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La schiavitù dei campi estivi

Creato il 30 giugno 2011 da Blogsemiseriodimiriam

Appena finiscono le scuole, anche settimane prima in verità, ci si incomincia a preoccupare su cosa faranno i nostri figli nel periodo estivo.

Con tutte le mie amiche sia in Italia che all’estero ci diciamo le stesse cose, siamo state ricoperte da offerte di una miriade di costosi campi estivi per i nostri pargoletti. Musica, nuoto, tennis, cucina, giovani esploratori, e chi più ne ha più ne metta.

La mia , 7 anni mi guarda con aria infelice, non ci vuole andare. Io due mesi di vacanze proprio non li ho, anche se sono libera professionista e gli articoli potrei teoricamente mandarli ovunque. Ma due mesi e più chi se li può permettere.

Ammetto che almeno un mese volentieri la manderei. Poi penso, mai io alla sua età non ci andavo. Altri tempi, e forse altre madri…

Altri tempi perché  si poteva scendere nel giardino condominiale e giocare con gli altri bambini ed era sicuro. Eravamo una banda scatenata. Bei tempi, e vendevamo pure i Topolino. Adesso chi si azzarda a lasciarli soli. Altri bambini. Ci accontentavamo di poco, giocare al parco, ora sono tutti viziatelli e si annoiano in due minuti.  E decisamente altre madri, la mia aveva una bella soglia di sopportazione, anche se aveva il lusso di poterci spedire almeno un’oretta a giocare in giardino senza preoccuparsi di non vederci tornare ed appellarsi a Chi l’ha visto?

Certo è un peccato che i tempi siano cambiati in peggio e i nostri figli siano adesso ostaggio di questo stile di vita dove pure la vacanza estiva viene programmata. Ha ragione mia figlia quando dice, che non è vacanza e come andare a scuola. Una generazione di bambini che non avranno tante vacanze spensierate di dolce far niente, essendoci sempre meno nonni disponibili e sempre più genitori “soli” tipo noi che ci spostiamo continuamente per lavoro. Ecco che la cultura dei campi estivi si è espansa a macchia d’olio, come hanno confermato le mie amiche, anche in Italia ed a prezzi ragguardevoli. A pensare che quando ero piccola una mia amichetta che andava in colonia era considerata una bambina sfortunata.

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