La scomparsa di eleonor rigby
Creato il 12 febbraio 2015 da Veripaccheri
La scomparsa di Eleonor Rigby
di Ned Benson
con Jessica Chastain, James McAvoy, William Hurt, Isabelle Huppert
Usa, 2014
genere, drammatico
durata, 123'
Di cosa parliamo
quando parliamo d'amore. Se lo chiedeva Raymond Carver in uno dei suoi
racconti meglio conosciuti e citati ("Birdman" di AG Inarritu si
apre proprio con una frase tratta da quest'ultimo). Amare ed essere
amati rimane ancora oggi una delle condizioni fondamentali
dell'esistenza umana, eppure almeno nel cinema attuale il tentativo di scavare e comprendere questa dimensione emotiva n
on
gode di grande considerazione. A meno che non si tratti di un nume
tutelare - pensiamo a Truffaut ma anche a Eric Rohmer, tanto per restare
in Francia - i film che ci hanno provato sono stati snobbati sia
dalla critica, quasi sempre a disagio quando si tratta di scrivere
di una materia che per forza di cose la mette in gioco sul piano più
intimo e personale,
che dal pubblico, i
ngolfato di feuilleton televisivi e perciò ansioso di scrollarsi di dosso il
surplus ansiogeno prodotto da quel genere di storie, privilegiando i sorrisi e le risate delle nostre cinecommedie.
Solo
così si può spiegare l'insuccesso di un film come "La scomparsa di
Eleonor Rigby", melodramma sentimentale che viviseziona le cause di un
matrimonio ormai finito, ragionando sui motivi di una separazione,
quella tra
Eleonor e Connor,
analizzata secondo i punti di vista, distinti e separati, delle parti in
causa. Se il progetto originale prevedeva due diversi
lungometraggi (regolarmente presentati al festival di Cannes 67), ognuno dei quali dedicato all'esperienza del singolo
personaggio, il film che il pubblico avrà modo di guardare altro non è
che
una combinazione di entrambi i segmenti, sintetizzati e messi insieme
per
favorire la distribuzione nelle sale cinematografiche.
Seppur stravolto
nel suo intento originale, il film diretto da Ned Benson non manca certo
di coinvolgimento, catapultandoci senza troppo tergiversare nel mezzo di
un dramma già conclamato, e poi ribadito dal tentato suicidio di
Eleonor,
salvata per "caso" dal suo istinto di morte e quindi ricoverata presso
la casa
degli spaventati genitori. In attesa che il destino faccia il suo corso,
il film racconta il tentativo di aggrapparsi al ricordo di un amore
distrutto dalla perdità di un figlio ma soprattutto descrive "la
scomparsa" di
quello stato di grazia che aveva accompagnato i momenti più belli di
quella relazione.
Una dimensione interiore che il debuttante Ned Benson
traduce con una scrittura classica, fatta di riferimenti cinematografici
espliciti ("Un uomo e una donna" di Claude Lelouch) di situazioni
raccontate in modo minimale (si pensi alla scena, splendida, del tentato
suicidio, gestita in un contesto di assoluta quotidianità) e di una
disperazione dignitosa e muta. Di certo non possono sfuggire allo
spettatore più avvezzo le conseguenze in negativo di un editing
così sostanzioso (circa 60' in meno della versione originale) , come lo è
per esempio il divario di spessore psicologico tra i due protagonisti e
le figure familiari, la cui importanza nell'economia del film è più
intuita che dimostrata. Una riduzione che non riesce a scalfiggere la
cristallina interpretazione di Jessica Chastain, empatica senza enfasi
nel suo ruolo di donna tradita dalla vita. A lei e al suo personaggio va
il nostro cuore, e pensiamo, quello delle spettatrici.
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