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La serie A non ha più appeal neanche in panchina

Creato il 10 maggio 2013 da Mbrignolo

conteNOTIZIE (Roma). Ibra, Lavezzi e Thiago Silva se ne sono andati. Cavani e Jovetic potrebbero andarsene presto. Da un paio di anni a questa parte non si fa che parlare d’altro: la serie A italiana, per i top player, non ha più appeal. Da qualche mese però, l’occhio di bue degli spostamenti del grande calcio sta mettendo in luce un altro fenomeno: anche per gli allenatori il nostro torneo non è più appetibile come un tempo. Tra i “mister” nostrani più quotati, Ancelotti è a Parigi, Mancini a Manchester, Spalletti a San Pietroburgo, Ranieri nel Principato di Monaco, “don” Fabio Capello è il nocchiero della nazionale russa: sono 5 grandi protagonisti del calcio italiano degli ultimi anni. E se guardiamo ai big stranieri, Josè Mourinho dopo aver vinto tutto nell’Inter va ripetendo ai quattro venti che “in Inghilterra si sta meglio che altrove”, Pep Guardiola, dopo l’anno sabbatico, non ha neanche vagliato le lusinghe del Milan, altri prestigiosi allenatori come Wenger e Bielsa, dello Stivale non vogliono neppure sapere.

Perché la nostra scuola non “tira” più? Se tre lustri fa la serie A era un fiore all’occhiello tra i campionati d’Europa, cosa è successo per far sì che i nostri migliori “cervelli” debbano andare a operare all’estero? La prima spiegazione è di natura economica, e l’ha spiegato di recente la vecchia volpe Mino Raiola. “I giocatori migliori vanno in Inghilterra, in Germania, in Spagna o al Psg perché guadagnano di più. E la cosa l’hanno capita anche gli allenatori: a parità economiche, la serie A resta il torneo più stressante di tutti. Altrove girano più soldi, più talenti, più tutti. Vi pare normale che due squadre come Inter e Roma siano in mano a Stramaccioni e Andreazzoli, che un anno fa non sapevamo nemmeno chi fossero? La serie A ti spreme ma non ti paga” – il laconico commento del grande visir dei procuratori di recente in un’intervista tv.

Anche Antonio Conte, allenatore campione di Italia, è dato da più parti in partenza per Parigi, Manchester o addirittura Barcellona. Eppure la Juventus è la squadra più forte qui, quella coi giovani migliori, e che nei prossimi anni ha il budget più alto. “Ma non è chiaro se potrà garantirgli una rosa da Champions” – ha detto di recente Luca Vialli, che le trame juventine le conosce bene. E se ci si pensa è vero: un altro scudetto potrebbe non essere sufficiente al tecnico salentino: il prossimo anno a lui toccherà arrivare più in là possibile in Champions. Un po’ come se il suo ciclo si fosse già esaurito. Di certo c’è che al Psg, ad esempio, guadagnerebbe il doppio.  E gli hanno già spifferato di scegliere i gioielli bianconeri da portarsi a Parigi, che tanto il club francese non baderebbe a spese. Ma davvero anche il top club italiano si può spolpare così come nulla fosse?

Altra storia che dà il peso di ciò che accade. Walter Mazzarri ha detto l’altroieri che o resta a Napoli, o si prende un anno sabbatico per poi ripartire magari da un club estero. Roma e Inter lo cercano con insistenza, e anche il Milan gli strizza qualora le nozze con Allegri dovessero finire: sembra strano, ma queste panchine non attraggono più. Tante responsabilità e pochi soldi rispetto alla media europea: la grande scuola italiana sembra essersi ridotta a questo.


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