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La sabbia sa di marzapane (terza parte)

Da Villa Telesio
La sabbia sa di marzapane (terza parte)

Naked Lunch (1991)

(leggi la prima e la seconda parte)

Kandle bussò alla sua porta timidamente, impaurito dal fiato dei due mastini che dietro di lui, insieme all’androide Kimber04, attendevano. Bussò tre volte, senza ottenere nessuna risposta. La femmina di androide lo spostò di peso, spingendolo alla sua destra. Aprì con un calcio la porta e puntò gli occhi inespressivi verso la finestra aperta. “Cristo…”, pensò Rodolfo Kandle: qualcuno era fuggito dal suo condominio nel IV Settore, c’era la pena capitale per questo. L’androide fece un balzo fuori dalla finestra e lasciò un mortificato Kandle solo con i due mastini. Ora era fottuto per colpa di quel pazzo, “fottuto”, pensò il povero amministratore di condominio.

Gheel, Giulio Gheel. Si chiamava così il maledetto errore nel sistema maldoniano di controllo dei sogni della popolazione del IV Settore. Un errore di 27 anni, nato e cresciuto a Maldonian, figlio della generazione successiva all’avvento del Governo Misto. Un mangiagatti, comunque, come tutti i maldoniani.

Vide l’androide femmina avvicinarsi al cancello 5, quello usato da lui per evadere dal condominio. Non smise di pensare che avrebbe potuto ucciderla là, sul colpo. L’arma che aveva rubato durante il servizio militare era tra le sue mani, un modificatore di particelle del tipo YZ, elementare e letale. Ma decise di non farlo. Probabilmente così avrebbe salvato la vita di Kandle, che gli faceva pena, una pena infinita. Sapere che uno dei condomini era fuggito contemporaneamente alla visita di un androide (evento mai avvenuto) avrebbe convinto i giudici del Tribunale Misto che era inevitabile nella progressione computeristica degli eventi maldoniani. Una cosa che doveva succedere. Perchè tutto ciò che succedeva in presenza di androidi non era direttamente imputabile agli uomini in quanto ciò avrebbe comportato l’ammissione della fallibilità androide. Si era allora deciso di accordare ogni evento del genere alla volontà infinita e indiscutibile della Macchina. Se lo voleva la Macchina, doveva succedere, insomma. Ma questo non importava molto né a Kimber04, decisa a riprendere il fuggiasco, né a Kandle che mestamente tornava in sala riunioni per tranquillizzare il resto dei condomini.

Giulio decise di restare nascosto fin quando l’androide non se ne fosse andata. Ma lei fiutava, si impettiva per fiutare, e Gheel non potè fare a meno di notare quanto fossero affascinanti le ultime creazioni della Macchina. Ma fu un pensiero che durò pochi minuti, il tempo di essere scoperto. Sparò, colpì due volte in testa l’androide e riprese a scappare, saltellando sul corpo del custode che aveva in precedenza stordito. Riuscì ad uscire e prese a correre all’impazzata verso il nulla della periferia maldoniana. Kimber04 si rialzò, guardò Giulio lontano nel grigio, e corse verso il condominio, con la faccia gelidamente squarciata.

Nemmeno il tempo di rientrare per chiamare rinforzi, che Kimber04 (insieme a Rodolfo Kandle) si ritrovò circondata dagli altri condomini, imbufaliti da quanto accaduto: “Perchè lo avete lasciato andare?”, gridarono in faccia all’androide. Tutti furono richiamati da un rumore come se fuori ci fosse uno sciame di cavallette. “Oh mio Dio, ma quello è il III Settore, che diavolo ci fanno qui?” disse con occhi folli Kandle.

(continua)


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