Lunedì 28 aprile 2014, nella prestigiosa sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, si è svolto a Palermo il primo seminario del Colloquium Italo-Russo 2014, ciclo di eventi dedicato ai rapporti tra Italia e Russia istituito dall’IsAG e giunto quest’anno alla sua seconda edizione. La conferenza, che ha avuto luogo presso la sontuosa Sala Gialla di Palazzo dei Normanni, è stata organizzata dall’IsAG in collaborazione con l’Institut de la Démocratie et de la Coopération di Parigi e con il Consolato Generale della Federazione Russa a Palermo. Dedicata al tema La Russia e il Mediterraneo: storia, cultura, geopolitica, essa è stata realizzata inoltre con il supporto delle associazioni «Unione Slava» e «Sicilia-Russa», nonché con il patrocinio dell’istituto di credito Banca Nuova.
Il Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Giovanni Ardizzone ha inviato un indirizzo di saluto felicitandosi con gli organizzatori per l’importanza dell’iniziativa. Rammemorando il terremoto che colpì la città di Messina nel 1908 e causò decine di migliaia di vittime, il Presidente del Parlamento dell’isola ha ricordato l’eroico aiuto offerto dalle quattro navi russe stanziate nel porto di Augusta, che nei primi giorni si occuparono quasi da sole di distribuire medicinali, cure e generi di prima necessità. L’immagine dei marinai russi come angeli soccorritori si è da allora sedimentata nella memoria collettiva come un evento che può ben essere considerato il simbolo della presenza russa in un Mediterraneo in cerca di pace, solidarietà e sviluppo.
I lavori della conferenza sono stati aperti da un intervento del sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Il primo cittadino del capoluogo siciliano non si è limitato ad un augurio pro forma per lo svolgimento dei lavori, ma ha tenuto un’allocuzione di carattere storico e geopolitico anche in base alla sua esperienza di giurista e germanista. Orlando ha individuato nel 1492, anno della scoperta del Nuovo Mondo, il momento in cui il Mediterraneo ha progressivamente cessato di essere un genius loci di formazione delle civiltà per trasformarsi in un terreno di confronto tra potenze coloniali. Nel futuro prossimo, la grandezza del Mediterraneo sarà direttamente proporzionale alla capacità di rinunciare a mire egemoniche e di puntare invece all’attualizzazione delle tradizioni, ai contatti commerciali e diplomatici come chiavi operative per una gestione condivisa dello spazio.A seguire è intervenuto il sindaco di Cefalù Rosario Lapunzina, che ha ricordato come nella sua dimensione provinciale il Comune da egli governato si sforzi di costituire oggi un esempio di integrazione e rispetto della diversità nella preservazione delle peculiarità locali. Larissa Zatsepilina, Presidente dell’associazione «Unione Slava», ha ricordato le numerose attività delle comunità bielorussa, russa e ucraina nell’isola di Sicilia e la capacità della memoria storica di avvicinare i popoli attraverso l’alta cultura non meno che grazie alla conoscenza diretta.
Vladimir Korotkov, Console Generale della Federazione Russa a Palermo, ha ricordato l’antichità dei contatti fra la Russia e l’isola siciliana, che risalgono addirittura agli albori dell’anno Mille, stando alle testimonianze delle fonti secondo cui le truppe slavo-orientali affiancarono quelle greche nella lotta contro i Saraceni. Nel 1698 lo zar Pietro il Grande inviò la sua prima rappresentanza diplomatica a Messina, che fu rinforzata sotto Caterina II, mentre nel 1813 giunse a Palermo il primo vice-console dell’Impero: per la Russia, le relazioni con la Sicilia sono dunque di molto anteriori all’unificazione italiana.
Tiberio Graziani, Presidente dell’IsAG e Direttore della rivista Geopolitica, ha sottolineato l’importanza della pacificazione del «mare tra le terre» nel quadro della transizione uni-multipolare. Idrograficamente legato alle acque del Mar Nero, il Mediterraneo costituisce cioè non solo un asse di raccordo Nord-Sud tra Europa, Nordafrica e Vicino Oriente, ma anche una cerniera orizzontale fra l’Occidente e l’Oriente della massa continentale euro-afroasiatica che dalle acque mediterranee passa per l’Anatolia e il Caucaso sino alle steppe e alle oasi dell’Asia centrale.
