Negli anni 50, Joyce Lussu racconta di un formidabile incontro con Elisabetta Lovico di Orgosolo.
L’amico che l’accompagnava, il nuorese Raffaello Marchi – l’ intellettuale che tanto contribui’ agli studi antropologici sulla Sardegna – le anticipo’ << E’ una tiina >> , cioe’ una divina o divinatrice.
Elisabetta Lovico , donna solare e di vitalita’ prorompente aveva sapienza, autonomia, autorita’ e identita’ e le usava per aiutare la sua comunita': conosceva l’uso delle erbe benefiche per ogni malattia , sapeva aggiustare le ossa rotte ma riusciva anche a leggere i turbamenti dell’animo umano e quando poteva – quando l’ascoltavano – si adoperava a prevenire le conseguenti azioni drammatiche e irreparabili come un delitto o un furto.
Elisabetta parlava di una legge universale di giustizia “che riequilibra instancabilmente le fratture e le contraddizioni tra le azioni costruttive e distruttive, la vita e la morte”. Questa legge ,che chiamava con il termine “perogno” era tramandata oralmente dalle donne – Elisabetta era analfabeta e parlava solo in dialetto orgosolese – ma originariamente si trovava scritta in un libro.
Il termine, che non trova alcun riferimento nella lingua sarda – si scopri’ poi essere un ‘aggiustamento’ dell’incipit latino del libro: “per omnia saecula saeculorum“.
Non e’ un libro di Chiesa pero’, niente aveva a che fare con i preti “che ingannano la povera gente e non possiedono la Sapienza”. Joyce si ripropose di approfondire l’argomento in successive conversazioni che pero’ non avvennero mai perche’ Elisabetta mori’, improvvisamente e prematuramente. Quel che e’ persino peggio fu la volonta’ da parte di tutti – secondo Joyce Lussu – di dimenticare se non addirittura calunniare e sminuire la vita e l’opera di Elisabetta Lovico.
Non la dimentico’ Raffaello Marchi che si riprometteva di pubblicare i tanti appunti su di lei e sulla cultura della Sardegna piu’ vera e calpestata. In una pubblicazione postuma , intitolata “la Sibilla barbaricina” edita nel 2006 dall’ Istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna, grazie al contributo notevolissimo di studio di Gino Satta, Clara Gallini, Luisa Selis Delogu e dell’ Associazione culturale ‘Raffaello Marchi’ di Nuoro che ha ceduto generosamente i diritti , si puo’ ritrovare la ricchezza immensa della ricerca del Marchi attorno alle pratiche magico-religiose delle zone interne della Sardegna, con particolare riferimento alla Barbagia.
Sarebbe bello e di inestimabile valore per tutti accertare l’esistenza del “libro perogno” e nel contempo raccogliere testimonianze sulla vita di Elisabetta Lovico che aveva sei figli e certo tantissimi ‘beneficiari ‘ del suo dono e della sua dedizione.
Si rivolge un accorato appello e una richiesta di aiuto a tutti gli orgosolesi e barbaricini che hanno testimonianze e racconti sull’argomento e vogliono collaborare.