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La sabina Amiternum

Creato il 01 aprile 2013 da Kimayra @Chimayra

La sabina Amiternum

Resti del colonnato di una villa romana di Amiternum

Più di duemila anni fa, nel territorio dell'Abruzzo aquilano abitavano i Sabini, dediti alla pastorizia e all'agricoltura. La loro città principale si chiamava Amiternum e fu conquistata dai Romani all'inizio del III secolo a.C.. Il pagus primitivo si trovava sul colle di San Vittorino e il territorio di Amiternum fu attraversato, nel 211 a.C. da Annibale.
Dopo la conquista romana, Amiternum fu fiorente municipium della tribù Quirina nel I secolo a.C. e conobbe un lungo periodo di prosperità, testimoniato dalla presenza di numerosi e grandi edifici pubblici. A noi rimangono, oggi, un teatro e un anfiteatro oltre a pochi resti delle terme e di un acquedotto, l'Aquae Arentani.
Il teatro ha dimensioni monumentali e fu costruito in epoca augustea. Si pensa che la sua capacità potesse raggiungere i 2000 spettatori. Oggi è possibile ammirarne la gradinata bassa della cavea, parte del piano e le murature di base della scena. L'anfiteatro è, invece, posto lungo il corso dell'Aterno, il fiume che ha dato nome alla città. Fu costruito intorno al I secolo d.C., in opera cementizia rivestita di mattoni rossi. Ha 48 arcate che sostenevano diversi ordini di gradinate che, purtroppo, oggi non sono più visibili e poteva contenere fino a 6000 spettatori. I primi scavi vennero iniziati nel 1880. A nord del teatro, che praticamente era il centro della città, si trovava il Foro, il centro della vita pubblica di Amiternum.
Nei pressi dell'anfiteatro è stato riportato alla luce un edificio tardo-romano con probabile funzione pubblica, che ha restituito mosaici ed affreschi e che si sviluppava intorno ad una corte centrale, con un portico che dava aria e luce. Finora sono stati indagati l'atrium, l'impluvium e il tablinium di questo edificio. L'impluvium è stato realizzato con pregiato marmo di Porta Santa proveniente dall'isola greca di Chios. Questi marmi recano impressa la traccia di un terremoto dell'epoca di Costantino.

La sabina Amiternum

Anfiteatro di Amiternum

Molte pietre asportate da Amiterno, nel corso dei secoli, sono state utilizzate per costruire il vicino borgo di San Vittorino e, soprattutto, la chiesa dedicata a San Michele Arcangelo. Questa chiesa è stata eretta sulle più grandi catacombe paleocristiane in Abruzzo, dedicate a San Vittorino perché si sviluppavano attorno alla tomba nella quale, secondo la tradizione, era stato inumato il santo. La catacomba ha due ingressi, uno dei quali si trova presso il presbiterio rialzato della primitiva basilica. Il primo ambiente contiene la tomba del santo e da qui si scende in una grotta con tombe molto antiche, scavate nella roccia. Un altro ambiente, invece, ha la volta sostenuta da colonne provenienti dall'antica Amiternum e conserva alcune iscrizioni della città romana.

La sabina Amiternum

Teatro di Amiternum

Nel II secolo a.C. Amiternum ottenne la cittadinanza optimo iure, che consentiva ai suoi abitanti di votare ed avere un certo peso nell'impero. Questo le consentì di venire servita da un importante snodo viario. La città si trovava già lungo un antico asse viario, la via Cecilia che arrivava fino ad Hatria, venne, in seguito, raggiunta dalla via Claudia Nova e da due diramazioni della via Salaria.
L'ascesa politica fino alla carica di senatore fu stabilita, ad Amiternum, con la carica del patronato. Questa carica è attestata in due famosissime tabulae patronatus, ritrovate nel 1929 a Preturo. Si tratta di tavole in bronzo della prima metà del IV secolo a.C., nelle quali è citato Sallius Sofronius Iunior, il quale rimise in funzione l'acquedotto aggiungendovi fontane, serbatoi e cisterne e ripristinò la funzionalità delle terme dotandole, inoltre, di statue.

La sabina Amiternum

Uno degli ultimi ritrovamenti effettuati ad Amiternum

Tra i personaggi la cui storia è legata all'antica città sabina vi è il console Appio Claudio Cieco, ricordato soprattutto per aver iniziato la costruzione della via Appia nel 312 a.C.. Ad Amiternum nacque, nell'86 a.C., Sallustio e in seguito - secondo alcune leggende - Ponzio Pilato, futuro prefetto di Giudea, che qui sarebbe morto ed il cui corpo sarebbe stato lasciato insepolto e, chiuso in un sacco, affidato ad un carro di bufali lasciati liberi. Bufali che, dopo aver peregrinato senza meta, si sarebbero gettati nel lago di Pilato, sui Monti Sibillini, a circa 50 chilometri da Amiternum.
Tra i culti privati della città si annoverano quelli di Feronia, di Ercole e di Fortuna.
La città ha restituito molti resti scultorei ed iscrizioni, tra le quali il calendario amiternino, ritrovato nella zona del Foro. Si tratta di un calendario inciso su pietra che riportava le più importanti ricorrenze religiose e pagane del I secolo d.C.

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