di Angela Fabbri. Un terremoto è quando la terra ci trema improvvisamente sotto i piedi, sotto il culo e ci fa cagare addosso dalla paura.
Ne viene accuratamente riportata memoria da strumenti appositi che però non possono fare nullaltro che registrarlo in durata intensità e profondità. E le carte geologiche che dicevano che c’era la possibilità di un terremoto vengono sempre alla luce poi. A testimoniare che anche la miticamente mite Pianura Padana è zona sismica, con le sue belle faglie, certo meno note di quella di Sant’Andrea, quella che quando si scuote la terra si separa in zolle e si solleva in alto, aprendo crepe turistiche nelle strade della California.
Così la miticamente mite Pianura Padana è rimasta ignara, senza difesa e senza nessun tipo di prevenzione antisismica.
Personalmente, come sismografo valgo poco: l’ultimo terremoto che ho sentito e forte, è stato quello del Friuli 40 anni fa.
La mia casa non è stata colpita, per questo ho ritardato a scrivere: mi sentivo in colpa perché sono stata attraversata dal terremoto senza danni.
Ma quando ho ascoltato chi mi ha detto è come se dei ladri ci fossero entrati in casa e ce l’avessero sconclusionata, rotta, confusa senza che potessimo fare niente, solo scappare via, ho dovuto scrivere questo qui.
Adesso faccio una nota di cronaca personale: domenica 20 maggio alle 15:15 avevo appena cominciato a cuocere una faraona alla cacciatora che avevo messo in salamoia la sera prima, quando il grosso coperchio di vetro spesso ha preso a sussultare. Il terremoto era tornato e ho spento subito il fuoco sotto il tegame.
Poi mi è venuta una gran rabbia, stupida se volete, perché le nuove scosse si mettevano fra me e la mia faraona “ Che ci vogliono 4 ore a cucinarla bene “. E non sono scappata più.
(Ferrara, notte fra 26 e 27 maggio 2012, a una settimana esatta dal sisma delle 4:03)
Featured image, Castello Estense di Ferrara. Esterno, fonte Wikipedia.