Igor’ Panarin, membro dell’Accademia russa di Scienze Militari e docente all’Accademia Diplomatica del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa, offre un’interpretazione delle recenti elezioni presidenziali nella Federazione Russa. Ricostruendo il ruolo delle ONG e dei servizi d’informazione stranieri nella propaganda diretta contro Vladimir Putin, Panarin sostiene che il progetto geopolitico dell’Unione Eurasiatica debba andare di pari passo con l’affermazione della coesione interna al Paese anche attraverso la formulazione di princìpi-guida, da inserire eventualmente nella Costituzione del Paese. Sul piano delle azioni concrete, il tornante decisivo del futuro prossimo sarà, secondo l’Autore, la capacità del governo di avviare una nuova ondata di industrializzazione per rinnovare l’economia russa.
L’inizio del XXI secolo sta palesando l’agonia del colonialismo liberale
1. Il Mondo e la crisi globale
L’inizio del XXI secolo sta palesando la condizione di agonia di quell’ideologia coloniale d’impronta liberale, imposta al mondo ormai 500 anni fa dall’Impero britannico (culto del profitto, narcotraffico, terrorismo finanziario e d’informazione etc.). È ormai iniziato un periodo di estrema difficoltà per la civiltà occidentale. Ciò appare tanto più evidente sullo sfondo della tragedia dell’11 settembre.
L’11 settembre 2001 il mondo intero ha vacillato sull’orlo di una guerra nucleare non dichiarata tra Stati Uniti e Russia, che con buona probabilità rappresentava lo scopo delle subdole e occulte provocazioni di Londra. Proprio durante l’organizzazione degli attentati, infatti, si stavano svolgendo le esercitazioni strategiche delle forze nucleari russe, mentre l’esercito USA – per la prima volta dalla crisi cubana dei missili – dopo gli attentati venne allertato in stato di “pericolo di guerra”. E proprio in quei frangenti critici per il mondo intero, il presidente Putin, dopo quattro ore di ininterrotta ricerca del suo omologo americano, si mise in contatto con George Bush e gli comunicò la cessazione delle esercitazioni militari strategiche. Per l’ennesima volta la Russia salvò il mondo dai subdoli progetti della nebbiosa Albione!
Molti avvenimenti occorsi fra il 2008 e il 2012 mostrano chiaramente che il mondo è entrato in una fase di profondissime trasformazioni politiche, ideologiche ed economico-finanziarie. Sullo sfondo dei crescenti problemi socioeconomici in Europa e negli Stati Uniti, dopo gli avvenimenti libici l’ordine mondiale sembra già acquisire i tratti di un caos allo stesso tempo sfrenato e organizzato. I Paesi della NATO, sotto l’influenza di Londra, hanno creato un precedente assai pericoloso di organizzazione del caos e della più grossolana intromissione nelle questioni interne di uno Stato sovrano. Il medesimo scenario si sta ripetendo attualmente in Siria. E a chi potrebbe toccare domani? Alla Cina, all’India, alla Russia?
Lo schema elaborato dalla NATO per rovesciare Gheddafi rappresenta un precedente particolarmente pericoloso, che legalizza l’ingerenza militare volta a sostenere una delle fazioni in lotta in una guerra civile sulla base di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU. Gli avvenimenti in Libia hanno orientato i processi di transizione globali verso un regime di caos organizzato e di intensificazione della violenza armata e delle tecniche di Information Warfare. Russia e Cina hanno poi giustamente assunto una posizione nettamente contraria alla ripetizione in Siria dell’operazione NATO in Libia. Durante la cosiddetta “primavera araba” sono anche emerse le capacità di sfruttare le conquiste informatiche della civiltà contemporanea (da Internet ai telefoni cellulari alla televisione globale). Queste ultime sono divenute dei mezzi pratici per realizzare mutamenti politici in buona parte organizzati al di fuori dei confini della regione (i mass media britannici e statunitensi), attraverso l’utilizzo strumentale di problemi realmente esistenti.
I fatti in Libia hanno dimostrato che la strategia di Information Warfare si va gradualmente perfezionando. Tra il 20 e il 23 agosto 2011, durante l’assalto alla capitale libica Tripoli (realizzato in collaborazione con le forze speciali NATO), è stato condotto un ciclo di operazioni della guerra d’informazione per influenzare la popolazione dell’intero pianeta. Si è arrivati fino ad approntare, in Qatar, un allestimento scenografico della piazza centrale di Tripoli, nella quale attori mascherati che collaborano con i servizi britannici del MI6 fingevano di rallegrarsi della vittoria su Gheddafi. Il falso è stato realizzato dai collaboratori della BBC e di Al-Jazeera (già redazione araba della BBC), un centro d’informazione ideologica che lavora in modo mirato anche contro la Russia.
