La santa alleanza (e il triplice fischio)

Continuo a non credere ad una coalizione tanto eterogenea quanto incerta. Casini e Vendola vicini, proprio no, non riesco a immaginarmeli. Per non parlare di Fini, che in un simile contesto c’entra come i cavoli a merenda. L’argomento torna d’attualità a leggere questo articolo del Corriere della Sera secondo cui si stanno gettando le basi per una santa alleanza. In passato Casini non ha escluso a priori la possibilità di un avvicinamento al Partito democratico, ma ha sempre preso le distanze da Di Pietro e Vendola. Il primo, a quanto sembra, è già da considerarsi un corpo estraneo. L’altro, invece, verrebbe incluso nel progetto stando ai piani di alcuni pezzi grossi del Pd. Ma i centristi cosa pensano al riguardo? E i futuristi? Come motiveranno i terzopolisti una tale decisione al loro elettorato? E ancora, la veltroniana vocazione maggioritaria? (Sicuri sicuri che i Modem siano tanto entusiasti?). Che dopo 17 anni si pensi ad una coalizione a geometria variabile per battere Berlusconi è sintomo di una probabile insicurezza nonché presumibile inconsistenza. E l’ottimismo che aleggia (“In questo modo vinciamo”) appare piuttosto un velleitario esercizio retorico. Anche perché, se così non fosse, rimarrebbe un’unica alternativa: la canna del gas.