Continua il nostro viaggio (virtuale) attraverso la Scozia insieme a Lucia. Oggi si entra nella parte più caratteristica del paese, le conosciutissime Highlands… esse forse costituiscono il richiamo turistico più forte e rappresentano il tratto che porterà la Scozia a cambiare, come ci spiega Lucia in un altro sentito racconto della raccolta “Scotland, my love”.
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Arrivata a Shiel Bridge, proprio all’imbocco della Glen Shiel, alla mia sinistra ho notato uno scorcio paesaggistico incantevole, dipinto da tanti colori, da tanti sogni, esaltati dall’aroma fresco e penetrante dell’aria delle Highlands, ma distrutti in parte da una scia di spine avvelenate che, a tratti, si conficcavano nella mia pelle. Sono scesa di macchina, ho scavalcato un guardrail, in pieno stile teppista e ho sfidato un’immensa rete metallica che m’impediva di tuffare il volto nel panorama della valle sottostante. Mi trovavo proprio sul ponte che univa due estremità di una specie di conca, riparata alla sinistra dalle celeberrime Five sisters of Kintail, ricoperte da un manto morbido di erba verde e fresca che ricordava un comodo giaciglio; alla destra, da altre collinette che perdevano di bellezza di fronte alle loro maestose e perfette cugine, su cui sono stese lodi e lodi sulle guide turistiche.

Il disegno formato da quegli elementi della natura era esaltante e le Five sisters erano perfette: sembravano costruite su misura, l’una accanto all’altra, come sorelle siamesi che hanno la fortuna di vivere a lungo insieme, di tenersi la mano per sempre e di stare accanto oltre i millenni, sopravvivendo agli urli del tempo. Le ho ammirate e le ho invidiate per la loro fortuna di stare lì, sorrette dalla loro indistruttibilità e dalla loro bellezza senza tempo.

Abbiamo percorso la Glen Shiel, baciata da un sole luminosissimo, sotto un cielo azzurro e senza nuvole. Il loch lungo la strada che attraversava la valle era blu intenso, rifletteva un insolito cielo scozzese terso terso.
Arrivati al termine della valle, abbiamo svoltato a destra verso Fort William; ci siamo fermati poco dopo, sulla collina sovrastante Loch Loyne. Lassù, in cima a quell’altura, la vista spaziava all’infinito, accecata da tanta regale bellezza paesaggistica. L’aria era molto fresca e assolutamente rilassante, pacata e silenziosa, lassù sulle alte terre. Le conifere verde-scuro davanti ai miei occhi mi hanno resa consapevole dell’altitudine e mi hanno fatto immaginare la stessa terra in inverno, ricoperta di neve. I contrasti del terreno azzerati, la coltre bianca sopra il suolo, nel silenzio più profondo, là, sulle Highlands scozzesi.


Allora che cosa ho visto e vissuto di tanto sconvolgente (come se non fosse bastata la scena raccapricciante a Eilean Donan)? Ho visto, anzi! Sono stata in coda tra automobili e pullman, all’imbocco tra la A830 e la A82, nel cuore delle Highlands, nella terra i cui unici suoni erano i respiri del vento e dei laghi che giacevano in suoli dimenticati dal tempo, ma provocatori folli di emozioni. La coda causata dai numerosi pullman turistici che si dirigevano verso Fort William. La coda sulla strada principale??? In Scozia??? Incredibile! Mai successo! Temo che sia l’inizio di un cambiamento che progressivamente cambierà i connotati alla Scozia. Ora la Scozia non è ancora pronta a questa ricezione poichè la sua rete stradale è ancora alla portata delle biciclette, dei bus locali o delle poche auto che le percorrono, non dei pullman, sempre più numerosi, specialmente in agosto. Sono sicura però, che la Scozia si adeguerà a questa ricezione turistica, a scapito della bellezza del paesaggio e della sua identità bucolica. La Scozia delle Highlands ha iniziato quell’irreversibile processo di distruzione della sua natura, che la porterà ad essere una terra anonima e senza spessore emotivo, nel corso dei futuri anni.
Sono troppo tragica? Mah! Lo spero, ma la sensazione avuta è stata proprio quella! Che tristezza!
Continua…
Photo Credits: Lucia Tysserand
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