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La scuola dei nipoti: la materna

Creato il 10 settembre 2011 da Virginia Less

Se pochi bimbi vengono portati al nido -  per la difficoltà di trovarne/pagarne uno o perché può occuparsene la famiglia – la quasi totalità frequenta invece -  dai tre ai sei anni- la materna. Anche le mamme che non lavorano scelgono tutte (non conosco eccezioni e credo siano davvero scarse) La scuola dei nipoti: la maternadi  mandarvi i figlioli per molte ottime ragioni di crescita e socializzazione.   Anche qui l’offerta pubblica risulta insufficiente, coprendo meno del 60% della richiesta, e -  tocca  ripeterlo-  la colpevole disattenzione della nostra governance nei confronti dell’infanzia (nonché della vecchiaia) rappresenta il motivo ufficialmente riconosciuto  sia della bassa natalità che della ridotta (l’ultima in Europa) presenza femminile nel mondo del lavoro.  Il rimanente fabbisogno è soddisfatto dai privati, tra cui le varie istituzioni religiose (intorno al 50%), ma gli orari e la dislocazione delle strutture non consentono alle mamme di proporsi in maniera concorrenziale al “flessibile” (  o meglio precario) mondo del lavoro odierno. Il numero di bimbi per classe è prevedibilmente più alto nelle private; alcune scuole li suddividono per età, altre trovano vantaggiosa la mescolanza; materne di nicchia adottano poi modelli pedagogici peculiari, come   Montessori e  Steiner.

Lasciamo da parte cifre  e tipologie. Gli obiettivi che la scuola materna persegue   sono molto importanti per la  maturazione e futura “carriera” dei piccoli.  La definizione più recente si trova nelle “Indicazioni nazionali per il curricolo per la scuola dell’infanzia 2007″. Si riferiscono in pratica all’interezza della persona: dall’autonomia nella cura di se stessi (vestirsi e mangiare) alla capacità linguistica, dalla socializzazione alla conoscenza del   mondo circostante… Riporto i titoli degli obiettivi, abbastanza espliciti:- il sé e l’altro – il corpo in movimento-  linguaggi, creatività ed espressione – i discorsi e le parole – la conoscenza del mondo. ( su Wikipedia e altri siti i dettagli, molto chiaro questo: http://www.pianetamamma.it/la-famiglia/il-bimbo-nella-societa/). Difficile immaginare che a un insieme così ampio di stimoli, attività, competenze possa sopperire l’ambiente, comunque ristretto, della famiglia.

Per noi nonne direi che gli anni della scuola materna sono quelli in cui più positivamente si “struttura” il rapporto con i nipotini. Meno faticosa e pressante della cura del neonato, quella del piccolo in età da scuola  materna – che comunque ci accadrà di riprendere e intrattenere per alcune ore o giornate – offre continue sorprese e gioie. Il racconto dei giochi, la descrizione dei compagni, la quantità di nuove esperienze che arricchisce la mente e la sensibilità del nipotino sono affascinanti anche per noi. La ” nonnità” nel suo aspetto più lieto e gratificante!

Accade che proprio durante la frequenza della materna si evidenzino carenze e disturbi di cui alcuni piccoli purtroppo soffrono. Ne esistono di vario tipo, a cominciare dalla discussa iperattività; negli ultimi anni si è accresciuta l’attenzione intorno alle sindromi autistiche. Servizi sanitari e sociali, educativi e scolastici si coordinano per la precoce diagnosi e cura: ulteriore utilità della frequenza perché più difficilmente ritardi, insufficienze e altre difficoltà  sarebbero così evidenti in ambienti meno strutturati. Gli educatori della scuola materna sono in genere di buon livello e, malgrado alcuni vergognosi episodi di cronaca, meritevoli di stima e gratitudine. Inutile aggiungere quanto forte sia il bisogno di affetto dei bimbi con problemi. Più che mai indispensabile il sostegno e la disponibilità di tutta la famiglia.


Filed under: Attualità

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