2. La guerra di informazione contro la Russia: l’operazione “anti-Putin”
La destabilizzazione del Vicino e del Medio Oriente e l’intervento militare NATO contro la Libia, organizzato dal servizio di spionaggio britannico MI6, finora non sono comunque riusciti a migliorare la situazione interna negli Stati Uniti (dove un americano su sette soffre la fame) né in Gran Bretagna (si pensi ai disordini londinesi di agosto). È invece iniziata la crisi bancaria dell’Eurozona, che sta conducendo rapidamente alla bancarotta delle più importanti banche di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. Anche in relazione a ciò il servizio MI6 ha deciso di ripetere lo scenario del crollo della Russia nel febbraio 1917 per salvare le banche europee. Ricordo che proprio Londra ha partecipato all’assassinio di tre imperatori russi (1801, 1881, 1918). Al primo Forum Internazionale sui Media “Le quatrième pouvoir”, tenutosi a Strasburgo il 20 febbraio 2012, per la prima volta ho pubblicamente dichiarato che Londra è l’avversario della Russia, il suo unico avversario storico.
Il principale ideologo della guerra d’informazione contro la Russia è Zbigniew Brzezinski, agente del servizio di spionaggio britannico MI6 assai ben introdotto nell’élite politica statunitense. Sotto la sua guida gli analisti delle università di Oxford e di Yale, nonché il centro analitico speciale del MI6 situato a 100 km da Londra (proprio dove fu elaborato il piano di sostegno all’improvvisa invasione dell’URSS da parte della Germania nazista il 22 giugno 1941), hanno elaborato l’operazione Cyclone-3, volta a bloccare i processi di integrazione in Eurasia.
L’operazione è iniziata immediatamente dopo la pubblicazione dell’articolo programmatico di Putin “Un nuovo progetto di integrazione per l’Eurasia: il futuro che nasce oggi”, apparso sul quotidiano “Izvestija” il 3 ottobre 2011. Nella prima fase dell’operazione, Michail Gorbačëv è giunto da Londra a Mosca insieme ad alcuni “consulenti” ed ha saputo rapidamente attivare i suoi favoriti dell’ex Comitato Centrale del PCUS in una serie di strutture chiave dell’apparato statale, nonché a capo di importanti mezzi di comunicazione (il quotidiano “Novaja Gazeta”, la radio “Echo Moskvy” etc.). Il principale colpevole del crollo dell’URSS è così riuscito a coalizzare contro lo Stato quei liberali che si odiavano a vicenda, le starlette televisive che corrompono la gioventù russa e i suoi stessi collaboratori segreti negli apparati dello Stato (la maggior parte dei quali si trova nell’agenzia di informazione pubblica RIA Novosti). Oltre a ciò, Gorbačëv ha “introdotto” il trozkista Sergej Udal’cov nel Partito Comunista della Federazione Russa per l’organizzazione di iniziative anti-putiniane in vista della successione a Gennadij Zjuganov. I vertici del potere si sono smarriti dinanzi ad un tale cocktail di informazione propagandistica contro lo Stato. Sembrava quasi che dopo un’aggressione propagandistica di tale portata in Russia potesse sopravvenire il caos e ripetersi lo scenario dei tragici avvenimenti del febbraio 1917… Invece il potere ha saputo resistere al primo colpo dicembrino della guerra d’informazione, iniziando a compiere passi nella direzione giusta.
Il 14 febbraio 2012 a Mosca è arrivato il nuovo ambasciatore americano Michael McFaul, coordinatore dei “borsisti”*. In precedenza McFaul aveva attivamente partecipato all’elaborazione teorica del progetto angloamericano di democratizzazione dell’Ucraina. Poi ha riassunto i risultati dell’esperienza di destabilizzazione politica a Kiev. Nel 2006, sotto la sua supervisione, è uscito infatti il libro Revolution in Orange: the Origins of Ukraine’s Democratic Breakthrough. Quindi, dopo il successo ucraino, su incarico dei rappresentanti della lobby britannica negli Stati Uniti (Zbigniew Brzezinski e Madeleine Albright), McFaul ha cominciato a cercare in Russia personalità analoghe, per stile di comportamento, a Julija Timošenko e Viktor Juščenko. E li ha trovati in personaggi come Aleksej Naval’nyj e Maša Gajdar.
