Magazine Per Lei
A questo punto le madri si dividono in due categorie: quelle che allattano senza problemi e quelle che allattano con problemi. Quali problemi?
- Il bambino si attacca male e ti vengono le ragadi (delle specie di piaghe sanguinanti, che nemmeno le scarpe nuove senza calze ti procurano)
- Il bambino si attacca bene, ma ci rimane per ore e quando lo stacchi, grida come un maialino da latte
- Il bambino si attacca bene, ma ci sta poco e non cresce
- Tu devi tornare a lavorare
La risposta unica a tutto ciò, la risposta semplice, quella maschile insomma, sarebbe: latte in polvere. Fine della sofferenza, fine dei pianti, fine della denutrizione, fine dei problemi. E invece ti viene subito fornita la Seconda Grande Regola dell’Allattamento: ci vogliono pazienza, perseveranza e resistenza al dolore. Primo Corollario alla Seconda Regola: non esistono donne che non hanno abbastanza latte. Secondo Corollario alla Seconda Regola: se non allatti sei una cattiva madre. La storia del lavoro invece, ti taglia direttamente fuori da ogni discussione.
Quindi tu sei lì, a casa, sola, mentre il tuo compagno ha ripreso la sua vita di sempre e realizzi che quindi è solo la TUA di vita, che è finita. Cerchi di allattare questa creatura che però piange insoddisfatta e nemmeno tu ti senti un granché bene. Pensi al latte in polvere, a quanto sarebbe più veloce, indolore e soddisfacente per la fame del bambino, ma ti trattieni. Come se avessi pensato di ucciderlo. E in effetti hai pensato anche a quello. E cerchi conforto sulle riviste, sui forum, tra la gente. Tutti sono molto prodighi di consigli. Pure quelli che non hanno mai avuto figli. Ma non sai deciderti. Come quando devi scegliere i vestiti per andare a lavorare. Poi, grazie al cielo, subentra l’istinto di sopravvivenza, e con un liberatorio “Vaffanculo” fai di testa tua. Qualcuna opta per la resistenza fino alla morte (sua o del bambino) e qualcun’altra sceglie il biberon. E va a farsi un bell’idromassaggio con il bambino. Io sono una di quelle. Ho detto vaffanculo alla lega del latte, vaffanculo all’ostetrica, vaffanculo ai forum su internet, vaffanculo a tutti quelli che ti dicono che “Il latte materno è l’alimento migliore che esista per il bambino”. Perché presumo che sia anche meglio la frutta del proprio orto senza concimi e pesticidi, ma se non hai un orto, la frutta te la compri al supermercato e nessuno ti viene a dire che stai avvelenando tuo figlio. Chissà perché. Poi fai anche mente locale, e pensi che se è stata inventata la figura della balia, che aveva come funzione quella di allattare i bambini delle altre, una ragione ci sarà. Forse che qualche altra donna, prima di noi, ha avuto problemi di allattamento? Forse che una volta, senza le balie, c’erano dei bambini che morivano? E forse, senza il latte in polvere, ce ne sarebbero anche oggi.
Questo per il mio primo figlio. Per il secondo è stata una passeggiata. Ancora prima che nascesse ho comprato due scatole di latte in polvere, di cui poi, ironia della sorte, non ho avuto bisogno, fino a quando non sono tornata a lavorare, e sono stata esclusa da questo genere di discussioni.
Poi ti guardi in giro, e scopri che pure quelle che hanno fatto tutte le cose che andavano fatte, quelle che hanno seguito tutte le Grandi Regole e i loro Corollari, vengono comunque criticate. Tipo perché hanno scelto di allattare oltre i primi sei mesi del bambino. Come se ci fosse una Terza Grande Regola dell’Allattamento: okay, hai dato a tuo figlio il tuo latte, però adesso basta, eh. Su che basi non si sa. Come se questo latte prodigioso, alla lunga facesse male. Ma che fa? Scade?
Bene, in tutto questo, nel mezzo di elucubrazioni, dubbi, sofferenze e patimenti fisici e psicologici, l’uomo ti guarda con stupore e smarrimento e sembra chiedersi “Perché?” E in effetti dovremmo chiedercelo anche noi. Perché l’uomo è una creatura semplice, e dovrebbe esserlo un po’ di più anche la donna.
Fine seconda parte.
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