Mandiamo il Rettore e i Professori sulla Concordia da smontare (di Francesco Merlo)
Dunque ci sono voluti trenta giorni e lo scoop del quotidiano La Nazione perché la Sapienza si accorgesse di quella grottesca lezione tenuta “come iniziativa colleaterale nell’ambito di un master” della cattedra di Criminologia forense nei locali del Circolo dell’Aviazione. E sto dicendo che l’università si distrugge in tante maniere, e che dunque Schettino in cattedra è solo il gran finale di quel clientelismo e familismo – i peggiori d’Italia – raccontati magistralmente dai colleghi di Report, la bella trasmissione di inchiesta di Milena Gabanelli. Come potrebbe infatti una univerisità sana, che forgia i valori morali e le competenze materiali, invitare a parlare “davanti ad un centinaio di studenti ed esperti” l’uomo che, insieme a 32 vite, ha provocato la fine dell’etica del comando e della tradizione marinara italiana?
Non è stato insomma l’incidente di un professore goffo e superficiale. E’ invece l’ultimo grano di un rosario di collassi. Certo, il minimo che si possa dire del criminologo che lo ha invitato è che non si rende conto di che cos’è un crimine. La sua pubblicazione più importante si intitola:
"I serial killer. Il volto ignoto degli assassini seriali. Chi sono e cosa pensano, come e perchè uccidono. La riabilitazione è possibile?"
Ammettiamo pure che il professore volesse rivelare il lato oscuro anche di Schettino e magari redimerlo, ma certo quel titolo, forse facendo torto al contenuto del libro che non abbiamo putroppo letto, sembra lo strillo di una delle tante trasmissioni choc del pomeriggio tv, una di quelle che inviterebbero la Franzoni a parlare in un asilo infantile, o il novergese Breivik a spiegare come ci si comporta in un lugo affollato. Adesso, seppellito dall’indignazione, il criminologo minaccia querele e dice che è stato costretto ad accogliere Schettino a e farlo sproloquiare dagli avvocati che gli hanno imposto, che in politica è stata un’astruseria forse necessaria, manella Scienza è solo un ridicolo espediente. Non risulta infatti che per spiegare il sistema coperinicano la par condicio imponga ai professori di far gestitre un master a Tolomeo.
La verità è che dietro la lezione di Schettino c’è il rumore senza sostanza dell’università italiana, il vuoto di sapere, il fumo senza arrosto, la spettacolarità al posto del rigore, l’audience salottiera e l’intrattenimento invece della sperimentazione responsabile, del protocollo scientifico, dei controlli di qualità. Ed è ovvio che dinanzi all’indecenza di questa docenza gli studenti non vadano alle lezioni, se non per vedere da vicino il mostro, la cialtroneria criminale, lo Schettino.
Ecco come siamo ridotti: l’università da cui fu cacciatao il galantuomo Luciano Lama oggi insedia e ossequia il cialtrone Schettino. Roba che ci fa rimpiangere il 68, gli autonomi, la pantera… e persino le chiamate in cattedra, che pure tanto criticammo, degli ex terroristi Curcio e Franceschini, criminali sì ma almeno drammatici testimoni di un’epoca italiana che è stata tragica ma ad alta tensione sociale e ideale. E val la pena ricordare, ‘a pendant’, la recente lezione magistrale di Briatore alla Bocconi, e non sui sistemi per evadere il fisco o frodare lo sport ma sulla sua scienza di imprenditore billionaire. Certo, grazie al cielo, la Bocconi di Monti e Draghi non è la Sapienza di Frati e Mastronardi, ma il metodo è purtroppo lo stesso, anche se la scienza surrogata dello stregone Briatore fa sorridere rispetto a quella del naufragoforo.
