penso che questi in tal modo raccoglierà qualche dividendo. Comunque lo rapporteranno all'operato delle forze dell'ordine e non del sindaco. E il divieto di costruzione di moschee, certo, sarà rapportato all'operato delle autorità municipali. Ma gli arresti in massa sono probabilmente un mutamento nella politica delle forze dell'ordine", – ha riassunto il direttore del centro informativo e di analisi "Sova" Aleksandr Verchovskij.
Abdulla Rinat Muchametov: simili provocazioni vanno avanti in tutto il paese
"A mio parere, nell'ultimo anno si osserva un'evidente tentativo di determinate forze di "inserire" l'islamofobia nella strategia "Putin 2.0" annunciata dopo la vittoria dell'attuale presidente. Iniziando scandali, azioni di forza, provocazioni di vario tipo in tutto il paese e rafforzandole abbondantemente sui media e nell'ambito degli esperti, queste sperano di sostituire finalmente gli elementi eurasiatici con quelli anti-islamici e con i cosiddetti orientamenti nazional-democratici, fondendoli in una cosa sola", – ha detto a "Kavkazskij uzel" il politologo e membro del consiglio degli esperti presso il Consiglio dei muftì della Russia Abdulla Rinat Muchametov.
"In questo vedo la radice di quello che è avvenuto a Mosca nelle case di preghiera musulmane Darul Arqam e alla comunità "Unità"... Questo non è legato direttamente alle elezioni di Sergej Sobjanin [8]. Infatti raid analoghi sono andati avanti a Pietroburgo e in una serie di altre regioni. In Estremo Oriente la cosa è giunta in generale alla chiusura del consiglio dei muftì locale da parte della magistratura", – ha commentato Muchametov.
Musa Pliev: l'operazione nella casa di preghiera è una provocazione che non ha niente a che fare con la legge
"Valuto l'accaduto venerdì scorso nella casa di preghiera una provocazione che non ha niente a che fare con la legge, con la lotta all'estremismo e tanto meno con l'immigrazione illegale", – ha commentato a "Kavkazskij uzel" l'avvocato dell'ufficio legale "Musaev e partner" Musa Pliev, che ha analizzato l'operazione speciale.
L'avvocato ha fatto attenzione al video della ripresa operativa comparso in Rete.
"E' evidente che si conduce la cosiddetta misura di "controllo personale", quando uno degli agenti fruga nella tasca di un'altra persona, a ben vedere senza avere basi legali per questo, violando le norme della legge, quando non ci sono testimoni e non si stila un protocollo. In tal modo nella tasca di questa persona può comparire tutto ciò che serve e questi non dimostrerà mai che glielo hanno messo addosso", – ha detto l'avvocato.
"Qui è proprio evidente che si ignorano le norme elementari della legge. Penso che della legge qui non meriti neanche parlare, vedendo che la loro presenza nella moschea ricorda più un'operazione militare, che nella lotta all'estremismo è senza prospettive e controproducente", – è certo l'avvocato.
"Certo, è molto spiacevole e causa grande angoscia che nella capitale del nostro paese si conducano operazioni barbare del genere. Lo scopo era uno solo, tenendo conto che là già c'erano telecamere e che si sono poste le domande più insensate, provocatorie e assolutamente prive di qualsiasi ragione come, per esempio: "Qual è lo scopo della Sua visita alla moschea?", – ha detto Musa Pliev.
L'avvocato ritiene che nella capitale russa le persone sono sottoposte a discriminazioni per motivi religiosi.
"E' necessario svolgere il controllo dei passaporti alla frontiera, quando portano là quegli stranieri a centinaia di migliaia. E se si parla di soggiorno illegale di cittadini sul territorio russo, sorge la domanda: "Perché non svolgono tali controlli in altre strutture di culto? Infatti non abbiamo mai sentito che svolgano simili controlli nei confronti di cittadini di Bielorussia, Ucraina, ecc., che non vanno in moschea", – ha dichiarato l'avvocato.
