Uno degli errori più frequenti nei manoscritti che ho letto in tanti anni di lavoro, si trova all’inizio. Un esempio:“Adesso vi voglio raccontare una storia che mia madre mi raccontava spesso quando ero bambino, una storia che mi faceva paura perché avevo conosciuto il protagonista, un uomo che frequentava la nostra casa e alla fine era morto in circostanze misteriose. Tutto accadde il giorno di san Valentino, la festa degli innamorati. Un uomo gigante, altro più di due metri bussò alla nostra porta....”Questo è l’inizio di un racconto. La prima frase si può anche tenere, ma spesso è meglio tagliarla. Vediamo perché: intanto anticipa la storia, ma questo non è un difetto se usato con maestria, può essere un modo per iniziare il racconto in maniera originale anche se, in verità, il racconto comincia, secondo me, proprio con “Tutto accadde...” Oppure si può tagliare tutto e iniziare con “Un uomo gigante...”Io taglierei questa prima parte perché è una specie di motorino d’avviamento della scrittura, che serve a chi scrive per scaldare i muscoli. Così accade spesso di leggere questi inizi nei racconti ma anche nei romanzi dei meno esperti, dove questo scrivere che giustifica l’atto del narrare, serve per arrivare all’inizio vero del racconto. Può avere lunghezze differenti, dalla semplice frase, al paragrafo, alla sola pagina ma può essere lungo anche cinque, dieci, venti pagine e oltre. Provate a tagliare, ne guadagnerà il testo. Si entra subito nel racconto, nella storia da narrare senza tanti preamboli. E’ un consiglio, non una regola, mi raccomando, perché ci sono autori che usano proprio questi preamboli, queste scene più o meno lunghe di apertura, come pagine di poetica e di riflessione sulla storia da raccontare, e si valuterà caso per caso. Cechov, con i suoi racconti brevi, insegna ad entrare subito nella storia da raccontare.
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