A Mosca McFaul ha sviluppato una selvaggia campagna di informazione propagandistica, che certo ha poco a che fare con l’attività diplomatica. Il 17 e il 22 gennaio ha tenuto incontri con i leaders delle opposizioni. Poi è intervenuto in diretta ad un programma della radio “Echo Moskvy”. Il 25 gennaio ha quindi concesso un’intervista all’influente quotidiano “Kommersant”. Non ha nemmeno dimenticato di fare un salto sul primo canale della televisione russa, ospite del conduttore Vladimir Pozner, sperticato ammiratore degli Stati Uniti (30 gennaio). McFaul ha coordinato le manifestazioni anti-putiniane insieme al fondatore di “Novaja Gazeta” Michail Gorbačëv. Il compito principale di questi due agenti d’influenza dei banchieri londinesi è bloccare la costituzione dell’Unione Eurasiatica e l’elaborazione di una dottrina di Stato in Russia.
Ma taluni cambiamenti nei quadri del Cremlino a dicembre 2012 hanno impresso una svolta strategica nella campagna elettorale di Putin, avviando un reale contrasto all’attività di intelligence svolta dal servizio inglese MI6. Il 4 febbraio, con un gelo da -20 gradi, a Mosca si è tenuta un’imponente manifestazione di piazza sulla Poklonnaja Gora. Successivamente, il 23 febbraio, alla manifestazione in sostegno di Putin hanno preso parte più di 130mila persone. Proprio il discorso di Putin a questo meeting ha determinato la sua convincente vittoria del 4 marzo.
È importante prestare attenzione al fatto che l’operazione di intelligence anti-Putin, elaborata da Londra, in buona parte ripete quelle operazioni che l’impero britannico aveva già condotto contro i suoi principali nemici europei: Francia, Germania e URSS. La prima di queste operazioni fu quella condotta contro il cardinale francese Richelieu. L’operazione di intelligence britannica anti-Richelieu è durata più di 200 anni (quella contro il generale de Gaulle viene condotta da oltre 60 anni). Gli Inglesi hanno anche assestato un duro colpo nella guerra d’informazione al cancelliere Bismarck, l’unificatore della Germania. Poi è venuto il turno dell’URSS, che è crollata in seguito ad una guerra d’informazione iniziata nel 1943 (ed il cui ideologo fu Winston Churchill). Dopo la vittoria sul fascismo, il nucleo della guerra d’informazione contro l’Unione Sovietica era divenuta l’operazione strategica “anti-Stalin”, volta al discredito del passato storico e del presente del nostro grande Paese. In buona sostanza si trattava degli stessi modelli già utilizzati contro il cardinale Richelieu. La sua realizzazione risultò comunque estremamente ardua a causa degli evidenti risultati dell’URSS: proprio l’Unione Sovietica, uscita vittoriosa dalla Guerra Patriottica**, aveva infatti salvato l’Europa e il mondo intero dal fascismo.
Il simbolo dei grandi risultati di epoca sovietica era il Generalissimo Iosif Stalin. Io ritengo che l’operazione volta a discreditarlo (l’operazione “anti-Stalin”) sia stata elaborata sotto la guida Allen Dulles al Council of Foreign Relations di New York, attraverso l’utilizzo delle capacità operative della CIA e del MI6. Oltretutto, si tratta dell’operazione di intelligence più duratura del servizio britannico MI6. La sua durata ad oggi è di 64 anni (dal 1948 al 2012). Tanto per fare un confronto, la lunghezza dell’operazione di propaganda “Agente 007: 22 film su James Bond” è durata 17 anni di meno. Nell’ambito dell’operazione anti-Stalin ci si serve anche di collaboratori stabili: basti pensare a Vladimir Rezun, disertore e traditore del GRU (Servizio Segreto Militare) dell’Unione Sovietica, che sistematicamente pubblica articoli e libri strategici anti-staliniani, preparatigli dal servizio di spionaggio britannico. A suo tempo il ruolo principale nell’operazione “anti-Stalin” fu giocato invece da Nikita Chruščëv, sostenuto segretamente da Allen Dulles nella lotta politica interna all’URSS. E Gorbačëv fu scelto proprio perché fatto della stessa pasta di Chruščëv.