"Gli organi della procura devono fare luce... Penso che qui ci sia la necessità di un intervento dell'incaricato per i diritti umani, in quanto è evidente la rozza ingerenza e il conculcamento del diritto alla libertà di culto dei cittadini indipendentemente dalla loro nazionalità o sudditanza, in quanto la Federazione Russa nella Costituzione e nella convenzioni internazionali garantisce la libertà di culto.
"In questo caso sono evidenti i segni di abuso di potere degli agenti di polizia, come minimo il controllo personale di cittadini, che si può osservare nella ripresa operativa. Tali violazioni dei diritti dei cittadini nella sfera religiosa devono essere valutati nel modo più duro e dev'essere data una reazione di principio da parte dello stato, della procura e dei pubblici ufficiali", – pensa l'avvocato.
L'efficacia dell'operazione condotta è pari a zero, ritiene Pliev.
"Abbiamo già sentito prima dell'arresto di 140 "wahhabiti" [9] nella moschea Darul Arqam, che avrebbero preparato atti terroristici a Mosca e che qualche ora dopo sono stati tutti rilasciati. Anche ora sarà lo stesso. Per espellere dal paese due persone con la registrazione scaduta con una simile operazione acquisiscono un budget milionario", – ha riassunto Musa Pliev.
Ricordiamo che secondo notizie non ufficiali al mattino dell'8 giugno nelle sezioni di polizia erano rimaste circa cinque persone a causa della violazione da parte loro della legislazione della Federazione Russa sull'immigrazione.
All'ufficio stampa del GUVD di Mosca si sono rifiutati di riferire quante persone restano tra gli arrestati al mattino del 10 giugno e quali sanzioni e su quali basi saranno loro applicate. "Non posso riferirvelo. Abbiamo un ufficiale di turno che commenta questo. Io non sono al corrente degli arresti. Il capo è in ferie", o – ha riferito un'agente del servizio stampa della GUVD di Mosca.
Ricordiamo che alla fine di aprile 2013 simili azioni di forza si svolsero in un'altra comunità Darul Arqam dei musulmani di Mosca. Allora l'ufficio stampa dello FSB della città di Mosca riferì dell'arresto di 140 sospetti di complicità con organizzazioni estremiste. Qualche ora dopo tutti gli arrestati furono rilasciati, ma il giorno seguente, dopo gli arresti in massa, a Mosca spararono all'automobile del presidente della comunità, l'unico dottore in scienze shariatiche in Russia, Muchammad-Basyr Gasanov. Ancora prima simili azioni degli agenti delle strutture armate erano state condotte anche a San Pietroburgo, in una casa di preghiera situata nel territorio di Apraksin Dvor [11].
Nota della redazione: vedi anche le notizie "Su Internet è stato pubblicato un messaggio con la dichiarazione di estraneità di Dokku Umarov [11] agli atti terroristici a Mosca", "Il Ministero degli Interni ceceno: il presunto complice delle kamikaze fattesi esplodere a Mosca di nome Mataev vive in Francia", "Alla polizia è noto il nome del presunto complice delle terroriste kamikaze".
Autore: Magomed Tuaev; fonte: corrispondente di "Kavkazskij uzel"
"Kavkazskij uzel", http://www.kavkaz-uzel.ru/articles/225477/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] "Tipografi", quartiere della zona meridionale di Mosca. [2] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), il principale servizio segrero russo. [3] Gorodskoe Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione Cittadina degli Affari Interni), in pratica la polizia cittadina. [4] In Russia è l'unico documento di identità. [5] Otdel Milicii Osobogo Naznačenija (Sezione di Polizia con Compiti Speciali), sorta di Celere russa, nota per la sua brutalità. [6] Quartiere della zona nord-orientali di Mosca. [7] "Civetta". [8] Sergej Semënovič Sobjanin, sindaco di Mosca. [9] In Russia tutti gli estremisti islamici sono detti "wahhabiti". [10] "Corte di Apraksin", mercato di San Pietroburgo sorto nei terreni dell'ammiraglio Fëdor Matveevič Apraksin. [11] Dokku Chamatovič Umarov, leader dell'autoproclamato "Emirato del Caucaso".
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