Con un altro avvincente racconto della raccolta “Scotland, my love”, continua la nostra esplorazione di South Harris in compagnia di Lucia: dopo aver fatto due soste per ammirare le spiagge di Horgabost e Scarista, oggi ci dirigiamo ancora più a sud fino a raggiungere l’accogliente chiesa di St Clement’s.
***************
Il paesaggio di South Harris è fortemente diverso da quello roccioso e improduttivo del nord. E’ piuttosto dolce e pianeggiante. Soprattutto è coltivabile a tratti. Ci sono dei prati e non c’è la brughiera. Ci sono molte più abitazioni e sicuramente la vita lì è più facile che a nord. Siamo arrivati a Leverburgh, dove due anni fa c’imbarcammo per andare a North Uist e proseguire poi verso le altre Ebridi esterne e poi siamo giunti a Rodel. Il tempo era bellissimo. Il sole splendeva e il cielo era terso e limpido, senza nubi. La temperatura era tiepida e i colori del paesaggio erano intensi. Il mare specialmente era blu, blu, a tratti con sfumature nere da quanto era intenso. Era uno spettacolo molto insolito per le Ebridi, e per questo molto bello, per me.


L’esterno anche è molto piacevole. La chiesa sorge in mezzo a un churchyard sulla collina, quindi St Clement’s è costruito su un dislivello. Da dentro non si vede e da fuori è molto carino. Il panorama intorno è piacevole. Da una parte, la collina e le fattorie, dall’altra il mare e le isole del sud di Harris. Rodel sorge proprio nell’estremo sud di Harris e da lì si possono vedere bene tutti gli isolotti sul Minch o nel tratto di mare tra Harris e North Uist.

Noi la birra ce la siamo presa all’interno, al pub. Non mi piace l’idea di bere la birra sotto il sole. Quindi ci siamo presi due birre da 10 e lode, una fetta di cheescake per uno, ci siamo scelti un tavolo da due sotto una finestra vista mare e ci siamo gustati quelle delizie scozzesi con i Beatles in sottofondo. Rigenerante direi, soprattutto con l’attrattiva di andare, dopo, sulle colline accanto all’albergo, che danno sulla spiaggia e che ne formano, a tratti, la scogliera.
Photo Credits: Lucia Tysserand
