Quanto, secondo voi, l'abbigliamento femminile influisce in un romance? Pensate sia stato facile per i libertini spogliare ad esempio una dama del settecento? E quanti saranno rimasti delusi dopo la ...svestizione?Queste sono le domande che si sono poste le nostre amiche Lucilla e Patrizia ed hanno deciso di parlane insieme estendendo anche a voi l'invito a continuare la discussione.E pensare che molti credono che leggiamo romanzetti, ed invece vedete un po' quante cose si possono imparare da un semplice....corsetto!
Direttamente dalla scrivania di Lucilla e Patrizia.
P. L’erotico piace, fa tendenza fra le lettrici romance, genera collane e case editrici specializzate…ma…vogliamo parlare un momento di abbigliamento sexy nel romance, in particolare nello storico? Se il romanzo è contemporaneo, infatti, si può giocare con scolli e minigonne ( al femminile, of course), con pantaloni attillati ( per lui e per lei), e camicie aperte su tartarughe maschili da urlo…poi basta una rapida caduta di vesti, e la coppia è pelle a pelle.Ben altri giochi promette l’erotismo d’epoca: non per niente, a fini non esattamente elogiativi ( ma spesso i nomi più efficaci nascono come denigratori, pensate agli Impressionisti!) anni fa fu coniato il termine “strappa corsetti” attribuito anche- niente di meno che- ai romanzi della Woodwiss!Corsetti, dunque. E nastri reggicalze, sottogonne, copri bustini, vesti da camera, sete e merletti…un eroe abilissimo con ganci e lacci ( certo non un imbranatone che litiga col gancetto del reggiseno!), che poi soffia sulle candele così che, nel buio, lei sente finalmente l’agognato contatto col petto virile. Intrigante…oppure no?
L. Intrigantissimo, però.... Bisogna distinguere bene le varie epoche: poiché' se e' vero che un seduttore non si dovrebbe fermare davanti a nessun tipo di indumento, e' anche vero che ogni epoca ha il proprio ostacolo.
Prendiamo un bel romanzo medievale: l'eroe, già di per se gravato da calzamaglia e farsetto, quando non indossa una pesante armatura, doveva affrontare cotta, camicia, camiciola, gonna e sopravveste, prima di arrivare a toccare un po' di morbida pelle femminile! E non crediamo che andando più' indietro nel tempo le cose fossero migliori, anzi: in epoca romana le signore bennate, lungi dall'indossare un semplice lenzuolo, portavano la tunica, poi la "palla" , una specie di stola, un perizoma di finissima pelle nonché il reggiseno, o fascia mamillare, che di sicuro non aveva niente da invidiare al suo complicato discendente moderno.
Insomma, la carriera del seduttore si e' sempre presentata irta di serici ostacoli.
Il massimo, ovviamente, lo si tocca nel periodo vittoriano, epitome di ogni storia strappa corsetti che si rispetti!
P. Non che, nel licenzioso Settecento, gli emuli di Giacomo Casanova e del Visconte di Valmont, avessero il gioco troppo facile: se, da una parte abbondavano vezzi privati, dalle calze di seta rette da fiocchi all’intimo ricco di orli di pizzo, alle camiciole semitrasparenti, fino alle seriche vesti da camera, dall’altra arrivare all’intimità con una signora vestita di tutto punto, magari per un ballo o una cerimonia di corte, poteva essere una vera impresa. Non solo i busti erano ormai in voga in tutta la loro rigidità e nella complicata forma di allacciatura “all’inglese”, con stecche di balena, occhielli, stringhe e passanti, ma le più vanitose non si facevano mancare pannier di giunco o metallo leggero, ovvero larghissime sottostrutture che ampliavano gli abiti di gala…fino a rendere difficile oltrepassare le porte. Così, il perfetto libertino doveva saper spogliare sensualmente, ma anche rivestire in fretta la dama, con la stessa perizia di una cameriera personale e il mix di energia e calma indispensabile per stringere correttamente il corsetto e collocare al meglio i vari “pezzi” destinati a sagomare le ricche vesti. E, fino all’inizio del ventesimo secolo, si mormorerà che una domestica complice sia insostituibile alleata nelle avventure galanti…non solo per recare messaggi…ma anche per aiutare nelle complesse procedure di vestizione.
