La settimana dell'emergente: Emergere
Creato il 13 aprile 2015 da Chaneltp
@CryCalva
Buongiorno.. finalmente si inizia con il nostro evento *_*
Iniziamo con un articolo scritto da Antonio Polosa (un autore emergente) che delinea i tratti caratteristici della sua "casta": chi è l'emergente?
Avete
presente tutti quegli autori di spessore di cui sentite tanto parlare
oggi? Anch'essi sono stati un neonato piagnucolone cagasotto, un
bambino stupido e superficiale e un adolescente addolorato dal primo
colpo basso inflitto dall'amore. Proprio come ognuno di noi. Ma cos'è
che ha fatto invece la differenza tra loro e tutte quelle persone
che, nel bene o nel male, sono direttamente passate alla fase: ehi,
sono un adulto, le storielle non m'interessano più? Forse l'avere un
sogno da realizzare, o forse semplicemente l'ambizione di diventare
qualcosa di diverso? Anche gli autori più onorevoli hanno
attraversato la fase dell'aspirante scrittore, passando poi per
l'esordiente in cerca di qualcuno che possa pubblicarlo (sorvolando
le varie lacune) per infine tuffarsi nell'oceano e diventare un
emergente. E, seppur molti di questi più che emergere abbiano
direttamente prosciugato l'oceano saltando la fase, il concetto resta
sempre lo stesso; nuotare verso l'alto.
Lo
scrittore emergente è una realtà che ben pochi conoscono. Quando si
è aspiranti non si pensa al come e al cosa, si pensa solo alla
scrittura, alla trama, alla grammatica e a tutto ciò che necessita
attenzione. L'esordiente invece deve concentrarsi sul come
pubblicare, sul come presentare la propria opera, sul come non
perdere la pazienza quando, pur trovando in esso del potenziale, si
entra in contatto con la dura realtà del mondo dell'editoria. Chi
è lei? Lei non è nessuno, e un nessuno non venderà mai a nessuno.
Lo scrittore emergente invece è in continua lotta con il cosa. Cosa
dire del proprio libro, quali parole usare per convincere le persone
a comprarlo, cosa fare per pubblicizzarlo, per dargli merito, per
farlo arrivare al cuore di più persone possibili perché si scrive e
si pubblica per condividere, e senza la condivisione è come se tutto
quel lavoro e quel non perdere la fiducia smarriscano improvvisamente
il loro iniziale senso.
L'autore
emergente quando pubblica il suo primo libro pensa che è finalmente
fatta, che la parte difficile è superata ma si sbaglia. La parte
difficile inizia proprio ora ed io sono qui per smorzare ogni vostra
speranza, per demoralizzare ognuno di voi. Ad esempio potrei partire
con qualche cifra. Nel 2010 google ha concluso un progetto che è
durato sei anni e che aveva lo scopo di capire quanti libri ci siano
nel mondo, e il risultato è stato circa un numero pari a:
129.864.880.
Direi che basterebbe già questo singolo dato a smontare l'ambizione
del nostro caro emergente ma non mi ritengo soddisfatto, perché oggi
siamo nel 2015 e dal primo gennaio, secondo il sito worldometers.it,
solo quest'anno ne sono già stati pubblicati altri 675.419.
Probabilmente più del numero di lettori in Italia. Ancora non ti è
bastato? Pensi ancora che un giorno diventerai un grande scrittore?
Uno famoso e magari (perché no) anche ricco, pronto a raggiungere il
set dell'adattamento cinematografico e a gustarti le reazioni del
pubblico attraverso immagini e tweet? Perché oggi mi sento
estremamente cattivo e il mio scopo è quello di distruggere ogni
vostra singola speranza! Quindi potrei parlavi dei margini di
guadagno, dirvi che è impossibile vivere di parole, o forse potrei
scavare di più nel personale e parlare delle conseguenze. Non so, ad
esempio le conseguenze dello spam: "ciao, grazie per l'amicizia,
sono un autore emergente e questo è il mio romanzo, se ti va dagli
un'occhiata!" o dell'improvvisa volontà di cedere gratuitamente
il libro a chiunque possa dargli visibilità, magari cercando prima
d'instaurare una bellissima amicizia con esso. O dei siti che
pagherete per ricevere una recensione positiva o peggio ancora le
recensioni supplicate ai vostri amici su ogni genere di piattaforma
che si paleseranno a tutti come tali, mostrandovi invece davvero
disperati. La disperazione è il marchio di fabbrica di ogni autore
emergente, lo so perché ne faccio parte anch'io da oltre un anno. E
per oltre un anno probabilmente non raccoglierete molti frutti, se
siete fortunati. Se siete sfortunati non ne raccoglierete alcuno.
L'autore emergente pensa che pubblicare lo renderà felice, lo
aiuterà a superare ogni blocco dello scrittore, ogni fase oscura
della propria vita non sapendo invece che sarà l'esatto contrario.
Pubblicare un libro vuol dire farsi divorare da ansie e dubbi, da
doveri e giudizi perché, che vi piaccia o meno, a molti il vostro
libro non piacerà. Esatto, quello stesso libro che vi ha strappato
intere notti insonni, che vi ha portato via ore ed ore, idee e tempo,
tempo che non riavrete mai più indietro. Una via a senso unico dove
ogni precipizio è inevitabile e spetterà a voi soltanto capire se
ne varrà la pena di rompersi le ossa, se ne varrà poi la pena
d'ingessarsi, di rialzarsi, di proseguire. Perché la differenza tra
chi ce l'ha fatta e chi invece sta ancora annaspando tra cifre a due
numeri e carenze economiche è questa. Chi si arrende cola a picco,
chi è rimasto impassibile leggendo queste parole invece direi che ha
molte probabilità di restare a galla, chi crede davvero nel proprio
lavoro, nella propria opera, prima o poi troverà altre persone con
cui condividere la sua ambizione e il suo sogno e saranno quelle
stesse persone a farlo emergere. Se state cercando un lieto fine è
questo. Sarà banale, sarà scontato ma ripeterlo non fa mai male;
non arrendetevi mai, chi si ferma è perduto.
Condividere
è la risposta.
Comprensione
è la domanda.
Vi ritrovate in queste caratteristiche?
Cosa ne pensate? Aggiungereste altro?
Potrebbero interessarti anche :