Dario Citati, Direttore del Programma di ricerca «Eurasia» dell’IsAG che ha presieduto e moderato i lavori, ha ricordato le opere sul Mediterraneo di Fernand Braudel e Predrag Matvejević, sottolineando come proprio la Sicilia – per la sua capacità di accogliere elementi culturali eterogenei e valorizzarli in un’audace sintesi – possa essere considerata come una sorta di riduzione su scala regionale dell’Italia intera. Culla della Magna Grecia nell’antichità, attraversata nei secoli dalla presenza araba e da quella bizantina, indissolubilmente radicata nell’alveo della tradizione cattolico-romana, la Sicilia ha avuto forse nell’influenza dei popoli del Nord il suo punto di congiunzione con l’Europa settentrionale e centro-orientale. Proprio gli antichi Normanni, edificatori del Palazzo che fu residenza giovanile di Federico II di Svevia, costituiscono infatti una sorta di ponte etnografico tra le aree d’Europa e d’Eurasia: nucleo primigenio di popolazioni germaniche quali i Tedeschi e gli Inglesi moderni, essi ebbero un ruolo importante anche nelle origini dell’antica Russia e strutturarono le istituzioni medievali di tutto il Mezzogiorno d’Italia.
La relazione di Natalija Naročnickaja, Presidente dell’Institut de la Démocratie et de la Coopération di Parigi, è partita da un excursus storico sul Congresso di Berlino (1878) con cui si concluse la questione d’Oriente che vedeva opporsi soprattutto Impero russo e Impero ottomano. Richiamando le analisi di Halford J. Mackinder, Naročnickaja ha mostrato la profonda novità intervenuta con la storia novecentesca e ha fornito una dettagliata diagnosi della regione mediterranea dopo la caduta dell’URSS. Per le potenze esterne all’Europa, il Mediterraneo costituisce ancora un asse geostrategico di frazionamento che da Sud si dipana sino al Mar Baltico passando per il meridiano «mackinderiano» di Berlino.John Laughland, Direttore di Studi dell’Institut de la Démocratie et de la Coopération di Parigi, ha quindi approfondito questi temi attraverso un documentato confronto tra la crisi ucraina e quella siriana. In entrambi i casi si è assistito a una politica «rivoluzionaria» da parte del sistema occidentale, che non ha cioè esitato a sostenere atti di illegalità e a sottacere all’opinione pubblica l’estremismo ideologico dei diversi contesti (islamista in Siria, neonazista in Ucraina). Ma persino l’Europa centro-settentrionale, senza il Mediterraneo, non sarebbe Europa. L’adeguamento dell’Unione Europea alle scelte della NATO nelle politiche mediterranee dimostra, secondo Laughland, l’alienazione geografica di Bruxelles dallo spazio che dovrebbe amministrare: al Mediterraneo come sbocco naturale si è sostituito l’Atlantico come una sorta di categoria escatologica in cui i Paesi membri si illudono di trovare una via di salvezza.
Ekaterina Naročnickaja, docente presso l’Accademia delle Scienze di Russia, ha tenuto invece un lungo intervento sulle relazioni culturali della Russia con il mondo latino. Sebbene la presenza russa nel Mediterraneo sia storicamente passata attraverso il filtro bizantino-ortodosso dei Balcani slavi e della Grecia athonita, i rapporti della cultura russa con il mondo cattolico non sono stati segnati solo da conflittualità. Ne è un esempio, fra gli altri, la prolifica attività del filologo e antichista Fëdor Sokolov, che alla fine del XIX secolo fece conoscere e apprezzare in modo appassionato e approfondito le ricchezze storico-archeologiche della Sicilia.
Il seminario si è concluso con un’erudita ricostruzione storica da parte del Professor Manlio Corselli, docente di Filosofia Politica presso l’Università degli Studi di Palermo e Cavaliere di Grazia Magistrale in Obbedienza presso il Sovrano Militare Ordine di Malta. Corselli ha portato i saluti ufficiali del Delegato Granpriorale di Palermo, il marchese Paolo de Gregorio, per poi passare ad una dettagliata dissertazione sui rapporti tra l’Ordine di San Giovanni e l’Impero zarista, in particolare nel periodo tra XVIII e XIX secolo quando Paolo I di Russia fu nominato Gran Maestro.
(D.C.)