E c’è infine la faccia di Schettino che è un capolavoro di autocompiacimento criminale. Ebbene, Schettino non ha lavorato da solo nella trasformazione di un eccidio in gloria. Gira il nostro povero Paese non con l’atteggiamento dell’impunito ma dell’eroe e si crede la statua della libertà perché davvero è più popolare e più ricercato di Ibrahimovic. Diciamo la verità: è l’orribile Italia degli ammiratori e degli incuriositi che gli permette di spacciare la strage per un merito. Per troppi italiani, prima ancora che per lui, ogni morto annegato al Giglio è come una tappa del tour de France vinta da Nibali, per loro non c’è alcuna differenza tra Schettino e i divi della televisione. Ecco perché ha potuto tenere una lezione universitaria come se fosse lo scopritore della penicillina.
E questo successo dell’impunito Schettino fa impallidire anche quello del punito (e recluso) Fabrizio Corona, del quale ora si chiede generosamente la grazia. Corona aveva almeno la faccia maiuscola della provocazione e non quella del pio e allegro bove carducciano che diventa sempre più rubizza e soddisfatta ad ogni selfie che concede, ad ogni ballo, ad ogni festeggiamento sino alla lezione impartita all’incredibile Sapienza. Proponiamo uno scambio: teniamoci Schettino all’Università e il professore e il suo rettore, verso Genova, dove rottamano le vergogne italiane.
Francesco Merlo
Il "Comandante" Schettino a Ischia, in versione Cafonal
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Il Prof. Mastronardi: "Lombroso portava i criminali in aula, non sono pentito per Schettino" (Fonte: Corrado Zunino - Repubblica)
Il professore che ha invitato l'ex capitano della Concordia all'università: "Dovevamo parlare degli errori commessi sulla nave e i suoi legali hanno chiesto la par condicio"
"Non era previsto, il master era riservato a esperti. Mi hanno chiamato i suoi avvocati, mi hanno chiesto la par condicio".
Non diciamo bugie. Sul programma che ha diffuso c'era scritto: "Commenterà il comandante Francesco Schettino ".
"Me l'aveva chiesto l'avvocato Calabretta, come forma di cortesia, per riequilibrare il dibattito scientifico. Un video in 3D avrebbe mostrato gli errori di manovra commessi sulla Concordia. Mi aspettavo una breve relazione dei suoi legali e invece mi si è presentato Schettino, in persona".
Poteva anche dire di no agli avvocati, ha temuto querele?
"Mi hanno chiesto quell'intervento con fermezza, ma non c'era un motivo per non dare la parola al comandante".
Professore, Schettino è imputato di omicidio plurimo e da diversi mesi sta facendo il tour d'Italia per difendersi.
"Io questo non lo sapevo".
Quanto ha parlato, al master?
"Dieci minuti, forse meno".
E che intervento è stato?
"Difensivo, basso profilo. Aveva paura di tutto".
Un'autodifesa all'università con un processo in corso?
"Alla fine l'ho interrotto bruscamente, sulla domanda sull'inchino della nave era rimasto in silenzio. Imbarazzante".
È pentito di aver accettato quella presenza?
"No. Un amico magistrato mi ha ricordato che il professor Lombroso portava a lezione gli omicidi. Anch'io nel master ho fatto parlare gli studenti con un uomo che aveva ucciso la moglie: è venuto a comunicarci i suoi tormenti. Non sono pentito, però non farò parlare Schettino una seconda volta".
Professore, per lei il capitano della Concordia è vittima di uno tsunami colpevolista? Forse voleva riequilibrare.
"Mi mancano troppi elementi per la formazione di un giudizio. Non sono colpevolista né innocentista, solo garantista. I miei studenti hanno prodotto ricerche internazionali che dicono che il pubblico vuole sempre un solo colpevole, un capro espiatorio".
Alla fine ha consegnato un attestato di partecipazione.
"Si fa così con tutti, ma è stata una consegna al chiuso. Niente applausi, niente fotografi. Gli ho detto: "Sarò felice di darle un attestato pubblico quando la sua vicenda giudiziaria sarà finita"".
Ha appena detto che non lo inviterà più.
