Solitaria nell’oceano Atlantico, esattamente alla stessa distanza tra l’isola di Lewis e quella di North Uist, si trova Pabbay, un’isoletta disabitata e dalla natura selvaggia che ha incantato Lucia. Ed è proprio qui che la ritroviamo, con un altro intenso racconto che regala magia alla raccolta “Scotland, my love”.
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Sull’isola non ci sono sentieri, per cui siamo ospiti della natura aspra e selvaggia e si cammina sulle sporgenze della roccia, sulla roccia stessa, su sassi, sulle erbe della brughiera che affondano le loro radici nella torba acida, ma ancora ricca di vita. Su e giù per i rilievi di quella terra scozzese ai confini nord dell’arcipelago delle Ebridi esterne. Sempre battuta da venti sferzanti, aspri di salsedine, ma amici del cuore, si camminava sui bordi delle hills, stando attenti a non scivolare o a mettere il piede sulla roccia ben salda al terreno. Ero tutt’uno con quella terra, camminavo alla cadenza del battito del mio cuore, che aveva lo stesso ritmo del battito del cuore di Pabbay. Ero in completa armonia con l’ambiente che mi circondava, sorda ai rumori esterni.
Mano a mano che salivo di altitudine, mi riscaldavo e sulle gote sempre più calde, percepivo sempre di più il vento fresco che mi sfiorava con forza. Io e il vento, i miei passi e il cuore dell’isola in armonia col mio.Guardavo le alture davanti a me, mi sembravano lontane da raggiungere, ma ad ogni passo erano sempre più vicine e la spiaggia alla mia destra sempre più lontana, ma sempre più visibile nella sua interezza: un trionfo armonico d’azzurro e di rocce. Finalmente sono arrivata in cima. Vedevo l’isola a 360°. Ero sola lassù in quella remota isola scozzese, lontana da tutto e da tutti coloro che conosco laggiù in Italia. Mi sono sentita forte ed energica, ma a momenti anche sola e triste perchè non potevo condividere quella pura meraviglia con coloro a cui voglio bene. Li avrei voluti tutti con me e li ho pensati tutti uno ad uno. Gli altri del gruppo erano dietro e distanti da me. Quando sono arrivata in cima ero sola, completamente sola col battito del mio cuore un po’ accelerato, tutt’uno con quello della terra sotto i miei piedi e col vento che soffiava più forte che mai, lassù, lassù in alto.
Il panorama era mozzafiato: l’acqua dalle numerose sfumature celesti e azzurre formava piscine naturali dai toni pittoreschi e fiabeschi e le basse colline circondate dal profilo stondato e maculato dalle rocce sembravano dinosauri giganti addormentati sotto il tepore del sole. Al di là, il profondo e sconfinato oceano blu che se ne stava calmo e silenzioso nel suo immenso letto di sali minerali sminuzzati dalla forza del tempo.Dall’altra parte si vedevano le altre isole dell’arcipelago e l’isola principale di Lewis, al di là delle rotonde colline di Pabbay, le cui erbe erano pettinate e fatte vibrare dal freddo vento del Nord.
Una sinestesia di colori e di sensazioni che sono entrati dentro di me e che oramai fanno parte di me e della mia persona. La Scozia mi ha dato un messaggio di vita che si è integrato alla mia personalità. Ovviamente tutte le esperienze danno messaggi di vita, ma questo era tipicamente scozzese, veniva da una parte remota e sconosciuta della mia terra, ma soprattutto gli ho attribuito io tutto il valore del caso, un valore genuinamente scozzese!Continua…
Photo Credits: Lucia Tysserand