Dopo aver definito la nuova dottrina della Russia, cioè la dottrina dell’integrazione eurasiatica, Vladimir Putin è divenuto il principale oggetto della guerra d’informazione contro la Russia. A Michail Gorbačëv, Giuda di Stavropol’ e seguace di Allen Dulles, aveva certo destato preoccupazione l’idea russa, sviluppata da Putin all’inizio della campagna elettorale nell’articolo del dicembre 1999 “La Russia al crocevia del nuovo millennio” (patriottismo, politica di potenza, statualità, solidarietà sociale). E immediatamente iniziò l’opposizione alla sua realizzazione, che però non ricevette seguito dopo i risultati elettorali di allora. Ma dopo che, il 24 dicembre 2011, il congresso del partito Russia Unita ha approvato il programma elettorale di Putin – la sua nuova dottrina che si fonda su elementi già delineati in quell’articolo del 30 dicembre 1999 – è stata avviata l’operazione “anti-Putin”. Occorre prestare attenzione al fatto che nell’ambito di tale operazione vengono sostanzialmente usati gli stessi procedimenti di disinformazione e tecnologia della menzogna adottati nell’operazione “anti-Stalin”. L’unica differenza sta nell’uso dei più moderni strumenti di comunicazione di massa (internet, televisione globale, Social Networks, rete di ONG e bloggers lautamente finanziati).
Il 4 marzo la difficile campagna elettorale di Vladimir Putin si è conclusa con la vittoria. Ad essa hanno contribuito Vjačeslav Volodin e Dmitrij Peskov, nonché quelle decine di milioni di uomini che amano la propria Patria. La vittoria putiniana ha dimostrato che tutte le forze di buon senso della Russia sono riuscite a bloccare i propositi britannici di una riedizione dei tragici avvenimenti del 1917 e del 1991. Ciò significa che nel suo insieme il popolo russo ha avuto la meglio sull’aggressione di informazioni proveniente dall’esterno. Gli stessi siloviki hanno agito in modo impeccabile il 4 marzo. E, ciò malgrado, la guerra d’informazione continua. Per riuscire a vincerla, si potrebbe anche dar vita ad un Centro Speciale di Informazione dello Stato russo, da inaugurare magari il 6 giugno – ricorrenza della nascita del grande Aleksandr Puškin – dopo un’eventuale riorganizzazione di RIA Novosti, che spesso oggi conduce un’attività politica diretta contro lo Stato, partecipando all’operazione “anti-Putin” del servizio d’intelligence britannico MI6.
3. Che fare?
È evidente che la Russia non ha alcun interesse alla destabilizzazione globale e lavora ad una graduale trasformazione del mondo, affinché esso transiti dal modello del colonialismo liberale al dialogo fra civiltà. Per questo il compito fondamentale di Putin è promuovere uno sviluppo che garantisca la stabilità della Patria (cioè della società e dello Stato), nel contesto di profonda trasformazione globale. In questo senso mi sono rallegrato delle dichiarazioni del portavoce di Putin, Dmitrij Peskov, sul primo canale russo il 10 marzo scorso. Personalmente considero Peskov un intellettuale, un professionista e soprattutto un autentico patriota. Spero sinceramente che proprio lo sviluppo spirituale del nostro Paese dia un impulso positivo allo sviluppo generale della Patria, e in realtà non solo della Russia ma del mondo intero. Perché soltanto una Russia fondata su valori può offrire al mondo la possibilità di un futuro positivo. Ma la situazione che ormai si è creata a livello globale richiede al Paese una reazione adeguata, comprendente anche l’istituzione di meccanismi che sappiano rispondere alla guerra d’informazione proveniente dall’esterno.
La sempiterna questione russa – Che cosa deve fare Putin, divenuto il nuovo leader?