"Guardi, sto andando in pensione".
Ha dato soldi all'ex comandante per l'intervento?
"Non pago mai nessuno per i miei master".
Il rettore l'ha deferita, ha già definito le sue spiegazioni patetiche.
"Gli spiegherò tutto, punto per punto. Non eravamo in una sede universitaria, l'intervento non era inizialmente previsto, non gli ho dato eco. Schettino ha replicato a un filmato appena trasmesso e stop, non ho permesso di allargare il discorso".
Professore, è stato vittima di una trappola?
"Vittima di un accadimento, solo un accadimento ".
Corrado Zunino
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Cos'è La Sapienza, chi è il Rettore Luigi Frati (Fonte: Wikipedia)
Il settimanale l'Espresso gli ha dedicato nel 2007 un'inchiesta intitolata Il barone Frati. In occasione della sua elezione a rettore, hanno di nuovo attratto l'attenzione della stampa le accuse di nepotismo, rivoltegli da più parti, per via della presenza di tre membri della sua famiglia nel corpo docente dell'università. Numerose polemiche ha in particolare suscitato la chiamata come professore ordinario, nella Facoltà di Medicina della Sapienza, del figlio Giacomo, già professore associato nella medesima facoltà, nel 2010, pochi giorni prima dell'entrata in vigore delle nuove norme contro il familismo nel reclutamento dei docenti universitari.
Il giornalista Gian Antonio Stella ha dedicato più di un articolo alla questione, mentre Report ha realizzato un servizio dal titolo «Cuore di papà», ed è ritornato sull'argomento il 25 marzo col servizio Professor Frati, un rettore tutto fare.
Il 9 novembre 2012 Report ha diffuso un servizio sul professor Frati e su uno scandalo verificatosi nel day hospital del reparto da lui diretto. Una paziente sotto chemioterapia avrebbe ricevuto una dose di cisplatino e sviluppato una reazione allergica. In una seconda seduta non sarebbe stato somministrato un altro chemioterapico, ma ancora il cisplatino provocando un arresto cardiocircolatorio. La dottoressa Flavia Longo, responsabile del day hospital avrebbe falsificato le cartelle cliniche e escluso la paziente dalla possibilità di effettuare la chemioterapia con il secondo farmaco. Il professor Frati secondo comunicazioni scritte sarebbe stato a conoscenza dei fatti e avrebbe coperto la versione della dottoressa Longo davanti alla paziente. In seguito a questo episodio è stato sospeso senza stipendio dalla carica di primario del reparto di oncologia. Già il precedenza era stata richiesta la sua sospensione per il mancato adempimento del ruolo di primario.
Anche noi, nel nostro piccolo, ci eravamo già occupati de "La Sapienza, con questo post del 12 settembre 2011 ed altri (vedi post cliccando sull'immagine sottostante):
Ma ce ne sianmo occupati in diverse altre circostante, per sottolineare come la "prestigiosa" ed "efficientissima" Università della Confindustria fosse diventata, nel tempo, una specie di pensionato per trombati di lusso della politica (in special misura coté italoforzuto) e generone vario.
Nonostante avessi fatto richiesta di un link, dalla Sapienza non sono MAI riuscito ad ottenere un elenco completo del personale docente. Mi è stato spiegato dall'Ufficio Stampa che l'elenco era "riservato" (???) Eppure non dovrebbe essere un segreto di stato. Così, a spizzichi e bocconi, qualche nome sono riuscito a scovarlo. Per esempio quello dei berlusconiani della prima ora Carletto Scognamiglio, Giuliano Urbani, lo psicologo Meluzzi, e persino - udite, udite! - Paolo Bonolis, docente alla Facoltà di "Scienze della Comunicazione"
Che dire??? Un paese così "gnià fa", non può farcela. A meno che non si decida ad allestire un palco nella Piazza più grande d'Italia, con tanto di posti a sedere per le "tricoteuses"...
Tafanus
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