Scarista (pronuncia /Scàrista/) è un’altra di quelle spiagge che elevano l’isola di Harris a luogo di sensazioni e di emozioni, incanto per i suoi capolavori naturali in 3D, che rapiscono lo spirito e la mente di chi ha la fortuna di poterli vivere.
Photo Credits: Marco Elzi
Scarista sembra il risultato di un’opera di stregoneria celtica, il risultato fittizio di uno scherzo della natura. “Come? Di stregoneria?” direte… “Che cosa scrive questa?” Proprio di stregoneria, sì! Non si tratta di un errore di stampa come avrete pensato quando l’avete letto. Scarista sorprende non tanto per la bellezza paesaggistica, come le sorelle Luskentyre o Seilebost, ma per un fenomeno naturale che lì è particolarmente marcato: la marea.
Tutti abbiamo assistito al fenomeno dell’alta o bassa marea. Alta o bassa, appunto! A seconda dell’ora del giorno in cui abbiamo fatto il bagno al mare, nel nostro mare italiano, ci siamo trovati l’acqua più o meno alta, rispetto a come era in altre ore della giornata. Nessuno di noi si è accorto dell’acqua che saliva o scendeva, tanto minimo e lento è il movimento. A Scarista, il fenomeno della marea mi ha sconvolta. Completamente! Ho però compreso che cosa intendano gli esperti quando includano le maree tra le fonti d’energia rinnovabile

Andiamo per ordine e proviamo ad andar tutti a Scarista e ad assistere al fenomeno dell’alta marea. Tutti in auto: guido io! Ma dove siete tutti? Dove scappate? Ho una guida prudente, io; sulle single track roads poi per forza devo andare piano! Ci siete?… sììì? Allora si parte!! Immaginiamo di percorrere una strada che costeggi la frastagliata costa di un’isola delle Ebridi esterne da cui si vede l’oceano e alcuni isolotti o rocce in mezzo al mare, sulla destra e di arrivare a un certo punto in cui la vista di una collinetta dalla forma di un vecchio cappello incurvato sotto il peso degli anni, un po’ come un nonno, ci costringa a fermarci per darci la possibilità di ammirare meglio lo scorcio panoramico. Siamo a Scarista.

Photo Credits: Marco Elzi
Scarista è il nome di una zona, più che di una spiaggia. Nelle foto si vede la spiaggia più piccola. Questa spiaggia prosegue, sulla sinistra, fin sotto la montagna a cappello, allargandosi in un letto immenso, infinito, circa due km, per poi congiungersi all’oceano.
Bene! E’ ciò che i nostri occhi si trovano ad ammirare quando si scende dall’auto. La vista spazia, si perde nell’infinito di quella sabbia ocra chiaro, finchè s’incrocia col blu intenso del signor Atlantico. Il cappello in primo piano ne definisce il bacino ampio e di forma allungata.
Pecore solitarie dal vello bianco brucano l’erba su quelle strisce verdi che interrompono l’uniformità giallastra della sabbia, incuranti degli occhi indiscreti che le stanno osservando dalla strada. Sono le padrone di quel pianeta sabbioso protetto dal saggio cappello del nonno. Restiamo ammaliati dai tenui contrasti di quel panorama dai chiari colori, ma decisi e indubbiamente sorprendenti. Lo ammiriamo, ma arriviamo a comprendere subito che non sia quella l’opera di stregoneria! Prendiamo la macchina fotografica per imprimere a tempo indefinito, nel nostro album di viaggio, quello scenario e facciamo il primo scatto, proprio mentre un chiarissimo rivolo d’acqua, timidissimo, osa cominciare a scorrere sotto lo sguardo del cappello, tra le pecore noncuranti della sua presenza. Stupendo: arricchisce di un altro colore la vista ai nostri occhi e colora di un’altra tonalità i nostri scatti. Siamo felici di poter ammirare quello spettacolo. Comunque, tranquilli! Sono ancora abbastanza integra psicologicamente per rendermi conto che non sia questo un artificio magico!
Nel frattempo noi continuiamo a fotografare, a guardare quello scorcio panoramico, attraverso il vetro della fotocamera, concentrandoci sui particolari da carpire nello scatto e a centrare l’obiettivo. Soddisfatti, a questo punto, della quantità di foto registrate nella memoria, tempo due-tre minuti torniamo a guardare quel letto di sabbia – senza obiettivo questa volta – in terza dimensione e rimaniamo sconvolti da quel rivoletto d’acqua trasparente: non è più quell’insignificante pozzanghera, ma uno strato d’acqua alto molti centimetri! Ecco la stregoneria!!! Sconvolgente! Assolutamente sconvolgente! In pochi minuti la marea, a Scarista, è salita di tanti centimetri, coprendo tutto l’immenso letto di sabbia, azzerando tutti i contrasti e fornendo uno specchio azzurro al grande cappello del nonno, relegando le pecore a brucare sulla collinetta lì a fianco. Poverine… Quale potenza ha quella marea!

Photo Credits: Marco Elzi
Scarista sorprende per questo e mi sento contenta di poterlo raccontare, non per averlo studiato in un manuale, ma per averlo visto coi miei occhi.
Scarista si raggiunge via Tarbert, capoluogo di Harris, dove arriva il ferry da Uig, Skye, o via Leverburgh, a South Harris, dove arriva il ferry da North Uist, Ebridi esterne. O semplicemente guidando da Stornoway, capoluogo dell’Isola di Lewis, raggiungibile col ferry da Ullapool.

![[Anteprima] Tutta colpa Marta Savarino](https://m22.paperblog.com/i/277/2775066/anteprima-tutta-colpa-del-te-di-marta-savarin-L-rlYLel-175x130.jpeg)