1. In primo luogo, è necessario prendere coscienza che nel corso di molti secoli l’anello debole dello Stato russo è risultata essere la sfera dell’informazione e dell’ideologia, il che ha condotto per due volte nel Novecento al frazionamento del Paese. Pertanto, ai fini del positivo sviluppo dello Stato russo, è opportuno adottare una dottrina di Stato (fondata sulle “tre D”: Spiritualità, Potenza e Dignità***) e costituire uno speciale meccanismo informatico, analitico e organizzativo, che contrasti l’aggressiva disinformazione ideologica proveniente dall’estero. La Russia, per diventare il cuore morale e l’attrazione economica dell’Eurasia nell’ambito della costruzione dell’Unione Eurasiatica, deve:
- A) Conferire ai valori morali e spirituali una posizione dominante nello spazio d’informazione russo;
- B) Bloccare la diffusione nello spazio informativo mondiale dei materiali negativi sulla Russia, che in modo voluto e mirato deformano la sua storia e le sue tradizioni;
- C) Sostituire il culto della violenza e della crudeltà che si vede oggi sui teleschermi della televisione russa con il culto della spiritualità, della conoscenza e della laboriosità;
- D) Dare un giudizio morale e spirituale della privatizzazione che è stata iniqua.
2. Appare assolutamente evidente la necessità di una rapida riforma dei diversi istituti dello Stato per un’ottimale collaborazione con quelli della società civile. Tale riforma va condotta in modo rapido e deciso, ma al tempo stesso attento e ponderato. La questione del merito di questi cambiamenti urgenti e necessari deve diventare una priorità del dibattito pubblico fra tutti i rami del potere, i partiti politici e le strutture delle società civile. In questo senso è indispensabile anche un’analisi professionale condotta da esperti. I meccanismi concreti per l’efficace organizzazione di tale dibattito nelle situazioni di crisi sono noti nella pratica politica di tutto il mondo, ivi compresa la Russia. Un esempio di straordinaria importanza per noi è l’esperienza di organizzazione dei processi sociali per superare il “Periodo dei Torbidi” all’inizio del XVII secolo, inaugurata dall’eroe nazionale e civile Kuz’ma Minin da Nižnij Novgorod. In quest’ottica sarebbe ben opportuno approfondire lo studio storico dell’esperienza di organizzazione del concilio degli zemstva del 1613.
3. Anche i meccanismi giuridici per l’adozione delle decisioni conseguenti a questo dialogo sociale e civile sono noti. Essi possono assumere la forma di una ratifica da parte del Parlamento di leggi corrispondenti a tali decisioni, oppure – qualora la decisione appaia particolarmente importante ai vertici del potere e alla società – attraverso l’indizione di un referendum nazionale previsto dalla Costituzione. Allo stesso tempo, Vladimir Putin deve necessariamente garantire lo svolgimento del dialogo civile nel severo ambito delle norme legali. È cioè necessario escludere ogni forma di pressione delle manifestazioni di strada e dell’informazione propagandistica sulla popolazione. L’obiettivo strategico è quello di garantire l’accordo sociale e contemporaneamente difendere l’élite politica e la popolazione da ogni negativa influenza sul nostro Paese.
4. Sulla base dell’accordo sociale è necessario superare il lascito della deindustrializzazione degli anni Novanta. Nel XXI secolo la Russia è gradualmente divenuta la sesta economia del pianeta, ma al costo di un enorme volume di esportazioni di risorse naturali: gas, petrolio, metalli, legname etc. Adesso occorre invece indirizzarsi verso una nuova industrializzazione tecnologica, compiere il balzo tecnico-innovativo per il Paese, per essere tra i primi al mondo ad inaugurare un nuovo modello di sviluppo dell’economia globale dopo i cambiamenti in atto su scala mondiale: il modello della cosiddetta sesta onda kondrat’eviana (morale ed intellettual-creativa). Una risorsa finanziaria essenziale per questa industrializzazione tecnologica è rappresentata dall’ampliamento del mercato interno, che renda il Paese più attrattivo per gli investimenti diretti. Lo stesso si può dire del commercio di risorse naturali da trattarsi in rubli russi. Un compito decisivo riguarda anche il maggior prestigio da attribuire in modo rapido al lavoro scientifico e ingegneristico. Proprio a tali scopi devono tendere gli sforzi degli spin doctors del Cremlino e l’efficace supporto da parte dell’informazione.
La nuova industrializzazione tecnologica rappresenta un’opportunità per la Russia, per quegli imprenditori-patrioti che non hanno preso parte alla privatizzazione iniqua dei disgraziati anni Novanta, per gli innovatori russi. Soltanto questa nuova industrializzazione tecnologica permetterà alla Russia di occupare un posto degno nel futuro mondo dell’innovazione.
