La Russia di Putin vuole mettere Internet sotto controllo

Creato il 08 settembre 2013 da Matteo
La Rete tenuta a freno
Tutte queste leggi non ponderate – "sulle liste nere", "sull'estremismo", sulla "difesa della proprietà intellettuale" e simili – finalmente hanno una chance di iniziare realmente a funzionare
04.09.2013
Il "Modello di sviluppo delle reti di collegamento multiservizi di uso comune della Federazione Russa" esposto sul sito del Ministero dei Collegamenti e delle Comunicazioni di Massa della Federazione Russa già a luglio ha attratto l'attenzione del settore solo a metà agosto. Probabilmente i punti essenziali del documento avevano talmente sbalordito gli specialisti che inizialmente non ci avevano semplicemente creduto. Il 14 agosto è comparsa un'analisi dettagliata del "Modello" nel blog di Aleksej Kipčatov, uno dei direttori della compagnia RETN.NET; le sue conclusioni fondamentali sono state diffuse dai mezzi di comunicazione di massa e da allora il tema è discusso impetuosamente ai più vari livelli – dalla blogosfera alle tavole rotonde con una componente rappresentativa di partecipanti.
Il "Modello" propone di ricostruire il sistema di interazioni esistente tra tutti gli operatori russi delle comunicazioni – sia la telefonia tradizionale, sia il settore Internet in impetuoso sviluppo negli ultimi anni – secondo un unico modello gerarchico. L'usuale telefonia fissa ereditata dall'URSS include alcuni livelli di gerarchia (operatori internazionali, interurbani e locali – di zona), che si trovano tra loro in complessi rapporti di soggezione reciproca. Ma la struttura dei servizi di trasmissione di dati che sta alla base del settore Internet si è formata in grado significativo spontaneamente (e noteremo: quasi senza regolamentazione da parte dello stato) e perciò è organizzata in tutt'altro modo. La principale differenza tra la struttura per la trasmissione dei dati e la tradizionale gerarchia telefonica è che qui ogni operatore ha il diritto di connettersi immediatamente con qualsiasi altro operatore (tra l'altro, noteremo, che si trovi in qualsiasi punto del mondo e non solo nello stesso stato). Questi collegamenti possono compiersi tanto sull'usuale base a pagamento, quanto su base gratuita – più precisamente convenzionalmente gratuita, dove il computo reciproco del traffico permette ad operatori di potenza all'incirca pari di ridurre a zero i pagamenti reciproci. Al limite qualsiasi operatore può evitare del tutto il pagamento del traffico, ma per far questo gli tocca infilarsi fondamentalmente nell'infrastruttura della Rete, garantendo la propria presenza in tutti i punti fondamentali della concentrazione mondiale del traffico (le cosiddette "x" o "9", dall'abbreviazione IX, che significa Internet eXchange).
L'essenza della ricostruzione indicata nel "Modello" si può esporre in due parole: si creano per suddivisione gli Operatori Federali delle Comunicazioni (FOS [1]), attraverso cui passerà tutto il traffico internazionale e tutti gli altri (semplicemente Operatori delle Comunicazioni – OS [2]), che garantiscono i servizi alla popolazione. Si propone di regolamentare abbastanza severamente le regole di connessione di tutti gli operatori tra loro sulla base di una legge federale.
Il "Modello" abolisce completamente l'ordine che si è creato nelle reti per la trasmissione di dati, introducendo una gerarchia arcaica, dove i rapporti tra operatori di vari livelli sono regolamentati al massimo. In altre parola, si tratta della sostituzione dei liberi rapporti di mercato con una dura regolamentazione da parte dello stato. Tra l'altro, noteremo, in questo ambito non c'è alcun "monopolio naturale", la cui esistenza potrebbe spiegare e giustificare l'introduzione di una regolamentazione statale. Questa è introdotta artificialmente, in modo non evidente, solo perché la comunicazione è un "settore strategico" ed esige elevata sicurezza e attenzione da parte dello stato (aha, se ne sono accorti due decenni dopo la nascita di Internet!).
L'inevitabilità della monopolizzazione deriva direttamente dalle esigenze dei futuri FOS. In un primo tempo tali operatori dovranno garantire la propria presenza in città con una popolazione superiore a 100 mila abitanti (tra cui, noteremo, capitano punti lontani come Noril'sk [3], Magadan [4], Anadyr' [5] o Petropavlovsk-Kamčatskij [6]). Secondo il piano del Ministero per i Collegamenti e le Comunicazioni di Massa per lo sviluppo delle reti per il 2017 ci saranno già i centri abitati con una popolazione superiore a 10 mila abitanti. Tutto questo potrebbe essere molto buono dal punto di vista del superamento del "digital divide", solo che ora nessuno degli operatori esistenti risponde a queste esigenze. Per il 2015 potrà corrispondere la sola Rostelekom – se si sforzerà e con il supporto dello stato raccoglierà "sotto di se" tutte le principali infrastrutture esistenti (cioè le prenderà con la forza alle altre compagnie, che, si capisce, non le daranno così, semplicemente). Inoltre, come hanno calcolato gli esperti, gli toccherà investire ancora qualche miliardo di rubli [7] per stendere i cavi in lontani distretti e per altre necessità (non dimenticheremo che i FOS dovranno garantire personalmente anche la propria presenza in molti punti in tutto il mondo).
