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Non so neanche chi sia Piero Marezzi e non mi dice nulla neanche il suo cognome. Pace all'anima del povero Piero. Il fatto è che sono fissato con gli annunci mortuari, tutte le sere devo passare a vedere chi cazzo è morto.
Ci sono certe fissazioni che ormai sono diventate un vizio, mi alzo la mattina e mi chiedo: chi è morto? È una specie di rito il mio.
Come se il passaggio alla morte volesse significarmi qualcosa, come se sapendo chi ormai è morto la signora incappucciata e con la falce mi giri alla larga.
Perché sì, la morte mi fa una dannata paura.
Il problema è che non so che cosa ci sia dopo, mi dispiacerebbe marcire sotto metri di terra mangiato da bachi che s'ingozzano di me fino a scoppiare.
Da piccolo andavo sempre a messa, facevo il chierichetto, stavo composto ed ascoltavo con interesse le parole del parroco, ricordo ancora le sue mani pelose mentre spezzavano quell'ostia enorme. Il paradiso era la mia mia unica ambizione, potermi rotolare tra le nuvole era il mio unico desiderio da bambino. Mio padre credeva che mi facessi prete, mia nonna lo sperava, mia madre invece sono sicuro che avrebbe preferito vedermi morto piuttosto che devoto al Dio dei cristiani.
Ma se ci fossero davvero o il paradiso o l'inferno dopo la morte?
Domanda di una stupidità straziante. Eppure in molti se la sono posta, in molti si sono domandati cosa potrebbe succedere con la morte, se l'anima esiste, se è mortale oppure immortale.
Mi piace la concezione orfica, quella della reincarnazione, della metempsicosi, del corpo che è una gabbia nel quale le nostre anime sono costrette a vivere per purificarsi.
Ma lasciamo stare.
Ora che ci penso, un Marezzi lo conosco. Marco Marezzi è stato mio compagno alle medie per un anno prima che si trasferisse in Liguria non so a fare cosa.
Il Marezzi, alto forse meno di un metro e largo come tre di me, simpatico da morire, il Mare lo chiamavamo, aveva sempre le gomme da masticare e le regalava a tutti, forse anche lui si ricorda di me, sta di fatto che adesso io mi sto ricordando di lui.
Bene amici miei, volevate leggere qualcosa che vi lasciasse il segno? Cercavate la catarsi?
Avete sbagliato blog, l'astronauta è in una fase strana, è in un periodo che potenzialmente è ok, ma in atto è una cosa indefinita avvolta in una nebulosa fluorescente.
Adolescenza, sono scodate di un'adolescenza che proprio non vuol finire.
Finirà?
Si diventerà mai grandi?
Voi come vi sentite?
Quante domande.
Non è importante che mi rispondiate, che mi diate consigli, va bene così, mi godo il momento, ascolto il colore proibito, bevo vino e scrivo per il piacere di scrivere.
No sense.
Vedere, è questo che cerco, qualcosa che non abbia senso, qualcosa che mi lasci libero di vaneggiare quanto cazzo mi pare senza avere un dito puntato contro ed una voce stridula che mi dice che un senso, in realtà, c'è e come, e per ogni cosa.
Vivo, e spero che la vita non abbia un senso, che nulla abbia un senso, che tutto sia perché è e basta, senza calcoli o ragionamenti, senza mani demiurgiche che hanno dato ordine al caos, senza un Dio che ci dice come fare, senza un bastardo pronto ad indicarci la strada da percorrere.
Così, come un fiume in piena, voglio vivere per sempre in questa che è per me la fine dell'adolescenza, in questi giorni senza ragione, in questi momenti di follia, di completa incertezza, di vino e musica.
Voglio vivere come uno di questi miei pensieri, assurdi ed istintivi, paradossali ed in contraddizione.
Resta il fatto che Piero Marezzi è morto e forse conosco suo nipote, che la morte è forse l'unica certezza, che sono le tre di notte e non ho voglia di andare a dormire, e che forse andrò anche al funerale del povero Piero.
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