5. L’accelerazione del processo di formazione dell’Unione Eurasiatica, dalla Scozia sino alla Nuova Zelanda, rappresenta anch’essa una sfida strategica per il nuovo presidente russo. Il 1 febbraio 2012 ha iniziato i lavori la Commissione Economica Eurasiatica, il primo organo sovranazionale dell’Unione Eurasiatica. Negli interessi della salvezza dell’Europa, sarebbe opportuno iniziare a pensare alla costituzione di una commissione mista, che includa sia i rappresentanti della Commissione Economica Eurasiatica sia quelli dell’Unione Europea. La questione fondamentale su cui dialogare è la creazione di uno spazio economico comune dall’Atlantico al Pacifico, dalla Scozia alla Nuova Zelanda, al fine di costruire un unico mercato continentale. In prospettiva sarebbe anche possibile dar vita a strutture sovranazionali regolative di tale mercato (per esempio, una Commissione Continentale o una Banca Continentale) che definiscano norme comuni per Unione Europea ed Unione Eurasiatica, specificando così le regole del gioco e delineando i contorni generali di un futuro prospero.
6. Una dottrina dello Stato per la Russia è il fondamento del processo d’integrazione. Il tempo ha dimostrato che senza l’adozione di una dottrina russa dello Stato i processi d’integrazione eurasiatica rischiano di assumere un andamento troppo lento, come avvenuto nel caso del progetto di unione tra Russia e Bielorussia. L’integrazione dell’Eurasia è possibile soltanto nel quadro di una politica russa che integri gli aspetti ideologici e d’informazione. Ciò, a sua volta, richiede l’elaborazione di una dottrina dello Stato.
Nella Costituzione russa attuale alla sfera ideologica è dedicato l’articolo 13. Nella sua forma attuale esso recita così:
1. Nella Federazione russa è riconosciuta la pluralità delle idee.
2. Nessuna ideologia può costituirsi in qualità di ideologia vincolante o di Stato.
3. Nella Federazione russa sono riconosciute la diversità di idee politiche e il pluripartitismo.
4. Le associazioni sociali sono tutte uguali davanti alla legge.
5. È proibita la costituzione e l’attività di organizzazioni sociali i cui fini od i cui atti siano diretti al mutamento violento delle basi del sistema costituzionale ed alla violazione dell’integrità della Federazione Russa, al sovvertimento della sicurezza dello Stato, alla costituzione di formazioni armate, all’incitamento alla discordia sociale, razziale, nazionale e religiosa.
Ecco la nuova possibile redazione dell’articolo 13:
1. Nella Federazione russa è riconosciuta la pluralità delle idee, nel rispetto di tre principi inalienabili di fondo: Spiritualità, Potenza dello Stato e Dignità.
2. La dottrina dello Stato si realizza sulla base di:
- a. Giustizia sociale
- b. Partenariato sociale
- c. Amor di patria
- d. Difesa dei valori morali e spirituali e dei sacrari nazionali
- e. Dialogo tra culture e civiltà
3. I principali simboli nazionali della Russia sono: il grande principe russo Aleksandr Nevskij, i Santi Sergio di Radonež e Serafino di Sarov, il generale Aleksandr Suvorov, il poeta Aleksandr Puškin, lo scienziato Dmitrij Mendeleev, il cosmonauta Jurij Gagarin.
4. Nella Federazione russa sono riconosciute la diversità di idee politiche e il pluripartitismo.
5. Le associazioni sociali sono tutte uguali davanti alla legge.
6. È proibita la costituzione e l’attività di organizzazioni sociali i cui fini od i cui atti si contrappongano ai tre principi inalienabili di Spiritualità, Potenza dello Stato e Dignità e siano diretti al mutamento violento delle basi del sistema costituzionale ed alla violazione dell’integrità della Federazione Russa, al sovvertimento della sicurezza dello Stato, alla costituzione di formazioni armate, all’incitamento alla discordia sociale, razziale, nazionale e religiosa.
Pertanto, nell’ambito della già avviata riforma politica russa un fattore chiave è quello ideologico. L’elaborazione di una dottrina di Stato è compito di tutti i partiti politici del Paese.
In tal modo, realizzando le misure sin qui menzionate, in collaborazione con le forze di buon senso presenti nel resto del mondo e sulla base di una dottrina dello Stato, Vladimir Putin può indirizzare la transizione del mondo da un regime di caos controllato verso un regime di edificazione costruttiva.
(Traduzione di Dario Citati)