E’ difficile lasciare un paese dopo averci passato oltre un mese; la Scozia, poi, è difficile da lasciare anche dopo una sola settimana… di ritorno da un lungo viaggio, però, restano tanti bei ricordi, insieme al rassicurante senso di appartenenza alla terra che si lascia. A conclusione del racconto a puntate che ci ha accompagnato per tanto tempo nella raccolta “Scotland, my love”, ripercorriamo le tappe fondamentali del viaggio di Lucia e diciamo tutti insieme: Goodbay, Scotland!
E ricordate che l’appuntamento scozzese del mercoledì resta invariato!! Lucia ha infatti pronti per noi tanti altri bellissimi racconti di Scozia
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L’indomani mattina, abbiamo accompagnato Ely e Gabriele al terminal delle partenze, abbiamo atteso che s’imbarcassero e, mestamente, io e Paolo, ci siamo messi alla guida della nostra auto e abbiamo issato le vele verso Sud: destinazione Kingston on Hull, nello Yorkshire, dove ci attendeva la nave per tornare in Belgio e da lì, la successiva discesa dell’Europa, verso l’Italia. Era il 14 agosto quando abbiamo detto bye bye alla bellissima Scozia.
Il viaggio per Hull è durato circa sei ore. Non finiva più. Eravamo stanchissimi. Devo ammettere che non avevamo sviluppato tutta quell’adrenalina all’idea di lasciare la Scozia, per cui eravamo anche giù di corda. Stanchi, cotti e ricotti. Non so come abbiamo fatto ad arrivare sani e salvi al porto. Anelavo a salire sulla nave e andare in cabina a dormire. Eh eh! Credevo sarebbe stato così facile??? Non avevano un solo posto disponibile su tutta la nave! Ci si prospettava una nottata sulle panchine di quel porto, perchè altri 20 km per raggiungere l’albergo più vicino non li avrei fatti neanche sotto lauta ricompensa. Sono rimasta attonita, muta…(sì, scoperta!! Ammetto di essermi servita di rimembranze manzoniane per farla ancor più tragica)! Guardavo con due occhi elemosinanti di comprensione mista a incredulità, la tipa che se ne stava impassibile dietro al vetro della biglietteria, che non mostrava il minimo senso d’empatia nei nostri confronti. Com’era possibile?
Vogliamo proprio dirlo a “voce alta” il motivo per cui ci siamo trovati in quella situazione, così per ribadire la nostra poca accortezza? Sarà imbarazzante per noi! Ebbene! Era il giorno in cui erano finite le Olimpiadi nel Regno Unito e tutti facevano ritorno alle loro dimore, anche oltre mare! Bravi Lucia e Paolo!!! Prenotare prima, no, eh? Sapevamo perfettamente che sarebbero finite il 14! Tuttavia, mentre ero lì, come un’ebete, di fronte al vetro che mi separava dall’impassibile tipa, “un omino” della biglietteria, ancora con la cornetta del telefono in mano (mi pare proprio fosse stata un’anacronistica cornetta), ha riferito che due passeggeri avevano appena disdetto e allora ci hanno fatti imbarcare al loro posto, ma ad un prezzo esorbitante che mi ha fatta impazzire di rabbia. Meno male avevamo i soldi che ci aveva mandato mia madre, da usare in caso di bisogno. Oltre 600 euro, lo voglio proprio dire! Infami! Se ne approfittano perchè non hanno concorrenza e perchè il last second lo fanno pagare di più. Cavolo, per non dire altro! Ladri!
Non avevamo scelta però: non volevamo stare una notte lì al porto, probabilmente a dormire in macchina (sebbene non sarebbe stata la prima volta). Mi tremava lo stomaco dalla rabbia di dover dare loro quei soldi, ma li ho consegnati. Erano davvero troppi, per un viaggio che, se prenotato in tempo, costa sui 200 euro, per due persone e l’auto. Ci siamo imbarcati immediatamente. Siamo andati direttamente a letto senza cena. Non potevamo spendere anche per quella.
Al risveglio stavamo attraccando sulle coste belga. Lì al porto di Zeebrugge ho cominciato a ripensare alla vacanza appena trascorsa e mi è venuto in mente quando eravamo in quello stesso posto per salpare alla volta della UK, con emozione, con aspettative e tanta voglia di rivedere la Scozia. Ho pensato a quando abbiamo riabbracciato la nostra famiglia e i loro animali; ho ripensato alla baia di fronte alla finestra di camera da cui si vedeva il Minch e anche Skye, alla scuola di Bayble e all’incontro tra i bambini scozzesi e i miei alunni. Ho pensato alla lezione di balli scozzesi, al laboratorio di Tweed, al pub Mc Neil’s e alle piacevoli serate in compagnia, alla musica dei Trail West. Ho ripensato all’Hebridean Celtic Festival e ai Proclaimers, alle vie di Stornoway e alle varie esplorazioni di Lewis e Harris. Alla volta in cui mi sono sentita abbracciata dalla terra scozzese, quando ero andata in una spiaggetta isolata tra gli scogli e mi sono lasciata cullare dai miei pensieri e a quando ho invece abbracciato io il mare scozzese, tuffandomi nelle gelide, cristalline, rigeneranti acque dell’oceano. Ho ripensato ai megaliti di Callanish e al fumo di torba delle Black Houses, ai colori della Scozia, al suo vento colmo di salsedine e al profumo che portava con sè. Ho ripensato ai miei affetti a Stornoway e alle loro persone ho affidato i miei pensieri, lungo quell’autostrada battuta da una pioggia torrenziale.
Avevo, anche per quell’estate 2012, i miei esaltanti ricordi di Scozia, da conservare dentro di me; mi avrebbero accompagnata nelle giornate a venire, col grigio delle sue nuvole, con le varie cromature d’azzurro del suo mare, con gli smeraldi profili delle sue colline, i lochs, il bianco e nero dei border collies, le black face sheep sui prati verdi, insieme al tocco del vento scozzese sulla pelle del mio volto, portatore costante di odori e sapori di magia e passioni.
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