Ottantaquattro anni fa, precisamente il 25 maggio 1928 sui ghiacci del Polo Nord si consumò uno degli incidenti più drammatici della Storia Moderna. Il Dirigibile Italia di Umberto Nobile a causa di una serie di sfortunata di avvenimenti e decisioni precipitò sulla banchina polare. Oggi come oggi documentarsi riguardo alla sciagura è abbastanza semplice. Su internet ci sono tantissimi siti che riportano, più o meno fedelmente, come andarono le cose. Senza contare che il Generale Nobile, di origini irpine (nacque infatti a Lauro), al suo ritorno scrisse le sue verità nel famoso libro “La tenda rossa. Memorie di neve e di fuoco”. Inutile sarebbe riproporre qui la cronologia degli avvenimenti visto che, come detto, la storia di Nobile e del suo Dirigibile Italia la si può facilmente trovare on line. Voglio solo riportare alcuni spezzoni del suo libro dove Nobile parla di Sant’Angelo dei Lombardi, dove visse da ragazzino e dove vi nacque il fratello Amedeo, metereologo di successo.
Sant’Angelo dei Lombardi è nel cuore dell’Irpinia, in mezzo alle montagne, a 800 metri di altezza. Gli inverni vi erano rigidissimi. La nostra casa si affacciava su un vasto pendio che scendeva a valle, e che alle prime nevicate si ricopriva di una coltre bianca. La neve ci metteva, noi ragazzi, in grande allegria. La raccoglievamo in un vassoio e, aggiuntovi vino cotto con zucchero, la sorbivamo saporitamente: un dolce squisito, col quale si inaugurava l’inverno.
Uno spettacolo che m’incantava era quello degli innumerevoli ghiaccioli lunghi, affusolati, trasparanti che la mattina, spalancando le finestre, si vedevano pendere dalle pensiline sovrastanti e dalle grondaie. Con l’andar del tempo quelle belle frange di ghiaccio restarono nel ricordo assai più belle e scintillanti di quanto in realtà non fossero.
Chiudo con un ultimo toccante ricordo, la lettera di addio, quasi una sorta di testamento, che Umberto Nobile volle inviare alla figlia Maria. Commovente testimonianza dell’amore di un padre nei confronti della propria figlia.
Mia carissima Maria. Se Dio vorrà che tu non abbia più a rivedere papà tu devi voler bene a mamma anche più di oggi e dovrai obbedirle e non darle alcun dispiacere.
Papà ha fatto tutto quello che ha potuto per dare onore all’Italia e tu devi esserne contenta e anche un po’ orgogliosa. Devi impedire a mamma di piangere se non tornassi più devi dirle papà c’è sempre, ci guarda, ci assiste e a lui fa dolore vederci addolorate.
Mia carissima Maria, papà ti bacia sugli occhi così belli, ti sorride, ti abbraccia affettuosamente e ti augura la più grande felicità.
Tuo papà.