Non amo molto guardare la televisione, al massimo ascolto i telegiornali quando la radio fa le bizze. Però, ho sempre amato il genere poliziesco, fin da piccola.
Impazzivo per Ellery Queen e per Colombo. Mi affascinavano i modi cortesi ma fermi di Poirot e le disquisizioni enogastronomiche di Nero Wolf. Poi sono arrivate le pettinatissime Charlie's Angels e le bellezze autentiche in hot-pants di Hazzard, le mascalzonate di Attenti a quei due (bellissima anche la colonna sonora) e, dulcis in fundo, La signora in giallo, una simpatica signora che in qualsiasi parte del mondo andasse si ritrovava con un cadavere all'ora del tè.
Passano gli anni e il cellulare ha preso il posto del telefono beige i cui numeri venivano impostati utilizzando la matita, la voce stentorea del mega calcolatore (che negli anni '80 di solito prima di stampare quantità industriali di tabulati anticipava a voce il contenuto della ricerca) è stata sostituita da skype su smartphone di ultima generazione e il caro e rassicurante fazzoletto di candido cotone, usato per preservare le presunte impronte digitali lasciate su di una coppa (e non flute) di champagne, ha lasciato il posto allo scanner che grazie all'AFIS ti trova via GPS l'indirizzo del sospettato di turno.E arriviamo alla serie che ha reso tutti noi, o coloro i quali non ne hanno perso una puntata, degli scienziati perfetti, neanche avessimo conseguito il diploma di anatomopatologo grazie alla Scuola Radio Elettra. Sto parlando di CSI, ovviamente.
E ad ogni perquisizione, effettuata nel corso delle diverse stagioni (oramai sono passati quasi 10 anni dal primo episodio) io vengo colta da un unico, martellante pensiero: ma semmai dovessero perquisire in quel modo la mia casa....cosa risulterebbe?No, non ridete, è una cosa seria! Ci avete fatto mai caso? Abitazioni linde e senza un filo di polvere dove trovano posto lavanderie con un contenitore per ogni singola tipologia di capo da lavare e con i detersivi disposti in ordine alfabetico, salotti dai divani candidi, senza unghiate di gatto o cartine di cioccolatini malamente nascoste tra i cuscini, garage (ah, che belli i garage dei cattivi!) contenenti le medesime cianfrusaglie dei nostri (esplosivo al plastico, bazooka e qualche M16 preso in saldo) ma vuoi mettere la disposizione e l'ordine? Vogliamo parlare della cucina e soprattutto delle dotazioni di questi ambienti di 90 mq dall'acciaio luccicante, dalla planetaria imperante e assolutamente privi di cibo, neanche avanzato?Capite ora cosa voglio dire, vero? Quanto più rassicurante era Colombo con la sua macchina scassata, il cane depresso e l'impermeabile che una volta era beige?
Zuppa di cipolla di Acquaviva con datterini e zafferano
Ingredienti (per due persone)
1 grossa cipolla di Acquaviva (diciamo 4 di quelle di tropea "normali"), 4-6 datterini, 1 bustina di zafferano, olio evo, sale, 4 grani di pepe nero, un sospetto di peperoncino, 2 bicchieri di brodo vegetale o acqua.ProcedimentoTagliare in dadolada la cipolla e rosolarla con un po' di olio evo per 10' in una casseruola a fuoco medio, unire i datterini (io ho usato i locali pomodorini fiaschetto di Torre Guaceto, strepitosi) tagliati in 4 spicchi, mescolare bene e continuare la cottura per altri 5'. Unire lo zafferano, i grani di pepe nero, il pepencino macinato, unire il brodo, regolare di sale e continuare la cottura per altri 10' o fino a quanto le cipolle saranno morbide ma non sfatte. Servire immediatamente con delle fettine di pane tostato nella padella antiaderente e con una grattugiata di ricotta salata, se gradita.