Avevamo lasciato Lucia alla Baia di Husinis, a contemplare incantata uno degli angoli più suggestivi delle Ebridi. La ritroviamo là, immersa nel carattere selvaggio del panorama scozzese, a rincorrere pensieri e riflessioni che ha deciso di condividere nella raccolta “Scotland, my love”.
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Ho cominciato la mia passeggiata sul bagno-asciuga, a piedi nudi, immersi in quelle trasparenze dai divini colori, incurante della gelida temperatura dell’acqua. Sentivo il fresco partire dalla punta dei piedi e arrivarmi alla mente e di nuovo il senso di purezza trasmessomi dalla mia Scozia. Avevo voglia di sbarazzarmi di tutti i miei fantasmi disonesti e prepotenti che s’insinuavano tra le grate di protezione del mio cuore e attentavano alla mia serenità. Di fronte a quelle acque diafane, circondata da colline e brughiere e inebriata dall’odore di sale, ho abbassato le difese e la mia mente si inoltrava in un sentiero intricato di malinconici pensieri, meste riflessioni che si tuffavano nel verde pallido delle acque di Husinis e che fuggivano lontano, lontano verso chissà dove, ma che, ahimè, ritornavano perchè volevano stare con me.
Un altro passo e mi sono ritrovata in una piccola insenatura in cui mi sono davvero isolata da tutto il resto, anche da quei pensieri irrispettosi della mia sensibilità e della mia onestà e mi sono dedicata completamente alla mia terra che in quel momento mi stava abbracciando forte e mi donava una parte di sé. Mi regalava energia pura, bellezza sublime e vitalità da mettere da parte e da usare in caso di necessità. Mi trovavo in una piccolissima spiaggetta, contornata da alti scogli; la sabbia sotto i miei piedi, dalle sfumature giallastre violacee, era dura e bagnata. Gli scogli alti che la delimitavano, la riparavano dai venti e l’acqua del mare vi s’insinuava lentamente, quasi con riverenza. Mi sembrava di essere in un film, film inteso come qualcosa d’irreale nella mia vita, tanto era bello e tanto mi sentivo eletta a stare lì.
Una bambina del gruppo mi ha raggiunta, ma non sapeva come scavalcare gli scogli che arrivavano fino all’acqua. Sono andata ad aiutarla ed è stata lì con me a giocare con l’acqua. Ero tornata alla realtà ed era arrivato il momento di andar via. Raggiunto il gruppo con una corsa rigenerante, sono ripartita e attraversando un breve passaggio sabbioso attraverso il machair, io e il gruppo di bambini e genitori siamo giunti dall’altra parte della baia che si affacciava su un’alta scogliera e che proponeva la vista di una buona parte dell’arcipelago. Era un’amplissima baia, contornata da alte scogliere. Davanti a me c’era un isolotto in cui si estendeva un lembo di terra su cui vi era costruita una casetta, sicuramente disabitata da anni.Dall’altra parte del lembo di terra, c’era una sottile e corta striscia di mare di un azzurro chiaro e intenso, una spiaggetta raggiungibile solo a piedi, attraverso un percorso sulla collina. Volevo andarci, ma una parte del gruppo si era arenata e allora sono rimasta a contemplarla da lontano, a sedere su un’alta collina, le spalle contro una pietra enorme e l’oceano e la salsedine a perdita d’occhio davanti a me. Ho spiato il mare in ogni suo movimento. Era calmo e azzurro cupo quando il sole era coperto dalle nuvole, ma azzurro brillante quando le nuvole decidevano di andare a fare ombra altrove. Il mare sembrava respirasse, visti i suoi movimenti leggeri. Me ne sono stata a lungo appoggiata alla roccia a guardare la mia terra, a contemplare quanto sia bella e selvaggia e a cercare di portare dentro di me l’idea della forza primordiale che sprigiona e di conservarla dentro di me nel migliore di modi, come si fa col whisky, qui nella mia terra.
Continua…
Photo Credits: Lucia Tysserand
Leggi: La Scozia di Lucia – parte I; La Scozia di Lucia – parte II; La Scozia di Lucia – parte III; La Scozia di Lucia – parte IV; La Scozia di Lucia – parte V; La Scozia di Lucia – parte VI e La Scozia di Lucia – parte VII.