Un semplice calcolo dice che tali spese non si "riprendono" in alcun modo in tempi ragionevoli (se in generale si giustificano) e la via d'uscita è solo una – attirare mezzi finanziari statali e aumentare le tariffe per la popolazione. Diventa problematica anche la prospettiva di sviluppo delle reti: nella storia ci sono esempi di come si sono costruite reti telefoniche secondo un simile modello rigidamente verticale (per esempio, nell'Italia e nella Germania dell'anteguerra e certamente nell'URSS) e di conseguenza tutti questi sono rimasti indietro nello sviluppo in modo significativo rispetto ai modelli basati sull'economia di mercato degli altri paesi.
Non bisogna pensare che introducendo un arcaico modello gerarchico di reti per la trasmissione di dati, mirando a distruggere gli affari di decine di compagnie per la gestione del traffico con l'estero esistente e a ridare tutto il traffico oltre frontiera a un unico operatore statale i promotori della legge non sappiano cosa fanno. Non hanno semplicemente "leccato" un modello per loro comprensibile da quelli caratteristici dell'organizzazione del mondo sovietico. No, il tutto si spiega ancor più semplicemente: i canali oltre frontiera raccolti in un'unica mano statale semplificano nettamente il controllo su di essi e tutte queste leggi "sulle liste nere", "sull'estremismo", sulla "difesa della proprietà intellettuale" e simili finalmente hanno una chance di iniziare realmente a funzionare. Certo, non incontrerete direttamente la parola "operatore statale" nel "Modello", ma, come si è espresso Aleksej Kipčatov, "federale" è semplicemente un lapsus freudiano, "può esserci un operatore federale che appartiene a privati e ad altri stranieri?"
Nei materiali di una delle ultime tavole rotonde in ordine di tempo, che ha avuto luogo il 29 agosto per iniziativa dell'Associazione Russa di Comunicazioni Elettroniche (RAĖK [8]), c'è una risoluzione approvata all'unanimità da tutti i rappresentanti presenti delle maggiori compagnie di Internet e dei provider, da Yandex [9] e "Kaspersky Lab" a "Ru-Center" [10] e ai rappresentanti della telefonia mobile della MTS [11], raramente presenti a tali riunioni.
La risoluzione afferma che la riforma proposta "porterà all'arresto dello sviluppo delle reti negli interessi degli utenti e del mondo degli affari". E senza toccare direttamente le questioni del controllo su Internet, di cui sono tanto preoccupati negli ultimi anni i "guardiani" delle strutture statali, gli autori della risoluzione ricordano che un simile controllo ha due facce: "La quantità di passaggi oltre frontiera diminuirà e la loro gestione si consoliderà, cosa che ridurrà la stabilità delle infrastrutture di telecomunicazione nei confronti di un'azione esterna e la stabilità in caso di errori e faciliterà perfino il compito di controllare il traffico in uscita del segmento russo di Internet da parte dei servizi segreti di stati esteri"
Si può constatare che davanti a noi c'è il primo passo reale verso la costruzione di un filtro Internet globale sul modello cinese. In precedenza si era sottolineato più di una volta che tale sistema di filtraggio – il sogno dell'accesa immaginazione dei "guardiani", che vedono in ogni cittadino straniero un "agente di influenza" e ogni dollaro dall'estero diretto a minare "l'ordine esistente" – costerà molto caro e che difficilmente lo stato vorrà sborsare soldi per qualcosa di simile. Ma senza grandi iniezioni di denaro per la ricostruzione della struttura esistente del settore neanche le leggi suelencate funzioneranno seriamente, anche se i filtri saranno più duri.
Ecco che davanti a noi c'è anche il progetto di come si possa ricostruire il settore con mezzi finanziari relativamente scarsi (cosa sono un miliardo o due di rubli a livello di uno stato?) iniziando dal lato tecnico della questione. Il che certamente è corretto: adattati i dettagli tecnici e raccolto tutto il traffico Internet nelle stesse mani, ci si può permettere di introdurre divieti globali su ciò che si vuole – con un solo operatore in tutto il paese è già una cosa per nulla complessa.
Jurij Revič, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/politics/59826.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Dalla dicitura russa Federal'nye Operatory Svjazi [2] Dalla dicitura russa Operatory Svjazi [3] Città della Siberia settentrionale. [4] Città dell'estremo sud-est della Russia asiatica. [5] Città dell'estremo nord-est della Russia asiatica. [6] Porto della costa pacifica settentrionale della Russia asiatica. [7] Un miliardo di rubli sono circa 22,8 milioni di euro. [8] Dalla dicitura russa Rossijskaja Associacija Ėlektronnych Kommunikacij. [9] Il maggior motore di ricerca russo. [10] Provider e fornitori di domini russo. [11] Mobil'nye TeleSistemy (TeleSistemi Mobili), operatore di telefonia mobile russo.

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