Mi sono imbattuta in questo video per caso, tra un aggiornamento e l'altro sulla bacheca di Facebook e mentre lo guardavo, oltre che ridere ininterrottamente per tutta la sua durata, ho riflettuto su come gli stereotipi scaturiti dai giochi dell' infanzia ce li portiamo dietro per tutta una vita. Mi fa paura ammetterlo, ma gran parte dei luoghi comuni tipici di un rapporto amoroso ci vengono inculcati sin da piccoli, e proprio durante le ore spensierate dei giochi, vien fuori quello che sarà il nostro carattere da grandi. Generalizzazioni di sicuro, ma inutile negare che qualcosa di vero c'è.
Le osservazioni da me partorite a tal riguardo si soffermano su due questioni in particolare:a) i luoghi comuni della nostra infanzia in rosa fatta di Barbie e fidanzati di plastica;b) i rapporti uomo-donna a seguito della nostra infanzia in rosa fatta di Barbie e fidanzati in plastica.
A mio avviso, nella maggior parte dei casi i due punti vanno di pari passo. Tutte noi giovani donzelle del nuovo millennio, per quanto emancipate e indipendenti, sogniamo un abito bianco o quanto meno un bel principe azzurro che ci ami alla follia e, perchè no, ci regali un anello luccicante o un paio di Louboutin (possiamo discutere sulla marca e il modello, ma più o meno siamo lì). E per quelle più evolute basta solo un uomo. I nostri guai iniziano con gli innumerevoli accessori rosa che possediamo sin da piccole, i regali di Natale infantili che ogni anno consistevano in cucine, suppellettili in plastica, aspirapolveri e passeggini e soprattutto con la nostra prima Barbie.
Chi non ha mai avuto una Barbie? E l'allegra compagnia al seguito? Ricordo che dopo aver collezionato un numero consistente di bambole in plastica e dalla chioma fluente, che una in fila all'altra facevano bella mostra di sè e delle loro specialità sulla mia mensola (una era snodata, l'altra era una diva, l'altra ancora era una baby-sitter spogliarellista di notte), non abbastanza soddisfatta decisi di allargare la famiglia ad un solo Ken e a Shelly con tutti i suoi allegri amici. Tralasciando la piccola e innocua sorellina biondo platino, voglio essere sincera con voi e parlarvi della reputazione che ho di Ken. Quanto a voi uomini, avete tutta la mia stima!
Sarà capitato a tutte di essere Barbie per un giorno e tutte prima o poi sono diventate un pò stronzette e dispettose; già vi immagino mentre usavate i vostri potenti poteri di persuasione nei confronti di soggetti deboli (sorelline, fratelli minori o maggiori, amichetti), umiliandoli e costringendoli a prendere parte al vostro perfetto siparietto dove per loro c'era posto solo nei panni di Ken.
Ora, Ken era un belloccio palestrato, tendenzialmente sprovvisto di caratteri sessuali evidenti; il suo compito era quello di accompagnare una o più Barbie nei loro estenuanti giri di shopping sfrenato, scarrozzarle in una coupé rossa fiammante ed esaudire ogni loro più piccolo desiderio, ovviamente anche sposarle e avere dei bambini (come facevano non so, visto che, ripeto, erano asessuati, ma si sa, noi bimbi dell'altro secolo eravamo felici con poco e le nostre bambole con noi). Pena pianti, scenate isteriche delle bimbe di turno e sculacciata finale dalla mamma. Il tutto con uno sfavillante e indelebile sorriso a tutto denti.
Cerco di mettermi nei panni del malcapitato di turno che, nella migliore delle ipotesi era costretto a muovere il suo bambolotto meccanicamente e a ripetere frasi senza senso che solo qualche anno dopo l'avrebbero fatto vergognare di se stesso; tutto quello che a un bimbo era chiesto di fare era assecondare il volere della sorella o amica assatanata e guai distrarsi o pensare di cambiare gioco. Al poveretto era al massimo concesso di improvvisare incidenti d'auto o contendersi la fidanzata con un Ken più palestrato o dalla barba più colta (solo io avevo "Ken barba magica"? Vi prego ditemi di no!)
Non sono poi mai riuscita a spiegarmi come per un solo Ken ci fossero almeno 5 Barbie, pronte a contenderselo e spupazzarselo a dovere, un vero mistero! Ovviamente era d'obbligo cercare in tutti i modi di fregarlo alla migliore amica. Sì, perchè noi bambine eravamo perfide già a quell'età e per nessun motivo al mondo avremmo rinunciato a coronare il nostro sogno: una casa stratosferica, un camper superaccessoriato, un guardaroba da sogno e un Ken tutto per noi in un Barbie World in cui la materia prima scarseggiava. Nascono così le prime liti tra donne, finite a volte anche con la rottura di un'amicizia e segni indelebili di violenza sul corpo della malcapitata di turno.
Mi vergogno e al tempo stesso sorrido confessando e scrivendo che ai tempi ero la ragazzina sfigata che puntualmente si faceva fregare il Ken dall'amica più disinibita e belloccia, non che nella vita reale qualche anno dopo sarebbe andata meglio. E' che in realtà, pur nutrendo molta fiducia nel genere maschile, alcuni uomini non hanno abbastanza cervello o quanto meno sanno nasconderlo bene, e al timido sorriso di una ragazzina acqua e sapone preferiscono la disinibizione più sfacciata e ad un set articolato di frasi composte e pensieri sensati e intelligenti, si accontentano di una coppia di tette abbondanti o siliconate nel caso di Barbie.
Il mio carattere si è formato nei giorni caldi d'estate, quando io e la mia migliore amica dell'epoca preferivamo giocare sulle scale del pianerottolo di casa e, non che mi piacesse, ogni volta ero la cornuta della situazione, quella che si faceva sfilare l'uomo da sotto il naso, sedotto dall'amica bastarda. In seguito ho sempre cercato di lottare contro queste ingiustizie, evitando di bruciare le tappe e mostrando il mio carattere piuttosto che qualche centimetro di carne in più, forse anche per questo col passare degli anni, dopo ripetute esperienze spiacevoli adolescenziali, ho incontrato l'uomo che sarebbe riuscito a darmi filo da torcere e di cui tutto si può dire al di fuori che è uno zerbino.
Aldilà di ogni parere su questo argomento, lascio trarre a voi le conclusioni; sì lo so che aspettavate le mie, ma credo che siano comunque evidenti, anche se il mio scopo era solo quello di farvi sorridere come io ho sorriso osservando quel video. Partendo però dal presupposto che entrambi i casi, per quanto esasperati sono curabili, non posso fare a meno di notare come intorno a noi siano decisamente aumentati in termini di esemplari; inutile dire che provo una profonda pena soprattutto per la salute mentale e fisica degli uomini super-accessori della donna-barbie.
Casi umani stereotipati e utilizzati soprattutto per strapparci qualche sorriso? Esasperazione da parte mia dei tratti e relative scuse pretese nei confronti di questi soggetti? Li noto e non posso farci nulla, se non sospirare e attendere tempi migliori, sperando che l'evoluzione non metta i bastoni fra le ruote!
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