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Alla fine del 1950 Tommaso Buscetta detto Masino vive in Brasile con la moglie Melchiorra, che ha sposato a sedici anni dopo averla messa incinta. Buscetta è uno precoce. A poco più di vent'anni ha già due figli e una fiorente azienda di specchi e cristalli in Sudamerica. Prima dei vent'anni invece: 1) ha combattuto contro i tedeschi a Napoli; 2) si è arricchito con la borsa nera a Palermo durante la guerra; 3) ha ucciso un uomo; 3) è stato operaio a Torino; 4) è stato notato da alcuni uomini di onore per le sue qualità ed è stato accettato dentro l'organizzazione criminale chiamata Cosa Nostra. Buscetta durante il resto della sua vita parteciperà alla prima guerra di mafia, sarà incarcerato e diventerà un detenuto modello, trafficherà sigarette, trafficherà droga (anche se lui dice di no), sarà torturato, aprirà un sacco di aziende tra Milano, Sicilia, Sudamerica e Stati Uniti, avrà tre mogli, gli ammazzeranno due figli, un genero, un fratello e un altra decina di parenti nell'ambito della cosiddetta seconda guerra di mafia, si farà un sacco di plastiche facciali, diventerà il collaboratore di giustizia più importante della storia, farà tremare la cupola mafiosa che non ci può credere di essere dietro quelle sbarre, entrerà nelle grazie di Giovanni Falcone, permetterà a Falcone di fare quella gran cosa chiamata maxiprocesso, permetterà a Falcone di farsi ammazzare a causa del maxiprocesso. E tanto, tanto altro. Ma in Argentina, questo mafioso esuberante e libertino, vent'anni e un sacco di energie, è tutto preso con la sua nuova azienda di cristalli però c'è una cosa che lo disturba, una scocciatura quotidiana. Ogni giorno deve fare i conti con le lamentele della moglie Melchiorra, che tollera tutto tranne una cosa. Tollera infatti di buon grado le scappatelle di Masino, le sue ore piccole, la sua vita da gran viveur, ma c'è una cosa che la sta facendo impazzire. Perchè tanto, gli dice ormai ogni sera, tanto tu lavori e te ne freghi, e magari ti piace pure, questa cosa. Tanto tu sei maschio e per te è diverso. Per me invece è un inferno, Masino mio. Io devo stare in società, devo prendermi il tè con le amiche, devo cercare gente che mi potrebbe essere amica. Io non lavoro tutto il giorno come te e cose come queste mi fanno soffrire che tu neanche t'immagini. Ti giuro, Masino mio, io non ce la faccio più. Io non sopporto più tutti questi sorrisini, questi occhiolini e queste allusioni. Non sopporto la faccia rossa della gente che finge di restare seria mentre lo vedo – Masino, lo vedo! - lo vedo che stanno frenando uno scoppio di ilarità di quelli più sguaiati e volgari. Ogni volta basta presentarmi ed ecco che c'è l'imbarazzo, lo sfottò, il sottinteso. Io non ce la faccio più a stare qua! Buscetta ogni sera prende tempo e sta ad ascoltare sua moglie, che spesso e volentieri piange. Nel 1952 infine getta la spugna, vende la sua azienda e decide di accontentare la moglie che vuole assolutamente tornare in Sicilia. A niente è servito la manovra burocratica per cambiare il cognome dal Buscetta a Buschetta, aggiungendo una “h” che non ha dato i risultati sperati. Tornata in Sicilia, sua moglie può finalmente smettere di imbarazzarsi per il cognome Buscetta, che in Sicilia non significa niente, ma che in Brasile significa proprio quella cosa lì, quella che hanno le femmine in mezzo alle gambe, e poi – mica è finita - Buscetta significa quella cosa lì – che vergogna! - quella cosa lì ma detta nel modo più sporco e volgare possibile. Che vergogna Masino mio. Per una donna rispettabile come lei è proprio impossibile vivere in Brasile e insieme essere "la signora Buscetta".
Note
1) La scheda di Tommaso Buscetta su WikiMafia.
2) Che personaggio titanico che è Buscetta. Ho letto la sua biografia, scritta da Pino Arlacchi, che si chiama "Addio Cosa Nostra" (Rizzoli). Un libro fantastico, che si legge come un romanzo. Un libro che, soprattutto, dà una lettura della mafia meno faziosa e più realistica, gli aneddoti gustosi raccontati da Buscetta ad Arlacchi - come quello su cui si impernia questo post - sono preziosissisimi perchè pongono la mafia dentro una sfera umana che può aiutare a comprendere meglio il fenomeno. Questa umanità e questa serenità di pensiero (cioè non-faziosità) l'ho trovata solo in un altro libro fondamentale per capire la mafia senza i soliti steccati gnoseologici: Cose di Cosa Nostra di Giovanni Falcone (Bur).
3) Sul maxiprocesso ci ritornerò, però qui basta dire che - se te ne frega qualcosa del mondo in cui viviamo - non si può non conoscerlo, almeno le sue cose più eclatanti. Il maxiprocesso di Palermo ha avuto la forza visiva e coreografica di altri pochissimi grandissimi eventi della storia contemporanea come il Processo di Norimberga, la guerra in Vietnam, la Caduta del Muro e l'11 Settembre. Questo documentario qui è fondamentale.
4) Riflessioni di Buscetta sulla movida brasiliana e sullo "schiticchio" siculo-mafioso. Dal libro di Arlacchi: "Quando ero in Brasile - nei locali all'aperto dove si cenava, si chiacchierava, si faceva amicizia con gli sconosciuti e si ballava fino a tardi - riandavo con la memoria a certe serate in Sicilia, quando si andava in campagna, in gruppo. Soli maschi, solo "uomini d'onore", a "fare lo schiticchio", un banchetto lungo e impegnativo a base di carni arrostite durante il quale si beve molto ma non bisogna mostrarsi ubriachi e occorre mostrarsi allegri e disponibili allo scherzo, ma rimanere sempre in guardia e attenti alle sfumature e ai doppisensi delle espressioni e delle battute. Che stress! Che modo angusto e faticoso di divertirsi!".
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