La Severino: “Niente norme salva-Ruby”. Il Pdl però trama nell’ombra mentre Fioroni vuole Casini e niente più.

Creato il 03 ottobre 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Per assurdo, come spesso però capita in Italia, perfino l’affaire Batman Sfioritopotrebbe portare qualcosa di buono. Mettendo da parte lo schifo (e la vergogna) per l’ennesimo caso di allegra gestione della cosa pubblica, le acque stagnanti della politica italiota sembrano increspate da una ventata di onesta volontà di darci un taglio. La ministra Severino ha dichiarato, a scanso di equivoci, che nel ddl anticorruzione non c’è posto per una norma pro-Silvio. Però, andando a leggere attentamente le altre parole della responsabile della Giustizia non si possono non notare le aperture fatte al Pdl sulla corruzione fra privati e il tentativo, questa volta del senatore Andrea Pastore, di introdurre ancora una norma in grado di far saltare il processo di Milano. L’impressione è sempre quella che se non si salva Silvio, moriranno anche i Filistei e che la volontà di procedere speditamente verso l’approvazione del ddl, vada a cozzare contro la convinzione di Berluspony che “l’état c’est moi”. Più percorribile ci sembra la strada verso l’incandidabilità. In un Parlamento affollato da cento, diconsi 100, deputati e senatori indagati o condannati in primo grado, il rischio che alle prossime elezioni si ripresentino tutti per godere del privilegio dell’immunità è altissimo, e una norma che ne vieti la candidatura sarebbe un bel segnale nei confronti di un elettorato che ha raggiunto la soglia massima di tolleranza della nausea da politica. Nel frattempo, mentre nelle alte stanze della Repubblica si discute come trovare l’imbroglio una volta fatta la legge, le prime parole di Franco Fiorito dal carcere suonano come il de profundis nei confronti di un partito che più che una formazione politica è sempre stato il regno incontrastato dei quacquaracquà: il Pdl. Anche se qualcuno dovrebbe spiegarci come cazzo si fa a parlare al telefono con l’Ansa mentre la polizia penitenziaria gli sta prendendo le impronte digitali, Fiorito ha dichiarato: “C’è gente migliore qui in carcere che fuori nel Pdl”. E allora ce lo siamo immaginato, Fiorito, mentre gli inchiostrano una mano e con l’altra regge l’IPhone5 che ha appena avuto il tempo di comprare con gli ultimi soldi del gruppo Pdl alla Regione Lazio, e la scena non ci ha fatto né ridere né ci ha commosso. Ma tant’è. Dopo Formigoni e la ex capitale morale d’Italia, sul banco degli imputati c’è finita anche la regione della Capitale vera, segno tangibile che dove governa il Pdl, di trippa per gatti ce n’è anche troppa. Lasciando stare per amor di patria Errani e Penati, quello che sta accadendo nel Pd è purtroppo l’ennesima conferma della fragilità di un partito nato con grandi ambizioni e fermatosi lì: alla nascita. Ora si discute su come fare le primarie, sulle modifiche delle regole, sulla tessera dell’elettore di sinistra, sulle firme da raccogliere per presentarsi candidati. E mentre si sta facendo del tutto per far rimanere il solo Bersani a correre contro se stesso, da Beppe Fioroni, che iddio lo conservi, viene l’ennesima intemerata contro l’alleanza con Sel. La scusa ufficiale è che Nichi Vendola si rifiuta di appoggiare (come Bersani) un Monti-bis, quella vera è che a Fioroni non va proprio giù la proposta di matrimonio che Nichi ha fatto al suo compagno. SS (Sua Santità) ne soffrirebbe troppo e Beppe, di far soffrire i prelati, non ha alcuna intenzione. Per lui c’è il regno dei cieli assicurati e un cilicio appeso in bagno come l’accappatoio.

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