L. C' e' da dire che l'opera di svestizione della dama (o dello suo zerbinotto) farebbe arricciare il naso a più di una spettatrice odierna, vista la scarsa propensione per l'acqua e il sapone. Che dire poi delle incredibili costruzioni che certe dame settecentesche si portavano in testa? Pare che Maria Antonietta indossasse parrucche altissime guarnite di uccellini o navicelle di metallo prezioso: viene da chiedersi come potesse godersi i suoi piacevoli interludi col conte di Fersen! Insomma, probabilmente molte tresche venivano scoperte grazie agli abiti e alle acconciature scomposte esibite dalle licenziose dame.
Con l'avvento dello stile Impero, in molte devono aver tirato un sospiro di sollievo, letteralmente: abiti dalla linea morbida e scivolata, una sola sottoveste (quando c'era!), scollature profonde', niente biancheria intima... Il libertino di turno aveva molta più libertà d'azione e alla dama bastava solo abbandonarsi alle esperte manovre del proprio seduttore, senza troppe remore d'abbigliamento. Come dimenticare gli amori di Napoleone e Giuseppina, quando il piccolo generale scriveva alla sua bella:-"Sto arrivando, non ti lavare!"
P. …e, come dice Lucilla, il periodo vittoriano sarà apoteosi e canto del cigno dei mille strati di biancheria, e anche il tripudio dei tanti accorgimenti per modificare la silhouette femminile…chissà se qualche seduttore sarà rimasto deluso, una volta liberata la dama da tutti i complessi apparati…
A parte gli scherzi, il gioco di pudore e malizia e molto presente in tutta la biancheria ottocentesca, fino al primo conflitto mondiale: non solo bustini, anche riccamente ornati e dai colori insoliti, ma giarrettiere, mutandoni lunghi o corti, in qualche caso privi del “cavallo” e sorretti da una cinturina, vezzose “combinazioni”, ovvero capi che univano copribusto e mutandoni, o copribusto e sottogonna, in una sorta di orgia di merletti, batista, nastri e mussola.
Nel novecento tutto cambierà, anche nelle pagine dei romanzi: ma un motivo deve esserci, se tante ragazze subiscono il fascino del corsetto e la gran parte degli uomini afferma di amare le autoreggenti, se non proprio il reggicalze, e aborrire i pratici collant…
L. Esatto, Patrizia ha colto l'essenza del fascino degli indumenti d'epoca: la seduzione, e' proprio la parola giusta, che gli tali indumenti esercitano sull'immaginario femminile e maschile.
Diciamoci la verità: la biancheria intima moderna e' insostituibile, ormai, nessuna di noi si sognerebbe di abbandonare per sempre i comodi completini mutandine-reggiseno, o i pratici collant, per indossare un corsetto con stecche di balena o calze tenute su da elastici tanto stretti da bloccare la circolazione; però' tutte, ma proprio tutte, abbiamo immaginato come sarebbe indossare almeno una volta un vezzoso bustino bordato di volants arricciati, camiciole di finissima Batista ricamata o, massimo della trasgressione, calze di seta con una peccaminosa cucitura posteriore.
E siamo in buona compagnia, anche: moltissimi uomini confessano di coltivare sogni proibiti a base di pizzi e nastri tra cui occhieggia malizioso uno scorcio di pelle, spalline ricamate che cadono con falsa negligenza dalle spalle tornite delle proprie compagne, spogliarelli conditi da sensuali calze sfilate con maestria dalle gambe!
Non e' un caso, quindi, se molte note case produttrici di biancheria intima propongono sempre più spesso indumenti che arieggiano uno stile antico, senza rinunciare a comodità e praticità.
Lucilla e Patrizia