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La scena perduta di Abraham Yehoshua. La paura metafisica

Creato il 05 marzo 2012 da Spaceoddity
La scena perduta di Abraham Yehoshua. La paura metafisicaOblio, colpa ed espiazione, viaggio in terra straniera e ritorno alle origini: l'immaginario collettivo non potrebbe esprimersi in termini più ebraici ne La scena perduta, il nuovo romanzo di Abraham B. Yehoshua, tradotto in italiano da Alessandra Shomroni per la casa editrice Einaudi. La scena perduta, degno di figurare al posto d'onore per il giorno della memoria, è anche un libro sull'artista e sul prezzo da pagare per la propria creatività o per un difetto di fantasia.
Il romanzo di Abraham B. Yehoshua racconta la storia di Yahir Moses, regista israeliano non proprio affermato al termine della propria carriera. L'uomo è protagonista di un'improbabile retrospettiva in una capitale della cristianità, Santiago de Compostela. Vi si reca con Ruth, l'attrice protagonista della sua cinematografia e lì apprende con stupore (e, direi, con sgomento) che i titoli in programma sono quelli della sua giovinezza, quando a scrivere le sceneggiature era un suo ex alunno, Shaul Trigano, a suo tempo amante di Ruth. Film dimenticati in parte o del tutto, film poco significativi, quasi rinnegati dal regista in nome di un rapporto che si interruppe e fece del male a tutti coloro che furono coinvolti nella loro produzione.
La prima parte de La scena perduta di Abraham Yehoshua è un inseguimento a storie senza autore, a nomi dimenticati, a vicende senza esito. Yair e Ruth guardano perplessi i loro film doppiati in una lingua del tutto ignota, senza riuscire a capirci quasi nulla o a ricordare trame, motivi e sviluppi per difendere quelle opere: di fronte hanno un pubblico di appassionati ed esperti di cinema, curiosi di aspetti tecnici, dei simbolismi velati, ansiosi di sfondare la cortina del trascendente in storie surreali, quando non inverosimili. Dimentichi del proprio agire, Moses e la sua attrice, si riscoprono a doverlo giustificare. E d'altra parte, ben altra è la colpa che l'uomo è chiamato ad espiare: il taglio di una scena da una vecchia sceneggiatura rientra furtiva nell'esperienza per via di un quadro appeso nella camera del regista dove questi è ospitato.
La scena perduta di Abraham Yehoshua. La paura metafisicaSi tratta di una Caritas romana, forse di autore fiammingo: il tema – tradizionale – è riportato, tra gli altri, anche da Valerio Massimo (Factorum et dictorum Memorabilium Libri Novem, V,4,ext-.1). Cimone è in prigione e in catene e viene nutrito dalla figlia, una puerpera che gli cede il latte del figlio direttamente dal seno. L'immagine è dunque scabrosa, poiché rappresenta un uomo vecchio in catene appeso al petto di una giovane donna. Ruth, che avrebbe dovuto rappresentare in un suo film una scena analoga, allora si rifiutò e fu questo a causare la rottura nel gruppo di lavoro originario, quando Trigano lasciò la donna in eredità a Moses, come personaggio, prendendo altre strade.
Tra digressioni, caratteri e sottotracce, La scena perduta è in grado di convogliare una serie di ottime idee, motivi profondi di indagine su ciò che può voler dire fare i conti con le proprie ragioni, i propri silenzi, ciò che si è andato vanificando della vita nel corso degli anni. Per molti aspetti, questo romanzo continua i ragionamenti che Yehoshua portava avanti nel suggestivo Il responsabile delle risorse umane, dove si affrontava con energia ancora più lacerante il tema dell'ignoranza e dell'espiazione, il viaggio nel fondo perduto della memoria e degli alibi in base ai quali si agisce.
Yehoshua è molto bravo a squadernare le ragioni e arriva a concettualizzare diversi temi di importanza capitale nelle relazioni, nei legami affettivi, e nella dimensione del trascendente e del reale. L'autore estende la sua vicenda fino a elaborare un'allegoria grandiosa e impegnativa: gli nuoce una scrittura senz'altro verbosa, un'esplicitezza talvolta insensata, lungaggini qua e là intollerabili, che nulla aggiungono e molto vanificano in termini di concentrazione.
La scena perduta di Abraham Yehoshua. La paura metafisicaLa scena perduta è, senz'altro, più pregnante di altri romanzi di Yehoshua in termini di simbolismo storico e culturale; anche senza ricorso a categorie estetiche – per le quali si dovrebbe dire che è meno bello, non so, de L'amante – rimane purtroppo il fatto che è meno efficace, più dispersivo e misterioso. Né mi convince l'ipotesi che la strada imboccata dall'autore per educare il lettore, nel suo eccesso verbale, sia quella giusta sul piano spirituale, anche solo per innescare un dibattito – importantissimo – su questo bilancio tra dare, avere e creare.

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