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La sindrome di Stendhal

Da Straker
La sindrome di Stendhal
When people run in circles/It's a very, very mad world (Tears for fears)
Esiste un senso? Se contempliamo il microcosmo ed il macrocosmo, restiamo ammirati al cospetto della bellezza e della perfezione squadernate dalla natura: dalle galassie alle conchiglie, dalle costellazioni alle cellule… è uno spettacolo mozzafiato. E’ davvero improbabile che l’armonia e la complessità dell’universo originino dal caso, da un lancio di dadi.
Sì, è un mondo fantastico. Alla fine, dopo aver visitato le sale della galleria dove sono custodite le pregevoli opere d’arte, ce ne torniamo a casa storditi dalla sindrome di Stendhal. Infine, però, ci chiediamo che cosa abbiamo veramente compreso.
Così la magnificenza del Tutto non basta né per nascondere né per giustificare le fratture che attraversano il mirabile edificio: là dove l’intonaco è scrostato si intravedono crepe profonde e tarlature.
E’ come se il cosmo, da una perfezione primordiale, fosse sdrucciolato su un ripido pendio: ecco allora l’entropia, la corsa folle nelle gelide, buie immensità. Ecco persino lo spuntare della coscienza come freccia che si dirige verso sé stessa per trafiggersi. Ecco che dalla natura affiora la storia con le sue lunghissime scie di sangue.
Dov’è il punto in cui le enigmatiche interazioni fondamentali si saldano con l’esistenza degli esseri che popolano gli spazi siderali? Come si è sporto il pensiero dalla materia o, viceversa, in che maniera il pensiero si è fossilizzato nei corpi? Qualcosa si è rotto, qualcosa non ha funzionato. Le splendide fiamme di un tempo si sono incenerite nella polvere del destino. Nessuno sa perché.
La fioca luce di stelle remote si infrange sulle sponde della vita in flutti di non-senso.

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