Integro l’articolo sugli asili nido con alcuni dati – più aggiornati e precisi di quelli da me trovati sul web – che “Cittadinanza attiva” ha pubblicato ieri. Poco incoraggianti, come si sapeva.
Mi limito a copiare l’introduzione, seguono notizie e cifre sulle varie città che potete leggere nel sito e, volendo, il dossier completo è scaricabile dal link finale.
“Indagine di Cittadinanzattiva sugli asili nido comunali in Italia, tra caro rette e liste di attesa. Costi: al Nord le città più care, a Foggia l’incremento record (+55% rispetto al 2009/10) Disponibilità di posti: in media, il 25% dei bimbi non riesce ad accedervi, in Sicilia sono il 42%
302 euro al mese che, considerando 10 mesi di utilizzo del servizio, portano la spesa annua a famiglia a più di 3.000€. Tanto costa mediamente in Italia mandare il proprio figlio all’asilo nido comunale, fra difficoltà di accesso, alti costi e disparità economiche tra aree del Paese difficili da giustificare: in una provincia, la spesa mensile media per il tempo pieno può avere costi anche tre volte superiori rispetto ad un’altra provincia, e doppi tra province nell’ambito di una stessa regione.
Ad esempio, a Lecco la spesa per la retta mensile, di 537€, è 6 volte più cara rispetto a Catanzaro (80€), il triplo rispetto a Roma (146€) e più che doppia rispetto a Milano (232€). Marcate differenze anche all’interno di una stessa regione: in Veneto, la retta più cara, in vigore a Belluno (525€ mese per il tempo pieno) supera di 316€ la più economica registrata a Venezia. Analogamente nel Lazio la retta che si paga a Viterbo (396€) supera di 250€ la più economica registrata a Roma. Al Sud, in Puglia tra la retta di Foggia (368€) e quella di Bari la differenza è di 179€.
On line su www.cittadinanzattiva.it l’indagine completa.
L’analisi, svolta dall’Osservatorio prezzi & tariffe di Cittadinanzattiva ha considerato una famiglia tipo di tre persone (genitori e figlio 0-3 anni) con reddito lordo annuo di 44.200€ e relativo Isee di 19.900€. I dati sulle rette sono elaborati a partire da fonti ufficiali (anni scolastici 2009/10 e 2010/11) delle Amministrazioni comunali interessate all’indagine (tutti i capoluoghi di provincia). Oggetto della ricerca sono state le rette applicate al servizio di asilo nido comunale per la frequenza a tempo pieno (in media, 9 ore al giorno) e, dove non presente, a tempo ridotto (in media, 6 ore al giorno), per cinque giorni a settimana.”
Questo l’indirizzo del comunicato: http://www.cittadinanzattiva.it/comunicati/consumatori/asili-nido/
Come da titolo, la spesa mensile si riferisce ai nidi comunali. Proseguendo nella lettura, si apprende che essa è aumentata del 4,8% dal 2005 al 2009; le strutture in funzione sono ” 3.424 (-0,4% rispetto al 2008) con una disponibilità di 141.210 posti (+0,8% rispetto al 2008)” [e se ne ricava dunque che sono più affollate]. ” In media il 25% dei richiedenti rimane in lista d’attesa. Il poco edificante record va alla Sicilia con il 42% di bimbi in lista di attesa, seguita da Toscana e Puglia (33%)”.
Un calcolo approssimativo ci mostra quindi in un bel corteo di circa 30.000 neonati che non trovano posto… Allevati da mamme che rimangono a casa (non sempre per scelta autonoma), da noi nonne (!), oppure affidati a nidi privati naturalmente più costosi. L’Italia non è un paese per bimbi…
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